venerdì 5 febbraio 2010

Il ricambio della clase dirigente PD: perchè non De Luca.




Facciamo un punto sul PD campano.
Dal 1993 ad oggi l'esperienza di Bassolino ha segnato la vita politica del centro-sinistra campano:
oggi con la nascita del PD è una esperienza che nel bene e nel male risulta ancora decisiva.

E' sotto gli occhi di tutti che dopo Bassolino si è aperto un grande vuoto!

Un vuoto che sta cercando di riempire De Luca!

Tuttavia da questa vicenda dovrebbe emergere chiaramente la vera e grande, grandissima questione politica che dovrebbe scuotere il PD campano:
quella della classe dirigente creata dal bassolinismo fino ad oggi.

I 15 anni della grande esperienza di Bassolino ci hanno oggi regalato una classe dirigente di ex-figcini cinquantennni che, cresciuti a pane e partito, hanno preso in mano le leve dell'amministrazione regionale e provinciale, appiattendosi sul ruolo amministrativo a scapito del partito che si è sempre più ridotto, fino quasi ad evaporare.

In questi 15 anni il bassolinismo ha risucchiato nell'amministrazione regionale il meglio della classe dirigente del proprio partito: persone anche serie, preparate, meritevoli che purtroppo oggi hanno perso contatto con il territorio. Non più appassionati piccoli leader, ma freddi burocrati a caccia di consensi clientelari.

Il risultato è stato di svuotare il partito degli elementi migliori e più appassionati, appiattendolo sull'amministrazione del territorio.
Il partito ha smesso di essere camera di compensazione tra le istanze del territorio e la politica.
Il politico puro è diventato amministratore tout court, senza quella visione d'insieme e sensibilità che solo la politica ragionata e discussa nel partito può dare, anche perchè un partito non serve solo ad organizzare il consenso ma anche ad elaborarlo e a scegliere in un noi collettivo e condiviso.


L'esito del Bassolinismo è stata in fin dei conti la creazione di un partito personale e privo di idee, una perfetta macchina di creazione del consenso priva di passione ideale. Non di idee quelle ce ne sono ...eccome!
Alcune hanno anche avuto il merito di innovare radicalmente la macchina amministrativa regionale

Negli anni tutto questo si è tradotto in un progressivo restringimento delle prospettive politiche.

All'esito di questa politica ricca di idee ma priva di passioni ideali, sembra normale pensare aridamente che la chiave della svolta per il meridione, la chiave del cambiamento stia nel tecnicismo di POR, FESR, PASER ecc., dove a i più il messaggio arriva più o meno così: basta trovare il consulente che ti mette a posto le carte, il funzionario che chiude un occhio o forse due ed il politico che ti garantisce, e stai a posto.

Non ci sono idee alte,
prospettive per cui battersi,
tensioni morali a cui tendere,
passioni da coltivare.
Non c'è in definitiva più l'azione del partito (cioè di un noi colletivo) nella società.
C'è solo il partito del leader che è appoggiato nella misura in cui mi garantisce il necessario per la mia rete di consenso.
Di qui anche i tanti piccoli e grandi "tradimenti" di questo o quel politicante!

Per questo alla fine i più meritevoli staccati da quell'humus fertile che era il partito (il noi collettivo) e legati semplicemnete al leader, oggi sono diventati i meno meritevoli.
Le persone più appassionate sono state marginalizzate e non si è pensato con saggezza di integrarle in un partito vivo.
Questo è il lascito del bassolinismo al PD campano.
Non è stato creato un ricambio di classe dirigente del partito.
Discorso diverso andrà fatto per l'eradità che Bassolino lascia alla Campnia


A questo punto occorre chiedersi chi sia De Luca: un vecchio comunista che ha cavalcato l'onda dei sindaci come Bassolino, un buon amministratore che ha utilizzato a Salerno in sedicesimo lo stesso modus operandi bassoliniano.

Chiediamoci qual è lo stato del PD salernitano. E' una eccezione? o è una fotocopia del resto del partito campano?

Isaia Sales osserva che il 60 % del partito salenitano è composto da membri di partecipate ecc...persone legate al leader.
Una macchina del consenso oliata, quindi!
Che differenza c'è con Bassolino, quale discontinuità!!???

Alcuni anni fa De Mita, pronunciando un bel discorso sul ricambio della classe dirigente e sul rapporto tra giovani/vecchie generazioni, spiegava che il ricambio avviene per addizione e mai per sostituzione.

Qui invece assistiamo ad un ricambio, quello voluto da De Luca, che avviene appunto per mera sostituzione e, per giunta, con la prepotenza di chi si candiderebbe anche in presenza di un candidato unitario PD.

Ancora una volta il il partito-noi-collettivo è marginalizzato

Oggi il vero problema del PD campano non è quale leader scegliere, ma capire che occorre riannodare i fili di quel noi collettivo che è il partito nella società.

La scelta di De luca non va affatto in questa direzione.