martedì 2 luglio 2013

Gli spifferi nel PD sannita

"Grande è la confusione sotto il cielo. Situazione eccellente"
Verrebbe da citare proprio Mao, assistendo al dibattito interno al PD sannita.
Tra lettiani della prima ed ultima ora, renziani dal triplice rito, pittelliani, centristi, riformisti ex diessini, riformisti territorialisti, movimento giovanile, fare il conto delle varie voci che animano il dibattito interno al PD sannita potrebbe essere impresa ardua ma in fin dei conti abbastanza in-utile, visto che il congresso appare ancora una chimera irraggiungibile e ancora s-regolata.
Qualcuno le chiamerà correnti, a me invece oggi sembrano più spifferi, o meglio varchi, che lasciano trapelare un dibattito interno al partito ampio e variegato. Niente da preoccuparsi, quindi! Per ora. Meno male che c'è ancora voglia di discutere… e non è scontato! Come insegnava Lazzati, la diversità di voci nell’unità degli intenti, la cd. unità dei distinti, deve restare la nostra ricchezza.
Ciò che deve invece interessare in questa fase, al di là degli spifferi più o meno interessati, dovrebbe essere la direzione del dibattito apertosi che non può risolversi in un disputa nominalistica tra Renzi, Cuperlo, Fassina, Pittella ecc... Per questo vedo con favore il tema dello sviluppo territoriale, avanzato da Perifano e apprezzo molto il percorso partecipato per il documento sulla agricoltura del PD provinciale promosso da Mortaruolo. Mi sembrano linee su cui vale la pena approfondire il dibattito.
Tuttavia è doveroso aggiungere che in questa fase al Pd sannita dovrebbe importare del Partito Democratico! Dovrebbe importare, tra i tanti temi, un interrogativo molto serio: come procede nella prassi politico-amministrativa del Sannio democratico, per dirla con Ingrao, "l'incontro e lo scontro" tra le diverse visioni della società in rapporto con lo strumento partito e le tante amministrazioni locali democratiche.
Non è fuffa ed è una questione capitale per tutti i democratici. Anche perchè la politica è arte eminentemente pratica che parte da una imprescindibile base speculativa con cui è doveroso confrontarsi, anche aldilà del mero dato numerico del consenso che offusca tante intelligenze politiche ricche di esperienza.
Discutere con parresia e franchezza sul partito, sulla rappresentanza sociale, sul progetto culturale democratico e la sua missione “storica”, sul rapporto tra partito ed eletti, sul rapporto tra democrazia rappresentativa e nuove forme di partecipazione diretta: sono solo alcuni dei temi importanti da affrontare, dopo questi 20 anni di leaderismo decisionista che ci hanno diseducati al confronto efficace e costruttivo dentro i partiti e nella società.
Faccio solo un esempio.
Molti, come Renzi, ritengono fondamentale per il rinnovamento del PD la valorizzazione nel partito degli amministratori locali. Io sono convinto invece che nel PD devono contare sempre più i circoli territoriali, come luogo di elaborazione della direzione politica. Tuttavia si deve prendere atto che il tema del ruolo degli amministratori locali è capitale anche per il futuro del PD sannita che conta una classe dirigente ricca di sindaci: Michele Napoletano, Carmine Valentino, Franco Damiano, Rossano Insogna, Giuseppe Di Cerbo, Enzo Pacca, Mena Laudato, Pasquale Carofano, Floriano Panza, Fausto Pepe, Claudio Ricci, Ada Renzi, Franco Cocca, solo per fare degli esempi.
I tanti amministratori PD sanniti, educati come tanti in un contesto istituzionale che privilegia molto il momento decisorio e monocratico, in che modo interpreteranno sul nostro territorio queste istanze sempre più crescenti di larga partecipazione ai processi decisionali testimoniate dall’avanzata dei movimenti civici?! Ad esempio, per tenere i piedi a terra, quanti dei nostri comuni sanniti sono dotati di regolamenti attuativi dei referendum comunali? Quanto è diffusa tra i nostri amministratori la pratica del bilancio partecipato? Quanti dei nostri circoli premono presso le proprie amministrazioni per l’adozione di questi processi? Naturalmente faccio queste domande perché so che in altri contesti politici non è neppure lecito porle.
La questione è di per sè importantissima per tutti. L’applicazione di questi principi non è più rinviabile a tutti i livelli decisionali del partito.
La stessa vicenda dei 200 voti contro Marini e dei 101 voti contro Prodi non è solo questione di tradimento politico di due fondatori del partito. In effetti dimostra  icasticamente che oggi processi decisionali opachi e non partecipati, non sono garanzia di effettività delle deliberazioni adottate. La gestione successiva del passaggio Bersani/Epifani e l’inescusabile ritardo nella convocazione dell’assise congressuale nazionale, dimostra ancora di più che processi decisionali del genere conducono ad unanimismi paralizzanti. In ambedue i casi la mancanza di trasparenza comporta irrimediabilmente l’inefficacia delle decisioni. C’è naturalmente il pericolo di scadere nell’assemblearismo in cui i grillini si stanno dimostrando maestri incontrastati. Ciò impone, in vista dell’agognato congresso, la necessità per tutti i democratici di scegliere dirigenti del partito a tutti i livelli capaci di bilanciare i processi decisionali con equilibrio ed in maniera trasparente e partecipata.
Così è a Roma, così è a Napoli, così è a Benevento, così è ad Airola.
I circoli territoriali e le articolazioni provinciali, regionali e nazionali del PD in tal senso hanno una grossa responsabilità, perché non possono appiattirsi sulla gestione politico-amministrativa di incarichi e prebende, ma devono perseguire con coerenza l’obiettivo della trasparenza partecipata. Il PD su questi ed altri temi, partendo dai territori, dovrebbe fare una seria riflessione perché se non sarà coerentemente democratico sarà bocciato dalla storia, oltre che dagli elettori.

Diego Ruggiero

Coordinatore PD Airola