lunedì 17 dicembre 2007

Moggi e Padre Pio

Ebbene si,
cari amici, non ostante Moggi, ho ancora la voglia di dichiarare con orgoglio la mia fede bianconera però...voi ci credete che il povero Moggi pregava Padre Pio affinchè non concedessero rigori falsi alla vecchia Signora?
Io alla sua conversione posso anche credere perchè le vie di nostro Signore sono veramente infinite; come mi sembrava chiaro che, viste le doti dimostrate e indiscutibili, potesse essere stato un ex-seminarista (almeno lui si è accorto in tempo della strada sbagliata!)..... però le preci per il santo di Pietralcina sfiorano i confini dell'inimmaginabile!

Buona lettura


Il mancato prete Luciano Moggi si racconta a 'Petrus': “Pregavo Padre Pio perché non dessero rigori inesistenti alla mia Juve”

di Bruno Volpe

CITTA’ DEL VATICANO - "Lo sa che ho pregato Padre Pio perchè gli arbitri non dessero rigori inesistenti alla Juventus?". La confessione è di Luciano Moggi (nella foto), l’ex Direttore Generale della ‘Vecchia Signora’ coinvolto nella bufera di ‘Calciopoli’ che ha accettato di rispondere alle domande di ‘Petrus’ sul suo rapporto con la Fede nel periodo sicuramente più difficile di una vita privata e professionale coronata da successi e soddisfazioni.

Allora, Moggi, a Napoli è iniziato da pochi giorni il processo su ‘Calciopoli’ che La vede come imputato principale: come si sente?

"Sono finito in un polverone, una tempesta più grande di me, vivo un incubo".

E' la prima intervista che concede dopo l'inizio del processo: perché ha scelto proprio noi di ‘Petrus’?

"Perchè siete veramente cristiani".

Grazie, troppo buono. Ma torniamo a ‘Calciopoli’: Lei è sospettato dai giudici di illeciti sportivi molto gravi…

"Le assicuro che sono innocente e che riuscirò a provare che l'impalcatura accusatoria è debole. Vede, non perdo la speranza: grazie a Dio, e ai miei genitori, ho ricevuto un’educazione religiosa e credo nella giustizia".

Eppure hanno scritto e detto che Lei, l’autore del cosiddetto ‘sistema-Moggi’, si sia convertito al cattolicesimo soltanto dopo ‘Calciopoli’.

"Falso. Lei è stato giornalista sportivo e sa bene che mi sono sempre considerato e professato vicino alla Chiesa. In particolare, sono un devoto di Padre Pio. Lei stesso lo può testimoniare: dica, durante tutta la mia carriera, quante volte è stato testimone o ha saputo di miei viaggi a San Giovanni Rotondo e a Pietrelcina?"

Vero, tante...

"Sa, Padre Pio ha sempre esercitato su di me un grande fascino spirituale. Così, commettere ingiustizie sarebbe stato per me un’offesa non solo a Dio ma anche a lui".

Approfondiamo un po’ meglio la Sua devozione per il Santo con le stimmate…

"A San Giovanni Rotondo ero quasi di casa. Ma la mia Fede non nasce e non si esaurisce solo con l’amore per Padre Pio. Vado a Messa, prego, e non mi faccio prendere più dallo sconforto ma reagisco con l’ottica cristiana, che mi sprona a sperare che la mia vicenda si risolva per il meglio. Comunque, pensi, non scherzo: qualche volta ho pregato persino Padre Pio che non dessero un rigore che non c’era in favore della Juventus per evitare che si scatenassero putiferi. Sa, conosco bene il mondo del calcio: ho vinto tanto, forse tutto, e le invidie nei miei confronti non sono mai mancate…".

Lei è stato recentemente in pellegrinaggio anche a Lourdes…

"Verissimo. Ho partecipato ad un viaggio della Mistral, ma anche in quella circostanza i giornali sportivi, e non solo, hanno scritto una cosa falsa: io era sull'aereo dei pellegrini, non su quello del Cardinale Camillo Ruini. Casualmente, sul mio stesso volo c'era Gianni Petrucci, l'attuale presidente del Coni, ma io non lo sapevo e non ho neanche tentato di avvicinarlo per parlargli. Piuttosto, mi sono soffermato ad ammirare la Madonna: ha un effetto ammaliante in quella grotta, infonde serenità e fiducia, la stessa della quale ho bisogno e che mi incoraggia a credere con convinzione che sarò proclamato innocente, perché tale sono, e potrò così togliermi le mie soddisfazioni".

Il Suo ragionamento non fa una piega, ma qualcuno potrebbe obiettarLe che la ricerca della vendetta non è cristiana…

“E infatti non sono alla ricerca di vendette ma di giustizia”.

Moggi, ci risulta che Lei sia stato anche in seminario per diventare sacerdote…

"Lo ammetto, ma lei come fa a saperlo?”.

Segreto professionale di vecchio cronista sportivo… Ma La prego, ci racconti di questa Sua esperienza…

"Entrai in giovane età nel seminario di Siena, ma me ne andai subito perchè capii che non avevo una vera vocazione. Fu una chiamata, ma la vita sacerdotale non era fatta per me. Però, ecco, la religione mi è rimasta nel cuore e il mio sentimento religioso è forte e saldo come allora, tanto che da uomo di sport credo che oggi la Chiesa sia un'istituzione salda sulla quale il calcio debba poter puntare e contare".

Moggi, in conclusione: si sente ferito?

"Secondo lei come mi dovrei sentire, allegro? Le ripeto: in coscienza, non ho fatto nulla di male. Non è un caso che la gente mi apprezzi e mi voglia bene. Recentemente, anche alla presentazione del mio libro a Benevento - tanto per citare la mia ultima tappa - in molti mi hanno stretto la mano ed incoraggiato. E’ così ovunque vada. E poi, mi creda, non avrei la faccia di invocare Padre Pio se fossi in torto".

venerdì 7 dicembre 2007

CUS, un passo indietro

Cari amici,

oggi vi vorrei segnalare una notizia passata per lo più inosservata sui giornali, tranne il solito Avvenire molto attento solo a questi temi.

Si tratta dell'approvazione il 4 dicembre, da parte della commissione giustizia del senato del testo base di discussione per la legge sulle Unioni Civili.

Un atto importante che darà un senso e una piega al futuro dibattito su questo tema!

Senso e piega che non si prennunciano positivi!


Molti di voi ricorderanno le polemiche infinite innescate a gennaio 2007 dalla proposta Bindi- Pollastrini sui Di.co. Qualcuno ricorderà anche le polemiche successive sfociate nel Family Day, pietra miliare della costruzione di un nuovo pseudo-centro cattolico.



Non dimenticheremo mai i cartelli "Dico mai" di piazza San Giovanni per il 12 maggio.



In tre mesi quell'articolato normativo, quel tentativo coraggioso di mediazione offerto alla discussione è diventato una LEGGE-SPAURACCHIO, l'icona della incomunicabilità sui temi etici più scottanti.


I DiCo non erano condivisibili del tutto, ma potevano essere un buon contributo alla discussione, ad una buona legge sulle unioni civili perchè se da un lato riconoscevano, tra l'altro in maniera troppo parificante, diritti (successione legittima, alimenti ecc...) che non potevano essere riconosciuti tout court ai conviventi, dall'altro erano "l'uovo di colombo" perchè sul piano formale non creavano nulla di nuovo, evitavando lo scambio di consensi.

Con i DiCo il riconoscimento delle coppie di fatto non era formalmente previsto, checchè abbia potuto insinuare qualcuno. Vi si arrivava invece attraverso i concreti diritti attribuiti alle coppie; il che non è la stessa cosa.

Tener distinti questi due momenti avrebbe potuto segnare un passo in avanti nella discussione. Non lo si è fatto o voluto fare.


Insomma i Di Co erano una buona formula da riempire ancora con buoni contenuti.

Se solo si fosse consentita la discussione.....forse oggi non staremo al punto in cui siamo!



E gia! perchè con l'approvazione del testo base da parte della commissione giustizia del senato la discussione ha fatto un GIGANTESCO passo indietro.



Oggi quello spazio per la mediazione aperto dai Dico, non c'è più.



Il testo base adottato per la discussione è totalmente inaccettabile per i cattolici.



Sono i cd. "Cus", Contratti di Unione Solidale, nati dalla proposta dell'onorevole Biondi di FI e "migliorati" (è un eufemismo) dal "grande-giurista-se-gli-conviene" on. Salvi di SE.



Il testo base, la cui discussione iniziera con emendamenti in commissione il 15 gennaio 2008, lo trovate a questo link:


http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=SommComm&leg=15&id=293276

Tale proposta è totalmente ineccattabie per due motivi:

A) Anche se modifica il codice civile (cercando di cogliere l'auspicio dei vescovi alle "lievi modifiche del diritto privato"), lo fa inserendo un vero e proprio nuovo contratto tipico, il quale presuppone strutturalmente lo scambio di consensi tra i contraenti, ricalcando così una struttura simil matrimoniale. Addirittura lo scambio di consensi va fatto davanti ad un pubblico ufficiale (notaio o giudice di pace); nei DiCo invece si rendeva una dichiarazione unilaterale di fronte ad un funzionario dell'anagrafe che in quel momento non era certamente pubblico ufficiale attestante alcunchè.

B) Come nei DiCo, si riconoscono ai conviventi dei diritti che non possono essere tout court riconosciuti, quali i diritti di successione legittima: diritti che trovano una loro ratio giuridica proprio nel carattere di STABILITA' di cui è dotata la la famiglia fondata sul matrimonio; un carattere che non potra mai qualificare le Unioni civili. Potrebbero trovarsi altre forme per garantire la successibilità dei conviventi da lungo tempo in caso di improvvisa morte del partner, la equiparazione al coniuge è inaccettabile.

Mi chiedo a questo punto, quale sia stato il ritorno in termini di crescita e avanzamento del dibattito sul riconoscimento delle Unioni Civili, dopo la violenta campagna anti-DiCo alla quale tanti hanno inconsapevolmente preso parte?

Oggi la situazione del dibattito sulle Unioni Civili, che purtroppo dal piano dei principi non riesce ad incarnarsi in una seria discussione sulle "esigenza di effettiva tutela" per le coppie di fatto richiamate anche dai vescovi, pare questa:
La spaccatura tra favorevoli e contrari rimane;
Gli atteggiamenti estremistici rimangono;
La sensazioni di un clima politico in cui sia difficile parlarsi e capirsi rimane.

Rimane infine l'amarezza di vedere tutti quelli che si dicono "cattolici" (teodem, teocon, centristi, progressisti, popolari ecc....), anche quelli che si presumono più attenti, accapigliarsi tra loro per vedere chi è più "realista del Re" (o del Papa in questo caso!), senza ascoltarsi e radicalizzando le proprie posizione...senza trovare soluzioni condivise... senza riuscire a fare una proposta che sia una...senza fare Politica.

martedì 4 dicembre 2007

Sulle staminali

Scusate la prolungata assenza....ma ultimamente non ho trovato niente di veramente interessante in giro...
Oggi però mi piace segnalarvi questo interessante articolo di PierLuigi Battista, vice direttore del corsera. Parla delle ultime scoperte in tema di ricerca sulle staminali embrionali e adulte...argomento ostico ma molto-molto interessante.

Colpisce il tono intelligente e non astioso, nonchè la tribuna utilizzata da Battista.

Una critica efficace, non apologetica e seria di certe prese di posizione laiciste!
Altro che gli articoli di certi giornaletti e giornalacci....

ciao


Staminali e ultras dell' antiembrione

Le nuove scoperte scientifiche accendono il risentimento dei crociati «laicisti»

Davvero non si capisce un tono tanto rancoroso e indispettito per una notizia che, ragionevolmente, dovrebbe rallegrare un pò tutti. Se c' è il minimo dubbio (eccome se c' è) che in un embrione sia racchiusa una vita umana, non si dovrebbe forse festeggiare la prospettiva che si possano ottenere dalle cellule staminali adulte eccellenti risultati medici e scientifici senza dover sacrificare nemmeno un embrione? Se il professore giapponese Shinya Yamanaka ha trovato il modo di «riprogrammare» staminali adulte per equipararle alla versatilità e alla polivalenza di quelle, totipotenti, degli embrioni; e se lo scienziato padre della pecora Dolly abbandona le ricerche sulla clonazione per rivolgere la sua attenzione alle grandi potenzialità contenute nelle staminali adulte, non dovrebbero anche le persone digiune di scienza (come chi scrive) compiacersene, incoraggiate da scoperte che potrebbero guarire terribili malattie senza scivolare in una china etica al cui fondo c' è l' eugenetica e la soppressione della vita sia pur minuscola? Invece no. Dalle parole di Carlo Flamigni, scienziato che si è molto speso nella campagna per la ricerca sugli embrioni, traspare un tale risentimento, un' amarezza così incontenibile per gli esiti di quelle ricerche, da alimentare il sospetto che quelle ricerche lo abbiano reso orfano di un argomento formidabile da adoperare nella crociata contro la bieca piovra clericale che con crudeltà infinita vorrebbe infliggere dolore e malattia per chissà quale tenebroso disegno. E che delusione, nel lessico del segretario radicale Rita Bernardini che sul Corriere replica a Ernesto Galli della Loggia lamentandosi ancora una volta dell' «oscurantismo» degli «ultras dell' embrione». Ma la laicità non significava forse disponibilità al dubbio, attitudine a conformarsi ai risultati della ricerca scientifica senza dogmatismi e pregiudizi dettati dalla fede e dall' ideologia? Un laico dovrebbe salutare il buon giorno in cui viene detto che si è aperta una strada per la cura di malattie terribili salvaguardando l' integrità di un embrione, non accettando la logica, contraria a ogni forma di elementare umanesimo, in base alla quale per salvare una vita occorre necessariamente sacrificarne altre, più deboli, se non inermi. E invece reagiscono come dottrinari resi furiosi dalla prova della realtà, fanatici dell' embrione privi di un nemico da azzannare per indicarlo come un nemico dell' umanità. Ovviamente non è detto che all' annuncio degli scienziati pro staminali adulte segua il mantenimento di una promessa: questo lo deciderà la scienza, non una polemica giornalistica. Ma resta lo sconcerto per il cipiglio dei fanatici dell' embrione che, anziché dei dettati della scienza, sembrano prigionieri di uno spirito di crociata, sordi a ogni dilemma etico che almeno per prudenza, almeno per omaggio a quel «principio di precauzione» invocato con spensierata disinvoltura in mille occasioni, dovrebbero pur prestare ascolto alle perplessità sulla natura «umana» degli embrioni. Se ci fosse anche un piccolo dubbio, l' annuncio degli scienziati che dicono possibile un risultato medico-scientifico entusiasmante anche senza la cancellazione di qualcosa indicata come una vita umana sarebbe un annuncio gioioso. Il rancore, meglio riservarlo a occasioni più tristi.

Battista Pierluigi