mercoledì 9 dicembre 2009

Purità d'intenzione




Cari amici di pecora nera,
Stasera rileggevo "Riflessioni devote" di Sant'Alfonso Maria de Liguori e mi è ricapitato sotto mano questo bel passo del nostro santo.

Mi è sempre piaciuto per la semplice profondità del messaggio e....l'ho scannerizzato e ve lo regalo. Altro che sterile devozionismo!!!
Chissà che a qualcuno di voi possa servire come è servito a me !?

a presto




PURITÀ D'INTENZIONE
La purità d'intenzione consiste nel fare ogni cosa solo per piacere a Dio. Dice Gesù che un'azione è buona o cattiva davanti a Dio a seconda dell'intenzione con cui si compie: Se il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso (Matteo 6, 22-23). L'occhio «chiaro» significa l'intenzione pura di piacere a Dio; l'occhio «tenebroso» significa l'intenzione non retta, quando si agisce per vanità o per compiacere noi stessi.
Esiste un'azione più bella del dare la vita per la fede? Eppure dice san Paolo che se uno muore per un fine diverso dall'amore per Dio, il suo martirio non gli giova nulla (cfr. 1 Corinzi 13, 3). Ora, se perfino il martirio non vale niente quando non si soffre per il Signore, che valore avranno tutte le prediche, tutti i libri scritti o studiati, tutte le fatiche degli operai del Vangelo, comprese le penitenze più aspre, se vengono fatte per avere le lodi degli uomini o soltanto perché ci piacciono? Il profeta Aggeo dice che anche le azioni di per sé buone, se non sono compiute per il Signore, sono come delle monete messe «in un sacchetto forato» (Aggeo 1, 6); vale a dire che esse si perdono, e non rimane nulla. Al contrario ogni azione
compiuta per piacere a Dio, benché di scarso valore in se stessa, vale assai più di molte opere fatte per uno scopo non valido. San Marco riferisce che una povera vedova mise nella cassa delle elemosine del tempio soltanto «due spiccioli». Eppure il Salvatore disse di lei: Questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri (Marco 12,41 ) Commentando questo passo, san Cipriano scrive che essa mise più di tutti perché diede quelle due piccole monete solo per amore di Dio'.
Il segno più chiaro che una persona agisce con retta intenzione è questo: quando la sua azione non ottiene l'effetto desiderato, essa non si altera minimamente. Un altro segno positivo è quando essa; dopo aver fatto una cosa, rimane serena e contenta nonostante le critiche o l'ingratitudine degli altri. E quando essa viene lodata per quello che ha fatto o sta facendo, non si esalta e non cede alla vanagloria, alla quale dice tra sé: «Non ho iniziato l'opera per te, né per te l'abbandonerò» z.
Fare una cosa per meritare la gloria del cielo, è una intenzione buona; ma la più perfetta è quella di compiacere a Dio. Dobbiamo convincerci che quanto più ci spogliamo dei nostri interessi, tanto più il Signore ci riempirà di gioia in paradiso. Beato chi agisce soltanto per la gloria di Dio e per compiere il suo volere! Imitiamo i beati del cielo, che in ogni loro azione cercano soltanto ciò che piace a Dio. Dice san Giovanni Crisostomo: «Se hai avuto l'onore di fare una cosa che piace a Dio, non c'è ricompensa più grande di ciò»: se noi giungiamo a «dar gusto a Dio», che altro andiamo cercando?
La purità d'intenzione è lo sguardo dell'anima che ferisce d'amore i1 cuore di Dio, come egli dice alla sposa del Cantico: Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, sposa; tu mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo (Cantico dei Cantici 4, 9). Il «solo sguardo» dell'anima che ama Dio significa l'unico fine di tutte le sue azioni: compiacere a Dio. Anche l'apostolo consigliava così i suoi discepoli: Sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualsiasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio (1 Corinzi 10, 31). La ven. Beatrice della Incarnazione, prima figlia di santa Teresa, diceva: «Non c'è prezzo bastante a pagare qualunque cosa benché minima, fatta per Dio»' I. E diceva giustamente, perché ogni azione compiuta per il Signore è un atto di amor divino. La purità d'intenzione fa diventare preziose anche le azioni più normali, come il mangiare, il lavorare o il divertirsi, quando si fanno per obbedire e per piacere a Dio.
Pertanto fin dal mattino bisogna orientare a Dio tutte le azioni del giorno. È utile poi rinnovare questa intenzione prima delle azioni principali, fermandosi un istante prima di esse, come faceva un santo eremita. Egli, prima di cominciare un'azione, alzava gli occhi al cielo e si fermava. Interrogato che cosa facesse, rispondeva: «Cerco di prendere la mira».