lunedì 3 agosto 2009

Termovalorizzatore: due lezioni



Così la vicenda del progetto per la realizzazione di un inceneritore di biomasse a San Salvatore Telesino volge all'epilogo: l'ABM, società partecipata dalla provincia di Bergamo che voleva costruire l'inceneritore, agirà contro gli Enti locali (Comune, Provincia Benevento, regione Campania) per il risarcimento del danno subito per circa 4 milioni di euro. Aldilà della fondatezza di una simile richiesta, occorre adesso tirare un poco le fila del discorso per trarne, se possibile, due lezioni: una per la politica l'altra per la "gente" sannita.

A)Non c'è dubbio che l'esito sia stato positivo per il Sannio: le troppe ambiguità rendevano il progetto effettivamente insostenibile per il nostro territorio, come chiarito nelle sedi opportune e competenti (ARPAC, ASL, Regione ecc....). D'altronde un recentissimo studio di Legamnbiente sui 604 comuni italiani dotati di impianti simili, ha chiarito che "proprio la dimensione dell’impianto risulta fondamentale per evitare l’importazione di materia prima affinchè funzioni al meglio da un punto di vista del bilancio energetico e ambientale." Lo stesso PEA (Piano Energetico Ambientale) della provincia di Benevento, dopo una accurata analisi del territorio, aveva previsto un impianto alimentato a biomassa di circa 8 Mw da ubicarsi tra San Bartolomeo in Galdo e San Marco dei Cavoti. Si deve perciò riconoscere la lungimiranza della giunta Nardone che, tra le poche in Italia, aveva voluto dotarsi di uno strumento di pianificazione amministrativa come il PEA. Tuttavia occorre chiedersi perchè in seguito la "politica provinciale" aveva scelto con poca coerenza di ubicare un impianto a biomassa di circa 11 Mw a San Salvatore Telesino, disattendendo nei fatti le indicazioni frutto di un così accurato studio del nostro territorio: una scelta incoerente che lasciava a dir poco perplessi. Queste perplessità costrinsero la scorsa amministrazione provinciale, in una infuocatissima seduta consiliare, a tornare sui suoi passi. Oggi quella linea di sviluppo energetico provinciale lungimirante risulta abbandonata nel limbo delle belle intenzioni, lasciando il PEA come lettera morta.

Di qui la lezione per la politica: una politica lungimirante deve essere anche coerente con se stessa perchè la vera innovazione, in questo caso tecnologica, passa anche per nuovi stili e prassi di far politica.

B) L'opposizione alla costruzione dell'impianto ha visto il fiorire di vari comitati civici sostenuti dall'impegno attivo e motivato di tantissimi privati cittadini. L'azione efficace e convinta dei comitati spontanei ha avuto un ruolo non marginale nella soluzione della vicenda e, tuttavia, non possono trascurarsi due questioni che hanno segnato questa opposizione: una di merito e l'altra di metodo. La prima consiste nel ricorrente argomento usato dai comitati per cui non esisterebbe in assoluto un incenerimento fatto bene: una tesi che si scontra col normale senso comune e che esige esplicitazioni chiare al fine di non diventare slogan che genera inutili fobie. La seconda attiene alla contro-manifestazione del 17 luglio 2009 che, organizzata in sovrapposizione al convegno della Vocem-ABM, aveva l'intento dichiarato di impedire alla società costruttrice dell'impianto di poter portare a conoscenza di un pubblico più vasto i propri argomenti, per di più proprio nell'unica occasione che essa aveva scelto. In effetti, ed è questa una parte della seconda lezione da trarre da questa vicenda, i rischi dei movimenti spontanei sono proprio questi: l'estremizzazione irrazionale delle proprie posizioni e una certa tendenza ad imporre i propri argomenti. Se poi si pensa che i vari comitati nati in provincia contro questa o quell'altra iniziativa (es: discarica Tre Ponti di Montesarchio, Sant'Arcangelo Trimonte, Casalsuni, Eolico ad Airola) non hanno vissuto fino ad oggi un reciproco sostegno e coordinamento, si deve concludere che da questa "vittoria dei comitati civici" non emerge una visione alternativa per uno sviluppo eco-sostenibile del Sannio. Questa visione complessiva e alternativa di sviluppo del territorio, ancora una volta, può essere data solo dalla Politica a cui i cittadini-elettori hanno la responsabilità di chiedere una visione organica dello sviluppo del nostro territorio perseguita con coerenza e lungimiranza.

Di qui la lezione per la "gente del Sannio": non basta organizzarsi per dire no, sia pur argomentati e ben informati, ma occorre un passo ulteriore, cioè un impegno serio e motivato (almeno quanto quello profuso contro questo o quello scempio ambientale) nella/per/con la Politica e nei partiti per produrre una reale azione di cambiamento delle linee di sviluppo del territorio. Altrimenti il rischio è quello di impegnarsi per un interesse semplicemente localistico e non per il bene comune di tutti, restando perennemente sulle barricate senza costruire credibili alternative.