lunedì 17 dicembre 2007

Moggi e Padre Pio

Ebbene si,
cari amici, non ostante Moggi, ho ancora la voglia di dichiarare con orgoglio la mia fede bianconera però...voi ci credete che il povero Moggi pregava Padre Pio affinchè non concedessero rigori falsi alla vecchia Signora?
Io alla sua conversione posso anche credere perchè le vie di nostro Signore sono veramente infinite; come mi sembrava chiaro che, viste le doti dimostrate e indiscutibili, potesse essere stato un ex-seminarista (almeno lui si è accorto in tempo della strada sbagliata!)..... però le preci per il santo di Pietralcina sfiorano i confini dell'inimmaginabile!

Buona lettura


Il mancato prete Luciano Moggi si racconta a 'Petrus': “Pregavo Padre Pio perché non dessero rigori inesistenti alla mia Juve”

di Bruno Volpe

CITTA’ DEL VATICANO - "Lo sa che ho pregato Padre Pio perchè gli arbitri non dessero rigori inesistenti alla Juventus?". La confessione è di Luciano Moggi (nella foto), l’ex Direttore Generale della ‘Vecchia Signora’ coinvolto nella bufera di ‘Calciopoli’ che ha accettato di rispondere alle domande di ‘Petrus’ sul suo rapporto con la Fede nel periodo sicuramente più difficile di una vita privata e professionale coronata da successi e soddisfazioni.

Allora, Moggi, a Napoli è iniziato da pochi giorni il processo su ‘Calciopoli’ che La vede come imputato principale: come si sente?

"Sono finito in un polverone, una tempesta più grande di me, vivo un incubo".

E' la prima intervista che concede dopo l'inizio del processo: perché ha scelto proprio noi di ‘Petrus’?

"Perchè siete veramente cristiani".

Grazie, troppo buono. Ma torniamo a ‘Calciopoli’: Lei è sospettato dai giudici di illeciti sportivi molto gravi…

"Le assicuro che sono innocente e che riuscirò a provare che l'impalcatura accusatoria è debole. Vede, non perdo la speranza: grazie a Dio, e ai miei genitori, ho ricevuto un’educazione religiosa e credo nella giustizia".

Eppure hanno scritto e detto che Lei, l’autore del cosiddetto ‘sistema-Moggi’, si sia convertito al cattolicesimo soltanto dopo ‘Calciopoli’.

"Falso. Lei è stato giornalista sportivo e sa bene che mi sono sempre considerato e professato vicino alla Chiesa. In particolare, sono un devoto di Padre Pio. Lei stesso lo può testimoniare: dica, durante tutta la mia carriera, quante volte è stato testimone o ha saputo di miei viaggi a San Giovanni Rotondo e a Pietrelcina?"

Vero, tante...

"Sa, Padre Pio ha sempre esercitato su di me un grande fascino spirituale. Così, commettere ingiustizie sarebbe stato per me un’offesa non solo a Dio ma anche a lui".

Approfondiamo un po’ meglio la Sua devozione per il Santo con le stimmate…

"A San Giovanni Rotondo ero quasi di casa. Ma la mia Fede non nasce e non si esaurisce solo con l’amore per Padre Pio. Vado a Messa, prego, e non mi faccio prendere più dallo sconforto ma reagisco con l’ottica cristiana, che mi sprona a sperare che la mia vicenda si risolva per il meglio. Comunque, pensi, non scherzo: qualche volta ho pregato persino Padre Pio che non dessero un rigore che non c’era in favore della Juventus per evitare che si scatenassero putiferi. Sa, conosco bene il mondo del calcio: ho vinto tanto, forse tutto, e le invidie nei miei confronti non sono mai mancate…".

Lei è stato recentemente in pellegrinaggio anche a Lourdes…

"Verissimo. Ho partecipato ad un viaggio della Mistral, ma anche in quella circostanza i giornali sportivi, e non solo, hanno scritto una cosa falsa: io era sull'aereo dei pellegrini, non su quello del Cardinale Camillo Ruini. Casualmente, sul mio stesso volo c'era Gianni Petrucci, l'attuale presidente del Coni, ma io non lo sapevo e non ho neanche tentato di avvicinarlo per parlargli. Piuttosto, mi sono soffermato ad ammirare la Madonna: ha un effetto ammaliante in quella grotta, infonde serenità e fiducia, la stessa della quale ho bisogno e che mi incoraggia a credere con convinzione che sarò proclamato innocente, perché tale sono, e potrò così togliermi le mie soddisfazioni".

Il Suo ragionamento non fa una piega, ma qualcuno potrebbe obiettarLe che la ricerca della vendetta non è cristiana…

“E infatti non sono alla ricerca di vendette ma di giustizia”.

Moggi, ci risulta che Lei sia stato anche in seminario per diventare sacerdote…

"Lo ammetto, ma lei come fa a saperlo?”.

Segreto professionale di vecchio cronista sportivo… Ma La prego, ci racconti di questa Sua esperienza…

"Entrai in giovane età nel seminario di Siena, ma me ne andai subito perchè capii che non avevo una vera vocazione. Fu una chiamata, ma la vita sacerdotale non era fatta per me. Però, ecco, la religione mi è rimasta nel cuore e il mio sentimento religioso è forte e saldo come allora, tanto che da uomo di sport credo che oggi la Chiesa sia un'istituzione salda sulla quale il calcio debba poter puntare e contare".

Moggi, in conclusione: si sente ferito?

"Secondo lei come mi dovrei sentire, allegro? Le ripeto: in coscienza, non ho fatto nulla di male. Non è un caso che la gente mi apprezzi e mi voglia bene. Recentemente, anche alla presentazione del mio libro a Benevento - tanto per citare la mia ultima tappa - in molti mi hanno stretto la mano ed incoraggiato. E’ così ovunque vada. E poi, mi creda, non avrei la faccia di invocare Padre Pio se fossi in torto".

venerdì 7 dicembre 2007

CUS, un passo indietro

Cari amici,

oggi vi vorrei segnalare una notizia passata per lo più inosservata sui giornali, tranne il solito Avvenire molto attento solo a questi temi.

Si tratta dell'approvazione il 4 dicembre, da parte della commissione giustizia del senato del testo base di discussione per la legge sulle Unioni Civili.

Un atto importante che darà un senso e una piega al futuro dibattito su questo tema!

Senso e piega che non si prennunciano positivi!


Molti di voi ricorderanno le polemiche infinite innescate a gennaio 2007 dalla proposta Bindi- Pollastrini sui Di.co. Qualcuno ricorderà anche le polemiche successive sfociate nel Family Day, pietra miliare della costruzione di un nuovo pseudo-centro cattolico.



Non dimenticheremo mai i cartelli "Dico mai" di piazza San Giovanni per il 12 maggio.



In tre mesi quell'articolato normativo, quel tentativo coraggioso di mediazione offerto alla discussione è diventato una LEGGE-SPAURACCHIO, l'icona della incomunicabilità sui temi etici più scottanti.


I DiCo non erano condivisibili del tutto, ma potevano essere un buon contributo alla discussione, ad una buona legge sulle unioni civili perchè se da un lato riconoscevano, tra l'altro in maniera troppo parificante, diritti (successione legittima, alimenti ecc...) che non potevano essere riconosciuti tout court ai conviventi, dall'altro erano "l'uovo di colombo" perchè sul piano formale non creavano nulla di nuovo, evitavando lo scambio di consensi.

Con i DiCo il riconoscimento delle coppie di fatto non era formalmente previsto, checchè abbia potuto insinuare qualcuno. Vi si arrivava invece attraverso i concreti diritti attribuiti alle coppie; il che non è la stessa cosa.

Tener distinti questi due momenti avrebbe potuto segnare un passo in avanti nella discussione. Non lo si è fatto o voluto fare.


Insomma i Di Co erano una buona formula da riempire ancora con buoni contenuti.

Se solo si fosse consentita la discussione.....forse oggi non staremo al punto in cui siamo!



E gia! perchè con l'approvazione del testo base da parte della commissione giustizia del senato la discussione ha fatto un GIGANTESCO passo indietro.



Oggi quello spazio per la mediazione aperto dai Dico, non c'è più.



Il testo base adottato per la discussione è totalmente inaccettabile per i cattolici.



Sono i cd. "Cus", Contratti di Unione Solidale, nati dalla proposta dell'onorevole Biondi di FI e "migliorati" (è un eufemismo) dal "grande-giurista-se-gli-conviene" on. Salvi di SE.



Il testo base, la cui discussione iniziera con emendamenti in commissione il 15 gennaio 2008, lo trovate a questo link:


http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/frame.jsp?tipodoc=SommComm&leg=15&id=293276

Tale proposta è totalmente ineccattabie per due motivi:

A) Anche se modifica il codice civile (cercando di cogliere l'auspicio dei vescovi alle "lievi modifiche del diritto privato"), lo fa inserendo un vero e proprio nuovo contratto tipico, il quale presuppone strutturalmente lo scambio di consensi tra i contraenti, ricalcando così una struttura simil matrimoniale. Addirittura lo scambio di consensi va fatto davanti ad un pubblico ufficiale (notaio o giudice di pace); nei DiCo invece si rendeva una dichiarazione unilaterale di fronte ad un funzionario dell'anagrafe che in quel momento non era certamente pubblico ufficiale attestante alcunchè.

B) Come nei DiCo, si riconoscono ai conviventi dei diritti che non possono essere tout court riconosciuti, quali i diritti di successione legittima: diritti che trovano una loro ratio giuridica proprio nel carattere di STABILITA' di cui è dotata la la famiglia fondata sul matrimonio; un carattere che non potra mai qualificare le Unioni civili. Potrebbero trovarsi altre forme per garantire la successibilità dei conviventi da lungo tempo in caso di improvvisa morte del partner, la equiparazione al coniuge è inaccettabile.

Mi chiedo a questo punto, quale sia stato il ritorno in termini di crescita e avanzamento del dibattito sul riconoscimento delle Unioni Civili, dopo la violenta campagna anti-DiCo alla quale tanti hanno inconsapevolmente preso parte?

Oggi la situazione del dibattito sulle Unioni Civili, che purtroppo dal piano dei principi non riesce ad incarnarsi in una seria discussione sulle "esigenza di effettiva tutela" per le coppie di fatto richiamate anche dai vescovi, pare questa:
La spaccatura tra favorevoli e contrari rimane;
Gli atteggiamenti estremistici rimangono;
La sensazioni di un clima politico in cui sia difficile parlarsi e capirsi rimane.

Rimane infine l'amarezza di vedere tutti quelli che si dicono "cattolici" (teodem, teocon, centristi, progressisti, popolari ecc....), anche quelli che si presumono più attenti, accapigliarsi tra loro per vedere chi è più "realista del Re" (o del Papa in questo caso!), senza ascoltarsi e radicalizzando le proprie posizione...senza trovare soluzioni condivise... senza riuscire a fare una proposta che sia una...senza fare Politica.

martedì 4 dicembre 2007

Sulle staminali

Scusate la prolungata assenza....ma ultimamente non ho trovato niente di veramente interessante in giro...
Oggi però mi piace segnalarvi questo interessante articolo di PierLuigi Battista, vice direttore del corsera. Parla delle ultime scoperte in tema di ricerca sulle staminali embrionali e adulte...argomento ostico ma molto-molto interessante.

Colpisce il tono intelligente e non astioso, nonchè la tribuna utilizzata da Battista.

Una critica efficace, non apologetica e seria di certe prese di posizione laiciste!
Altro che gli articoli di certi giornaletti e giornalacci....

ciao


Staminali e ultras dell' antiembrione

Le nuove scoperte scientifiche accendono il risentimento dei crociati «laicisti»

Davvero non si capisce un tono tanto rancoroso e indispettito per una notizia che, ragionevolmente, dovrebbe rallegrare un pò tutti. Se c' è il minimo dubbio (eccome se c' è) che in un embrione sia racchiusa una vita umana, non si dovrebbe forse festeggiare la prospettiva che si possano ottenere dalle cellule staminali adulte eccellenti risultati medici e scientifici senza dover sacrificare nemmeno un embrione? Se il professore giapponese Shinya Yamanaka ha trovato il modo di «riprogrammare» staminali adulte per equipararle alla versatilità e alla polivalenza di quelle, totipotenti, degli embrioni; e se lo scienziato padre della pecora Dolly abbandona le ricerche sulla clonazione per rivolgere la sua attenzione alle grandi potenzialità contenute nelle staminali adulte, non dovrebbero anche le persone digiune di scienza (come chi scrive) compiacersene, incoraggiate da scoperte che potrebbero guarire terribili malattie senza scivolare in una china etica al cui fondo c' è l' eugenetica e la soppressione della vita sia pur minuscola? Invece no. Dalle parole di Carlo Flamigni, scienziato che si è molto speso nella campagna per la ricerca sugli embrioni, traspare un tale risentimento, un' amarezza così incontenibile per gli esiti di quelle ricerche, da alimentare il sospetto che quelle ricerche lo abbiano reso orfano di un argomento formidabile da adoperare nella crociata contro la bieca piovra clericale che con crudeltà infinita vorrebbe infliggere dolore e malattia per chissà quale tenebroso disegno. E che delusione, nel lessico del segretario radicale Rita Bernardini che sul Corriere replica a Ernesto Galli della Loggia lamentandosi ancora una volta dell' «oscurantismo» degli «ultras dell' embrione». Ma la laicità non significava forse disponibilità al dubbio, attitudine a conformarsi ai risultati della ricerca scientifica senza dogmatismi e pregiudizi dettati dalla fede e dall' ideologia? Un laico dovrebbe salutare il buon giorno in cui viene detto che si è aperta una strada per la cura di malattie terribili salvaguardando l' integrità di un embrione, non accettando la logica, contraria a ogni forma di elementare umanesimo, in base alla quale per salvare una vita occorre necessariamente sacrificarne altre, più deboli, se non inermi. E invece reagiscono come dottrinari resi furiosi dalla prova della realtà, fanatici dell' embrione privi di un nemico da azzannare per indicarlo come un nemico dell' umanità. Ovviamente non è detto che all' annuncio degli scienziati pro staminali adulte segua il mantenimento di una promessa: questo lo deciderà la scienza, non una polemica giornalistica. Ma resta lo sconcerto per il cipiglio dei fanatici dell' embrione che, anziché dei dettati della scienza, sembrano prigionieri di uno spirito di crociata, sordi a ogni dilemma etico che almeno per prudenza, almeno per omaggio a quel «principio di precauzione» invocato con spensierata disinvoltura in mille occasioni, dovrebbero pur prestare ascolto alle perplessità sulla natura «umana» degli embrioni. Se ci fosse anche un piccolo dubbio, l' annuncio degli scienziati che dicono possibile un risultato medico-scientifico entusiasmante anche senza la cancellazione di qualcosa indicata come una vita umana sarebbe un annuncio gioioso. Il rancore, meglio riservarlo a occasioni più tristi.

Battista Pierluigi

lunedì 12 novembre 2007

SITUAZIONE CONTRATTO D'AREA DI AIROLA

Cari amici,

questo intervento ha un interesse strettamente locale ma forse illuminante il modo di concepire il bene comune della nostra classe politica locale.

Ultimamente ad Airola si fa un grandissimo discutere delle prospettive occupazionali del cd "Contratto d'area", cioè di quello strumento di programmazione negoziata che ha permesso in pochi anni la creazione ad Airola, attraverso un finanziamento statale di circa 300 miliardi di lire, di un vero e proprio polo tessile con quasi 600 occupati.

E' di questi giorni la notizia che I due rappresentanti dell'Udeur hanno chiesto un consiglio comunale straordinario per discutere pubblicamente della questione. Per inciso, come prevede lo statuto comunale, serviranno però altri due consiglieri per convocarlo. Quindi sotto a chi tocca! Purchè tuttavia la discussione sia pacata, non polemica e costruttiva.

Non c'è dubbio, aldilà delle speculazioni udierrine, che le cose non stiano messe tanto bene.

Secondo le voci-non-ufficiali più insistenti, sembrerebbe che in particolare la Tessival sud stia ricorrendo alla CIG (Cassa Integrazione Guadagni) e preveda di diminuire, stante la carenza di commesse, la produzione di circa un 1/3.

D'altra parte che le prospettive di mercato del polo tessile di Airola non siano ottimali e che ci sia concreta possibilità di diminuzione dei livelli occupazionali, lo dimostrano due elementi:

1)negli ultimi 4/5 anni le esportazioni del tessile italiano hanno avuto un progressivo decremento causato anche dall'agguerrita concorrenza cinese (solo dal 2001 al 2005 il decremento sarebbe all'incirca del 5% annuo...I dati li trovate sul sito http://www.smi-ati.it/index.php?idpag=67&modpag=1&modelarea=1&yesmenu=0&explomenu=67&des=Il%20settore, dellaFederazione Italiana Imprese Tessili e Moda);

2) con decreto del ministero delle attività produttive n°215 del 14 aprile 2006 (epoca della smobilitazione del governo Berlusconi) si è previsto che, per le aree di crisi (Airola è tra queste), anche il solo raggiungimento del 50% del livello occupazionale preventivato (alla Tessival erano previsti 400 operai) basterebbe ad evitare la revoca anche solo parziale dei contributi concessi;

Tale ultimo elemento, su cui ora cercherò di puntare l'attenzione, tradotto potrebbe voler dire che forse nel prossimo futuro, se non già oggi, la Tessival, se le cose dovessero andare proprio male a causa della riduzione di commesse, potrebbe portare I livelli occupazionali dagli attuali circa 280 operai, anche a 200 operai senza dover restituire nulla allo Stato. Questo fino al dicembre 2008!. Dopo, in caso di peggioramento della situazione di mercato, potrebbe addirittura chiudere lo stabilimento, e non dover restituire nulla.
Un meccanismo che ritengo anche abbastanza congruo, se non giusto, nel caso della Tessival, un'impresa che compete sul mercato internazionale.
Per inciso Tessival già oggi potrebbe licenziare ma evidentemente non lo fa, perchè cerca di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali avendo interesse a continuare l'attività senza tirare a campare.

Mi piacerebbe aprire una breve digressione, mettendo in luce le novità normative intervenute che risultano molto illuminanti.

La legge 662/96 (prima finanziaria del governo Prodi) istituiva come strumento di incentivo alle imprese il cd "contratto d'area". Successivamente veniva emanato il decreto del ministero dell'economia n°320 del 2000 (governo Amato) che regolamentava la "Disciplina per l'erogazione delle agevolazioni relative ai contratti d'area e ai patti territoriali".

La revoca del finanziamento era prevista all'art. 12 comma 3 lettera g) del DM 320/00 nel caso in cui:

g) qualora entro l'esercizio successivo a quello di entrata a regime dell'iniziativa agevolata e, comunque, non oltre ventiquattro mesi dopo l'entrata in funzione della stessa, si registri uno scostamento dell'obiettivo occupazionale; la revoca è totale se lo scostamento è superiore al 30% dell'obiettivo indicato e superiore al 20% della media dei livelli occupazionali fatti registrare dalle iniziative previste nel contratto d'area o nel patto territoriale; la revoca è parziale ed è effettuata nella misura del 10% se lo scostamento è compreso tra il 10 e il 20% rispetto all'obiettivo indicato e nella misura del 20% se lo scostamento è compreso tra il 20 e il 30%.
Una disciplina molto rigida che, successivamente, con il decreto n° 215/06 del ministero delle attività produttive (governo Berlusconi) veniva sostituita con la seguente:

g) qualora nell'esercizio a regime, ovvero nell'esercizio successivo alla data di entrata a regime, si registri uno scostamento dell'obiettivo occupazionale superiore agli 80 punti percentuali in diminuzione. Per scostamenti compresi fra gli 80 e I 30 punti percentuali si applica una percentuale di revoca parziale pari alla differenza tra lo scostamento stesso e il limite di 30 punti percentuali. Non si provvede a revoca per scostamenti contenuti nel limite di 30 punti percentuali in diminuzione. Qualora sia intervenuta una riduzione dell'investimento ammesso a consuntivo rispetto a quello ammesso in via provvisoria, sempre che l'investimento realizzato risulti organico e funzionale, si procedera' ad un adeguamento dell'obiettivo occupazionale proporzionale alla diminuzione registrata. Per gli interventi in aree per le quali sia stato riconosciuto lo stato di crisi, le percentuali di cui ai periodi precedenti sono elevate rispettivamente a 100 e 50
La suddetta modifica operata al decreto 320/00 dal decreto 215/06 ha poi ricevuto dei chiarimenti con la circolare n° 8133 del 4/08/2006 del ministero delle attività produttive ( la trovate qui http://www.minindustria.it/pdf_upload/documenti/phpUNcfuP.pdf).
Scusate la digressione tecnica ma è molto utile, specie se letta alla luce del fatto che il decreto del governo Berlusconi veniva approvato il 27 aprile 2006, cioè un mese prima delle elezioni comunali di Airola.
Di tale modifica legislativa nessuno degli attuali amministratori ha fatto cenno in campagna elettorale, nè tanto meno fino ad oggi. Un silenzio assordante e perdurante che lascia perplessi.

Non discuto il merito del decreto 215/06 che è certamente giusto (non si può pretendere da grandi e medie imprese che si confrontano sul mercato internazionale, a volte anche con una concorrenza agguerrita come quella cinese, la preservazione ad libitum dei livelli occupazionali!...un range di scostamento dall'optimum deve essere previsto!), mi chiedo quale fosse l'esorbitante dazio da pagare ad certa dose di chiarezza sulla vicenda.

Ancora oggi si sbandierano ulteriori risorse finanziarie regionali e qualcuno (questi sono i rumors!) ancora promette "posti di lavoro nella fabbrica". Il fatto è che già il 2 marzo 2006 (ultimo monitoraggio occupazionale che trovate qui http://www.comune.airola.bn.it/comune/Altrehomepage.asp?vIDSottoSettore=15&vNameAsp=DettaglioAvviso.asp&IdSettore=6&IdAvviso=412) la Tessival sud aveva occupato 285 operai (70% dei livelli occupazionali preventivati). In tale data la Tessival sud avrebbe dovuto assumere entro il 01.02.07 (data di entrata a regime degli impianti) almeno altri 115 operai per raggiungere I livelli preventivati di 400 operai (ce lo dice il responsabile unico del contratto d'area... almeno così scriveva ancora il 12.01.07, ben dopo l'emanazione del DM 215/06).

Stante la crisi del settore tessile, tuttavia l'assunzione entro il 01.02.2007 di ulteriori unità lavorative si sarebbe tradotta però nel tracollo dell'impresa e nel fallimento del contratto d'area. Nelle more, alla luce dell'intervenuto decreto del 27 aprile 2006, la Tessival non risulta più tenuta ad assumere I restanti 115 operai (in questo la notizia data dal responsabile unico risulta inesetta!) e anzi, se lo richiederanno le esigenze di mercato, potrà tranquillamente diminuire I livelli occupazionali anche fino a 200 unità, riportandoli in seguito, se le esigenze di mercato e le commesse lo richiedessero, a livelli più alti.

Alla luce di questa situazione c'è poco da credere alle sirene che saranno prossimamente spiegate in vista delle elezioni provinciali 2008!

Sono gli scotti e le esigenze di un modello di sviluppo radicato in anni ed anni di prassi amministrativa!

Una impresa privata come Tessival, pur destinataria di aiuti di Stato, deve confrontarsi con il mercato e non è tenuta a garantire il cd "posto fisso" indefinitivamente e solo perchè ha ricevuto aiuti pubblici. Qui paghiamo lo scotto fortissimo della mancanza di cultura d'impresa tra I nostri politici locali, tutti ottimi e stimati professionisti ma poco avvezzi a far conto con le esigenze dei mercati. Era loro compito far capire a tutti la logica dell'attività d'impresa.

Sarebbe bastato un po più di coraggio alla nostra classe dirigente e forse non si sarebbero create INUTILI aspettative e avremmo costruito un modello di sviluppo economico locale più sostenibile.
Sarebbe bastato un po più di lungimiranza nella presente e nelle passate amministrazioni locali e forse oggi ad Airola avremmo un modello di sviluppo più radicato. C'è da guardare con vivissima preoccupazione un tessuto economico in cui la presenza negli anni di grosse realtà industriali (Alfacavi prima, Tessival e Benfil oggi che non hanno eguali nel circondario) non ha prodotto lo sviluppo di un vero spirito di impresa, di un vero indotto manifatturiero, di una cultura del fare.
Ci si accontenta dell'incremento dell'attivita alberghiera e di ristorazione (oggi c'è, domani no) e dell'incremento degli affitti e dei mutui per la casa (oggi li possiamo pagare, domani no). Forse campicchia qualche cooperativa di facchinaggio o pulizie ma poi niente più...
Siamo una realtà oggi incapace di auto-germinare iniziative imprenditoriali e innovazione.
D'altra parte se la priorità dell'attuale compagine amministrativa è "attrarre nuove imprese e consolidare le esistenti" (pag. 7 programma uniti per airola), risulta difficile immaginare uno sviluppo in cui la priorità sia invece far nascere imprese del territorio.
Oggi Airola risulta una realtà s-radicata dalle proprie tradizioni prevalentemente agricole. Vorrebbe essere realtà industriale, ma non vi riesce perchè incapace di adeguarsi ad un vero cambio di mentalità (dalla cultura del posto fisso a quella dell''impresa e del rischio). Potrebbe essere realta "agricola" valorizzando I prodotti tipici, ma non può perchè oggi non ne ha più (ve la ricordate la sagra della cipolla?). Vorrebbe avere una vocazione turistica ma non ha strutture e piani urbanistici adeguati.

Oggi Airola è figlia di nessuno, senza vocazione.
O meglio, una vocazione ce l'ha perchè abbiamo voluto dargliela noi(quella industriale), ma Airola ancora non l'ha fatta propria.

Il contratto d'area è stato un toccasana per Airola ma non può oggi costituire la priorità nella programmazione dello sviluppo economico cittadino, nei limiti si intende di ciò che può fare un'amministrazione comunale.

Oggi, ai fini di uno sviluppo economico radicato-sostenibile della nostra realtà locale, la priorità dovrebbe/potrebbe essere quella di creare una cultura di recupero di quelle che sono le tradizioni locali, senza grossi proclami e promesse di fantomatici posti di lavoro.

Lo si potrebbe fare attraverso il recupero dello storico patrimonio edilizio (il recupero della chiesa del Carmine ne è un ottimo esempio, ma il complesso Addolorata-Castello-Monteoliveto aspetta), il recupero del centro storico (non basta il piano colore....è impellente la creazione di isole pedonali e parcheggi che sicuramente ci sarà, spero, dopo l'apertura della fonfovalle), la rivalutazione delle tradizioni locali (il sostegno a "Borgo Antico" non basta, bisogna puntare anche e soprattutto sulla pro-loco).

Ma aldilà di queste proposte concrete ciò che veramente serve ad Airola, secondo me, è un cambio di mentalità culturale, e solo la Politica può imprimerlo con un atteggiamento costruttivo e dialogico la cui responsabilità ricade primariamente sull'attuale amministrazione.

Ciò che crea uno sviluppo economico radicato-sostenibile non è il riuscire ad attrarre NUOVI investimenti esterni (le famose filiere!), ma investire sul territorio e su quello che c'è. E' un lavoro lungo e forse poco gratificante nell'immediato, ma l'unico in grado di garantire un futuro possibile ad Airola.

Per questo oggi non servono I silenzi perduranti e assordanti sul contratto d'area, serve invece chiarezza e trasparenza amministrativa, nonchè un netto cambio delle priorità dell'agire amministrativo tendente al recupero culturale del patrimonio di Airola.

Questa dovrebbe essere la vera priorità e questo mi sento di rimproverare oggi all'attuale amministrazione della mia Città (la chiamo Città con orgoglio per la sua storia e con amore per esserne figlio!).

sabato 20 ottobre 2007

DARFUR

Cari amici

nel post precedente vi ho parlato della bellissima iniziativa RUN FOR WATER ideata da Africa Mission.

Oggi vorrei aggiungere che il 4 novembre due amici di Bucciano, Peppe e Samuele, padre e figlio, scenderanno giù in Uganda per circa 20 giorni insieme anche ad un altro dei responsabili di Africa Mission, Carlo.

Porteranno aiuti molto concreti.

Inoltre, dopo aver ricevuto pressanti richieste d'aiuto da un vescovo italiano del Sudan operante nella martoriata terra del DARFUR, cercheranno di portare aiuti concreti anche in quella disagiata zona...

Come sempre capita in queste situazioni la burocrazia si trasforma in un Cerbero che nega ogni possibilità di concreto aiuto, tuttavia sembra che finalmente i permessi per arrivare in Sudan siano arrivati quasi tutti.

I nostri amici cercano di raccogliere quanto più possibile per aiutare, come dice Carlo, quei "t
anti CRISTI che ogni giorno vengono messi in croce".

Chi può e vuole li contatti perchè ce n'è bisogno.

PS: se non sapete come contattarli fatemi sapere presso questa e-mail: diego@ardiruggiero.it

giovedì 18 ottobre 2007

RUN FOR WATER

Cari amici,
da anni è attiva su tutto il territorio nazionale l'associazione Africa Mission - Cooperazione e Sviluppo, nata dalla tenacia del mitico Don Vittorione, uomo dalla vita movimentata e straordinaria. L'associazione aiuta l'Africa attraverso progetti molto concreti (es. costruzione pozzi, scuole, ospedali...), spedendo periodicamente container pieni di materiali in Uganda, nel Karamojia.
Sul nostro territorio sannita è da tempo attivo un gruppo di Africa Mission con sede a Bucciano che fa tante bellissime iniziative CONCRETE per l'Uganda.
Oggi mi è stata segnalata dagli amici di Bucciano questa iniziativa nazionale di Africa Mission:

RUN FOR WATER, RUN FOR LIFE - Donate 1 euro inviando un SMS al numero 48583 da giovedì 18 ottobre a sabato 3 novembre 2007


a questo link trovate tutte le spiegazioni: http://www.africamission.org/notizie.asp?cod=28

Inoltre vi preannuncio che per il giorno 5 gennaio il gruppo Africa Mission di Bucciano organizza una cena di beneficenza presso il ristorante le Vigna di Bonea.

Sono occasioni importantissime "per stare concretamente vicini ai più lontani".

Io non mancherò!

martedì 16 ottobre 2007

Commento dopo le primarie del PD

Dopo la vittoria di Veltroni, finalmente inizia l'avventura della costruzione del PD a cui tutti i partecipanti al processo costituente sono chiamati. Di proclami oggi non ce n'è proprio bisogno. Basta prendere atto dell'assegno in bianco rilasciato dal popolo delle primarie.
Oggi invece c'è bisogno di mettersi a lavorare per costruire un partito dalle regole certe che faccia del valore della partecipazione democratica l'imperativo da non disattendere. Mi sento di chiedere agli eletti di impegnarsi nel salvaguardare tale valore.
Tre, secondo me e tanti altri, dovrebbero essere le regole che dovrebbero seriamente impegnare i costituenti del PD:

1) primarie sempre (o almeno nelle elezioni più importanti) per eleggere I candidati alle cariche elettive pubbliche (così si misura il reale consenso nell'elettorato dei candidati e le scelte sono più oculate);

2) limite di due mandati consecutivi per le cariche direttive interne al partito (così garantiamo il ricambio);

3) meccanismi di controllo da parte della base sull'operato dei dirigenti di partito, tra i quali ad esempio; l'obbligo di convocazione di almeno 2 assemblee annuali degli iscritti alle sezioni, pena decadenza dalle cariche di partito; possibilità di sfiducia dei dirigenti da parte di maggioranza qualificate di iscritti, prima della fine del mandato; tesseramento aperto VERAMENTE a tutti.

Oggi c'è bisogno di un partito vivo che discute; di un partito partecipato; di un partito travolgente con la sua carica di novità. Non sprechiamo il credito dato dal popolo delle primarie. Quando non si discute nei partiti, poi la gente va a discutere fuori e i risultati non sono sempre lusinghieri per la democrazia!

giovedì 11 ottobre 2007

Biomasse: alcune domande a VoCem e Nardone

Oggi ho scoperto che l'intervento sottoriportato circa l'impianto a biomasse di San Salvatore è stato pubblicato, oltre che a questo link:
http://www.ilquaderno.it/index.php?categoria=108&articolo=16804&sezionenotizie=42&
anche su www.vivitelese.it
Lo pubblico sul blog in quanto le risposte alle domande proposte a suo tempo non sono ancora state date e poi perchè ultimamente mi pare di essere diventato monotematico con la questione PD.

9 settembre 2007
Biomasse: alcune domande a VoCem e Nardone


Scopriamo oggi, con sorpresa e grazie alle parole di Maria Pia Cutillo (leader del comitato per il no di San Salvatore), che l'impianto di San Salvatore dovrebbe bruciare rifiuti invece di biomasse in quanto l'autorizzazione alla Regione Campania è stata richiesta ai sensi del D.lgs 22/97 (decreto Ronchi sui rifiuti). Che dire?

La vicenda sansalvatorese si fa sempre più sconcertante anche alla luce degli eloquenti silenzi della ditta VOCEM, costruttore e gestore del futuro impianto da ubicare a San Salvatore. Addirittura pare, ce lo dice Gianluca Aceto (Rifondazione Comunista) su www.vivitelese.it, che a suo tempo (lontano maggio 2005) si sia ipotizzata la possibilità di bruciare il CDR (Combustibile Derivato da Rifiuti) prodotto nella provincia di Benevento.

La vicenda si fa sempre più inquietante e poco trasparente anche alla luce del fatto che fino ad oggi Nardone ha assicurato che a San Salvatore sarebbe stata bruciata solo biomassa.

Alla luce di questi fatti sono d'obbligo tre considerazioni e alcune domande.

La prima.

Urge una estrema chiarezza da parte della Vocem.

Per quali codici di rifiuto CER è stata chiesta dalla Vocem l'autorizzazione presso la Regione Campania?

Visto che tali codici si distinguono in pericolosi e non-pericolosi; che per tale motivo non tutto ciò che ha un codice CER è rifiuto pericoloso e tossico (allegato A al DM GAB/DEC/104/06) ; che quindi rifiuto (dotato di codice CER) è solo "qualsivoglia sostanza di cui il detentore si disfi o abbia l'obbligo di disfarsi" (art 1 lett.a Direttiva 75/442/CE), quale sarebbe la tossicità del processo di smaltimento dei rifiuti per I quali si è chiesta autorizzazione all'incenerimento?

La seconda.

Sembrerebbe adombrata la possibilità che possa essere utilizzato come combustibile il CDR a norma che sarà prodotto in futuro nella provincia di Benevento, non certamente I tre milioni di eco-balle non a norma in gestione della FIBE. Nell'ottica della cd "provincializzazione del ciclo dei rifiuti", quali iniziative immediate intende prendere la Provincia di Benevento oltre a quella "lontana" (ci vorrà qualche anno per realizzarla) dell'impianto di dissociazione molecolare? Prevede la realizzazione di un impianto di produzione del CDR nella provincia? Dove? Se realizzato tale impianto, il FOS (lo scarto di produzione del CDR) dove sarebbe stoccato?

La terza.

Nardone ha sempre ribadito che la centrale di San Salvatore avrebbe bruciato solo ed esclusivamente biomassa. Perchè? E' stato ingannato dalla Vocem?

Infine a margine di questi interrogativi mi piacerebbe fare una valutazione personale e corrosiva.

Nella nostra regione si parla da anni dell'emergenza rifiuti. Tra politici e "semplici" elettori lo sport del "gallo 'ngoppa a munnezza" ha preso veramente piede. Qualunque proposta è osteggiata portando sempre un poco più in alto l'asticella delle cose che dovrebbero farsi per ovviare all'emergenza e che "naturalmente" non si fanno. I commenti e le panacee si sprecano nel giustificare le proprie battaglie: "L'incenerimento è idiota", meglio la politica "rifiuti zero di San Francisco"; "bisogna creare una mentalità" , "ciascuno cominci dal suo piccolo"; "ci vorrebbe una seria politica di raccolta differenziata"; "ma non ci sono gli impianti di smaltimento dei rifiuti differenziati".

Pare addirittura che la provincializzazione del ciclo dei rifiuti sia la panacea di ogni male nella gestione dei rifiuti campana, tuttavia proprio nessuna delle comunità sannite finora toccate dal problema ha voluto nel giardino di casa impianti o discariche!

Infine c'è chi dice che mancherebbe il "buon senso"... e ha proprio ragione!

Intanto si vive in un continuo stato di emergenza e nessuno si fida di nessuno, mentre le comunità locali risultano sempre più disgregate e atomizzate nella difesa del proprio territorio dal "teorizzato e terrorizzante" inquinamento da rifiuti che sono "ontologicamente" tossici.

L'anno scorso "Tre ponti", oggi "San Salvatore e Reino"....domani chi si sveglierà dal letargo della propria coscienza?

Ma come è possibile continuare a comportarsi così se, per fare un esempio a noi vicino, nel Sannio (trecentomila abitanti) i rifiuti sono un dosso mentre a Napoli (più di due milioni di abitanti) sono una montagna di eco-balle ancora da smaltire e di rifiuti che continuano a prodursi?! Fino a quando potremo allegramente infischiarcene gli uni degli altri?

Diego Ruggiero - Airola

mercoledì 10 ottobre 2007

Diamo corpo al sogno targato PD!

Finalmente i giovani della Margherita sannita si fanno vivi (link: http://www.ilquaderno.it/index.php?categoria=104&articolo=17302&sezionenotizie=12)!
Hanno detto, per bocca del loro portavoce Giovanni Zarro, giovane ma attempato (scusate l'ossimoro obbligato), che il PD è "il partito del domani, un percorso viscerale, volontà politica di creare la nuova generazione, condivisione intelligente di idee e programmi, aspettative da conquistare e momenti da analizzare".
Ci hanno detto che "la politica è la ricerca di relazioni “one to one” dimostrando che il parlare con l’altrui persona porta sempre doppi vincitori e non un rapporto di vincitore e sconfitto".
Quanto sono vere queste parole!
Senonchè non vi è chi non veda la profonda distonia tra teoria e prassi politica, in questo processo costituente sannita.
Le considerazioni di Zarro colgono proprio la forte esigenza da cui è nata la necessità del PD.Sono parole che profumano proprio di quelle "zone di terreno fertile per la partecipazione politica" (Salvatore Vassallo- relazione al convegno di Orvieto 2006) che tanti cercano di occupare e dissodare.
Fin qui la bella teoria!
Se tuttavia guardiamo con sguardo impietoso la prassi che ci sta portando al 14 ottobre ci accorgiamo che tali esigenze vengono continuamente mortificate e disattese.
Politici molto avveduti ed intelligenti come Boffa se ne sono accorti, non lo nascondono e per giunta lo dicono anche.
D'altronde non può nascondersi come il nuovo partito nasca in una situazione poco favorevole alla partecipazione democratica; in una situazione in cui i partiti sono ingessati, anchilosati nelle loro diatribe interne, schiacciati dai personalismi di troppi leaders e capetti di turno.
Non bisogna però darsi per vinti e gettare la spugna! Che la prassi vinca sempre la teoria non è principio assiologico, anzi in Politica (quella con la P maiuscola, quella che riesce a leggere e governare i processi di cambiamento, quella non abituata a farsi portare dalla corrente) è vero forse il contrario: è la teoria a dover governare la prassi!
Come cantava De Andrè, penso proprio che a volte "dal letame nascono fiori". Penso che questa situazione, in cui due sistema-partito bloccati si uniscono, sia l'ideale per liberare forze nuove e vecchie, per far nascere un nuovo modo di fare politica, un modo più "partecipativo" e inclusivo di oggi, in cui il confronto a viso aperto sia un metodo condiviso di elaborazione delle scelte politiche, in cui si riesca a trarre dal vecchio modo di far politica il meglio, per trasformare il tutto (nuovo e vecchio) con la giusta e sacrosanta passione politica che dovrà animare le nuove generazioni del PD, il partito del futuro, il partito di "coloro che avranno 20 anni nel 2010".
Le vecchie generazioni politiche dovranno dare opportunità e consigli alle nuove; le nuove avranno la grossa responsabilità di dimostrare alle vecchie che la Politica (quella con la P maiuscola, quella in cui "il parlare con l’altrui persona porta sempre doppi vincitori e non un rapporto di vincitore e sconfitto" ) non esiste solo nell'empireo delle idee, ma può ben essere incarnata in menti, occhi e braccia giovani e nuove.
Diamoci da fare chè il lavoro da fare è tanto! Andiamo a votare! Diamo corpo al sogno targato PD!

lunedì 8 ottobre 2007

Polemiche tra la Pavic e gruppo "Giovani in democrazia".

Amici,
pubblico qui questa lettera che ho inviato al www.quaderno.it , quotidiano di Benevento.
Purtroppo la testata sta sistematicamente svolgendo opera di taglia/cuci sugli interventi della Pavic, candidata per la Bindi nel nostro collegio n°9 ampania2. Non riusciamo a comprenderne il motivo.
Gli interventi vertono sulla necessità di ricambio generazionale nel nascente PD E' difficile per chi ha pochi uomini e mezzi sostenere questa lotta, soprattutto se c'è questo continuo filtraggio delle informazioni.
Sul sito www.brankicapavic.it potrete leggere i due interventi della Pavic in originale.


Vi prego di diffondere questo post. Se qualcuno può aiutarci nel diffondere una corretta informazione sulle posizioni politiche della lista Bindi, gliene saremo molto grati.


Caro direttore, caro Carlo Panella,
leggo con un certo disappunto le critiche espresse dal comitato "Giovani in democrazia" nei confronti dell'intervento della Pavic sul ricambio generazionale nel PD.
Il disappunto è duplice in quanto da un lato la querelle è nata dalla lettura di un intervento della Pavic pubblicato dal suo giornale purtroppo in maniera parziale e non per l'intero (lo si può trovare per intero insieme a quelli dei sostenitori della lista Bindi nel siro www.brankicapavic.it); dall'altro in quanto leggo nelle critiche espresse dal Vigliotti alcune prese di posizione in cui, da giovane che guarda in maniera disincantata la politica sannita, non mi riconosco affatto per lo stile, il contenuto ed il linguaggio.
Per quel che riguarda il primo motivo di disappunto, le chiedo di pubblicare per intero l'intervento della Pavic in modo da permettere una completa informazione.
In merito al secondo motivo di disappunto mi sia consentito di esprimere qualche considerazione.
Ricordo che per essere giovani in politica (ovvero in democrazia) l'attestazione dell'ufficiale dell'anagrafe è condizione necessaria ma non sufficiente. Serve anche autonomia, libertà di giudizio e freschezza di idee. Serve infine la coerenza e la passione! Il gruppo "Giovani in democrazia" parte di queste qualità le ha già, altre le deve ancora ben maturare.
Zygmund Bauman, anche se in altro contesto, ricorda che "c'è il vecchio e comprovato principio del divide et impera per cui...quando I poveri si scannano tra loro, I ricchi hanno tutti I motivi per rallegrarsi." In questo caso mi permetto di applicare questa considerazione, nata per altri con-testi, alla povertà/ricchezza di esperienza politica e invito I miei giovani amici di "Giovani in democrazia" a non fare come Candido di Voltaire il quale, fidandosi sempre delle parole di Pangloss e rimanendone alla fine deluso, decise di acconciarsi ad una vita anche di compromessi; tanto Eldorado è irraggiungibile!
Il PD non sarà certamente l'Eldorado dei giovani in politica, ma sicuramente se partiamo oggi già sfiduciati e divisi non arriveremo tanto lontani.

domenica 7 ottobre 2007

Intervista di Rosy Bindi al Corsera

Vi segnalo questa intervista della Bindi al Corriere della Sera di oggi. Nell'intervista si può scorgere veramente il senso di una grossa novità politica. Rosy farà strada perchè ha in mano la chiave del cambiamento. Le sue valutazioni su Veltroni e Letta sono molto serie e ben argomentate; se ci guardiamo intorno non possiamo non condividerle. Sta mettendo in difficoltà "l'invincibile armada" di Veltroni con le sue idee e il suo coraggio.
Sosteniemola. NE VALE LA PENA.

VERSO LE primarie

Bindi: Walter difenda il governo
La mia femminilità? Ora la notano

«Sono contenta. Se una mette insieme 7 mila candidati e 475 liste, non lo fa perché è brava,maperché intercetta una cosa che c’è. E non è l’antipolitica».

Dell’antipolitica cosa pensa Rosy Bindi?
«Credo che la mia candidatura abbia incrociato il movimento di Grillo, almeno prima che si desse un nome e progettasse liste civiche; iniziando il tentativo di creare una piccola alternativa al processo del Pd».

Sta dicendo che in una prima fase il fenomeno Grillo non era negativo? Che molti sostenitori di Grillo voteranno per lei?
«Credo e spero di sì. E non penso neppure ora che quel movimento sia negativo; esiste la possibilità di interloquire con loro. A Rimini un gruppo mi aveva invitato a incontrare Grillo, ma ho preferito di no; è giusto che ognuno rispetti l’autonomia dell’altro. Ma mi sta molto a cuore la partecipazione. Le primarie non sono un congresso: il Partito democratico è tutto da costruire. E votare non significa affatto iscriversi».

Non la spaventa neppure il riaccendersi dello scontro tra magistrati e politici, come da Santoro?
«Mi preoccupa molto e sarebbe bene riuscire a risolverlo e spero che l’informazione, nella sua autonomia, giochi un ruolo responsabile».

Partiamo dall’inizio. Quando Veltroni era ancora indeciso, lei disse: «SeWalter si candida, lo voto». Poi Veltroni decise. E lei si candidò contro di lui. Perché?
«Per quanto è accaduto subito dopo. L’investitura dei partiti. Il ticket con Franceschini, segno di un partito federato e non di un partito nuovo, per giunta con la mia cultura d’origine stigmatizzata come seconda. Il regolamento, costruito non solo per eleggere un segretario ma per circondarlo e controllarlo con gli apparati; Veltroni avrebbe potuto opporsi, e non l’ha fatto. E poi il discorso del Lingotto. Non il programma di un partito; un programma di governo».

Lei teme il dualismo Veltroni-Prodi?
«Io assisto a un’ambiguità che in questi mesi non è stata risolta, ma aggravata. L’ultima tappa è l’intervista di Veltroni a Repubblica. Non mi colpiscono gli otto ministri in meno; mi colpiscono gli otto mesi di tempo "per dare un senso alla legislatura"».

Questo significa secondo lei che Veltroni ha fretta di andare al voto?
«Non processo le intenzioni; temo l’eterogenesi dei fini. È fondamentale che il Pd si adoperi per rendere il governo migliore; non per far sì che non ci sia nessun governo. Credo pure che Veltroni dovrebbe impegnarsi per la durata e il rilancio del governo. Invece ha fatto il controcanto per tutta l’estate. Prodi dice che bisogna ridurre il debito pubblico e lui sostiene che bisogna abbassare le tasse. Prodi è contrario al rimpasto, e lui sollecita il rimpasto. Prodi avvia un faticoso confronto sulla riforma elettorale, e lui dà otto mesi di tempo per fare tutte le riforme e poi accada quel che accada, governo istituzionale o elezioni».

Anche lei, come Letta, ha subito pressioni dai partiti per non candidarsi?
«No. Anzi, qualcuno si è divertito a sfidarmi, come si fa con i bambini: "Vai, fai pure, scendi in campo...". Mi hanno raccontato che Marini ne ha chiesto conto a Fioroni: "Non mi avevi detto che la Bindi avrebbe rinunciato?". Su di me, nessuna pressione. Pressioni pesanti sui miei possibili sostenitori, invece. Ho toccato con mano il controllo della politica sui sindaci, sulla pubblica amministrazione, su pezzi di società. Sulle dirigenze sanitarie, sul terzo settore, e anche su parti del mondo economico, legate alla politica da convenzioni e concessioni. Il conflitto di interessi è molto più diffuso di quanto pensassi: e se i vizi di Berlusconi si combattono con le nostre virtù, noi non abbiamo le virtù per combattere il conflitto di interessi e certo non basterà una legge. La politica deve allentare il controllo sulla società, sulla Rai, sull’economia ».

Qual è stato il ruolo di Prodi?
«Non è stato lui a chiedermi di candidarmi. Io l’ho solo informato. Non posso negare la simpatia e l’appoggio di alcuni tra i suoi familiari, di persone a lui vicine. Quando sono partita ad esempio Bachelet, Lerner, Franca Chiaromonte c’erano già. Non sapevo che avrei avuto il sostegno di Arturo Parisi e non era scontato».

Lei dice di non voler contrapporre alle oligarchie dei partiti le oligarchie della società, di volersi occupare delle persone comuni. Però ci sarà qualche regista, scrittore, musicista che le piace.
«Non mi pare che il cinema viva una fase di grande fioritura, non ci sono nuovi Fellini né nuovi Comencini. Ma sono stata felice di presentare il festival del cinema italiano a Tokyo. Ormai considero italiano uno dei miei preferiti, Ferzan Ozpetek. Le fate ignoranti e La finestra di fronte sono piccoli capolavori. Quanto alla musica, la mia è la generazione dei Beatles. Ma la colonna sonora di questi mesi per me è stata "Viva l’Italia" di De Gregori...».

I tg come l’hanno trattata? I giornali?
«Posso dire che il migliore è stato il Tg2? Comunque, non mi lamento. La7 ha fatto un buon lavoro con la sua striscia quotidiana sul Pd. Certo, i giornali hanno trattato Veltroni come il detentore del titolo».

Le è parso di scontrarsi con un sistema?
«Lo spettacolo e l’informazione sono il suo mondo. Veltroni è questo. E non è difficile vedere, nel rapporto tra comunicazione e politica, chi abbia il comando. Ognuno ha il suo metodo: a chi basta fare una telefonata per reclutare un personaggio, a chi no. Ricevo chiamate di donne importanti che chiariscono di non aver preso partito e anzi di avere simpatia per me, ma non le rendo pubbliche. E poi in un Paese a bassissima mobilità sociale le energie vanno cercate anche tra gli sconosciuti, tra i giovani».

Letta rivendica di averlo fatto.
«I suoi sono giovani "in carriera", detto senza alcuna intenzione offensiva. I miei sono giovani e basta. A Reggio Emilia è stata scelta come capolista una ragazza di vent’anni, mentre una bravissima assessore diessina è al numero 3. Sulle prime ero perplessa: abbiamo un assessore ds a Reggio e non si valorizza? Poi mi sono dovuta arrendere. Enrico ha fatto in piccolo un’operazione molto interna ai due partiti, ritagliandosi una fetta di classe dirigente, talora con l’aiuto di Bersani».

E in Puglia, dicono, di D’Alema.
«Non solo in Puglia. Di Letta non mi convince neppure l’apologia degli anni ’80: a parte che l’apartheid crolla negli anni ’90, quel decennio in Italia è legato alla figura di Craxi; e io sono sempre stata anticraxiana. Però Enrico ha avuto l’abilità di affrontare temi che sono anche miei. Il ricambio generazionale. La natalità».

Dalla campagna elettorale il suo personaggio è emerso in modo netto, e in una luce diversa. Avrà notato ad esempio che sono finite le battutine e le storielle.
«È vero: stavolta mi sono sentita rispettata. In passato avevo subito l’atteggiamento maschilista dei media, per cui una donna si giudica per il fisico e il vestito e non per quel che è e fa. Sono stata presa sul serio. Paradossalmente, l’unica offesa è venuta dall’entourage di Veltroni: hanno detto che mi sono candidata per "posizionarmi". Non era così, e credo si sia capito. Ho avuto apprezzamenti anche per la mia femminilità, che mi hanno fatto piacere. Staino mi ha lusingata, con quella vignetta in abito da sera. È stato pure notato che porto i capelli più lunghi. Mi hanno chiesto se mi ero innamorata».

Che cos’ha risposto?
«Che non è vero». È vero invece che da ragazza voleva fare il prete? «Sì. Dicevo messa da sola. Però la parte preponderante era l’omelia. Quindi in realtà volevo fare il politico».

Ora la messa si dice di nuovo in latino. Perché, secondo lei?
«Se un giorno potrò parlare con questo Papa, glielo chiederò».

Cominci a dirlo più modestamente a noi. La messa in latino non la convince?
«No. Non credo risponda a domande vere. È un fatto estetico e simbolico. E non è un bel simbolo. Il 99% della gente che va a messa il latino non lo sa. Per un credente il cuore del Concilio è la Bibbia, la liturgia, la parola. E se questa parola non la si comprende...».

Del suo slogan, «per un Paese più libero, più ricco, più giusto», colpisce la parola «ricco».
«Io non ho nulla contro i ricchi. Vorrei non fossero pochi, ma molti. E ricchi non solo di denaro ma di altre cose. Cultura. Figli».

I figli le mancano?
«Certo. Ma un po’ mamma lo sono anch’io. Con i miei due nipoti e i due pronipoti».

Aldo Cazzullo

mercoledì 3 ottobre 2007

Ridateci De Mita


Leggo sul Sannio, non senza un po di rammarico, le parole virgolettate di uno dei candidati capolista nelle liste nazionali del PD in appoggio a Veltroni.
Le riporto per dovere di cronaca, nella speranza di una rettifica o di un chiarimento: "ho letto delle polemiche a livello non locale in merito al rinnovamento: che c'è di meglio di una persona di esperienza e non un cretino di 30 anni? Sono il meno giovane , vorrà dire che appena ce lo diranno, lasceremo il testimone."
Almeno stando alle parole virgolettate dal Sannio, sembrerebbe che per compilare la lista del nostro capolista ci fossero, in giro tra i trentenni, solo dei "cretini", per cui il "poverino", carico del suo fardello di esperienza e visto che nessuno gli chiedeva di farsi da parte, si è ritrovato, data l'ineluttabilità della situazione, a capeggiare la lista veltroniana (almeno così potrebbe dedursi dal virgolettato!). Mi chiedo però se veramente non ce ne fosse nemmeno uno di trentenne per capeggiare quella lista!? Non stiamo eleggendo cariche amministrative o parlamentari nazionali, ruoli per i quali è giusto richiedere una certa qual competenza od esperienza, anche politica; bensì si tratta di primarie per eleggere i delegati ad una assemblea che si riunirà forse due o tre volte. Basta e avanza, come competenza, la passione politica per il PD!
Capisco il giusto orgoglio per una vita di successi che ha consentito l'indubbio acquisto di esperienze significative e di competenze qualificate, ma la prima domanda che, da trentenne, mi affiora alla mente, rileggendo di nuovo quelle parole, è quella di Don Tonino da Montenero di Bisaccia: che c'azzecca?
Michelangelo a trent'anni già aveva scolpito il David e si apprestava a dipingere il "Giudizio Universale"; Ernesto Rossi già aveva fondato il periodico "Non mollare"; De Gasperi era per la prima volta deputato al Parlamento austro-ungarico; Enrico Letta già era ministro. Beh... i trentenni non sono sempre cretini, men che meno, è dato pensare, quelli di Benevento!
Aldilà di queste notazioni che possono anche lasciare il tempo che trovano (forse poi il nostro amico non intendeva neanche generalizzare circa i trentenni) mi chiedo tuttavia se il "problematico" rapporto tra vecchie e giovani generazioni della politica possa essere sciolto come il famoso nodo di Gordio, con un taglio netto di spada, con battute così tranchant?
Una politica che voglia rifuggire (giustamente) dal "giovanilismo" in politica, non può di fatto rifugiarsi nella incauta dichiarazione di incompatibilità tra giovani e politica; a meno che non si voglia costruire una "politica senza futuro". Qui si apre il campo a considerazioni ampie che forse richiedono ben altri spazi e competenze; comunque provo ad esprimere la mia idea da giovane trentenne.
Per il politico navigato che si ritiene carico di esperienze, l'equazione giovane-inesperto è naturale; dal che però sembra quasi sempre conseguenzialmente ineluttabile considerare il giovane un disadattato della politica, un sognatore senza esperienza che non sa come gira il mondo, un esternalizzato dai giochi di palazzo che "tante cose non le sa", un portatore di voti e di borse.
Non per tutti i politici navigati è però così!
Chi, secondo me, ha meglio capito la problematica del ricambio generazionale, dandone per giunta la giusta chiave di lettura, è proprio lui, il più vecchio dei politici navigati, quello con più esperienza, quello che... forse se faceva il segretario regionale del PD ci "azzeccavamo". Parlo proprio di Ciriaco De Mita!
Al congresso di scioglimento della Margherita ad aprile, dopo una superba lezione sul nuovismo che, alimentando il movimento continuo, perpetua l'eterna transizione politica, affermava: "nel rapporto tra giovani e vecchie generazioni il ricambio non è dato dalla sostituzione, ma dalla capacità delle generazioni precedenti di aiutare i giovani a conquistare il ruolo di guida e la capacità di interpretazione dei processi". Lapalissiano? Certo, ma profondamente vero!
Ecco però le parole che sono mancate nel discorso del nostro amico capolista, preoccupatissimo da certo "giovanilismo politico"! Gli è mancato questo sguardo d'insieme demitiano, quest'occhio benevolo verso i giovani politici, la preoccupazione di aiutare i giovani a conquistarsi un ruolo (dando opportunità) e capacità di interpretazione dei processi (offrendo consigli d'oro). Le liste nazionali per le primarie del PD potevano essere, in questo senso, una bella occasione.
Se le generazioni politiche precedenti non sono oggi in grado di accompagnare il ricambio generazionale; se nel futuro PD i vecchi politici non aiuteranno i giovani politici a conquistarsi un ruolo e a leggere i processi politici, essi avranno miseramente fallito il loro compito nella costruzione del PD.

martedì 2 ottobre 2007

DECISAMENTE ROSY BINDI

Decisamente Rosy Bindi. Voterò Rosy Bindi perchè mi sembra la candidata nazionale più convincente, quella che meglio incarna lo spirito "nuovo" del PD, quella che riesce a interpretare meglio la sintesi tra laicità e coerenza con i valori indicati anche dalla Chiesa. Voterò Rosy Bindi perchè Veltroni mi sembra inconsistente e non prende mai posizione; Letta deve ancora maturare. Voterò Rosy Bindi perchè in Campania non si è prestata al gioco al massacro che è sotto gli occhi di tutti e ha deciso di non candidare nessuno. Voterò Rosy Bindi perchè è cattolica e so che nel PD saprà farsi valere. Voterò infine Rosy Bindi perchè mi scalda il cuore con la sua passione civile e politica. Grazie Rosy

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PS:Il sito della capolista di Rosy nel nostro collegio 9 campania2 è www.brankicapavic.it. Visitatelo

lunedì 1 ottobre 2007

O sarà così, o non sarà PD!

Superato lo snodo politico delle candidature a segretario regionale del PD campano, forse è il caso di fare il punto della situazione. Abbiamo assistito alla balcanizzazione della Margherita campana. Uno spettacolo effettivamente non tanto bello a vedersi! Anche perchè la componente diessina del PD non sembra aver fatto altrettanto. Sorge forte il dubbio che all'esito di una sfida fratricida come questa difficilmente si arriverà ad un punto di equilibrio duraturo. Il processo che ha portato alle candidature, checchè ne dica Bassolino, ha avuto il sapore di un accordo tra apparati e potentati locali i quali ambiscono a conquistare rendite di posizioni candidandosi nelle liste. C'era sicuramente da aspettarsi dal 14 al 22 settembre il solito tira e molla sulla formazione delle liste nelle quali hanno fatto la parte da leone gli amministratori locali e gli apparati di partito che , preoccupati dalle candidature, ben si son guardati dal suscitare momenti di partecipazione democratica. L'unica eccezione è sembrata ad oggi la lista Bindi che ha deciso coraggiosamente di non candidare nessuno alla segreteria regionale e di fare delle primarie purtroppo solo napoletane, sottraendosi dal gioco al massacro che è sotto i nostri occhi.
Che dire? Verrebbe veramente la voglia di fare come abba Agatone che stette tre anni con un sasso in bocca per non parlare, aspettando così l'evolversi degli eventi! Tuttavia non parlare oggi equivale ad un peso sulla coscienza domani per cui mi siano concesse tre considerazioni ed un invito.
La prima.
Nella vicenda campana ciò che più sconvolge è il silenzio inane di Veltroni. Possibile che in suo appoggio si siano candidati in tre alla segreteria regionale e il già-segretario-candidato non abbia nulla dire? Meglio la Bindi, vera novità di queste primarie, che ha deciso di non promuovere alcuna candidatura regionale.
La seconda
Tutta questa voglia di candidarsi nelle liste da parte degli amministratori locali è sintomo di un dato importante, soprattutto dopo il V-day. La politica si fa nei partiti e chi vive nella (e della) politica lo sa benissimo. I partiti sono ancora imprescindibile momento di partecipazione democratica e snodo di decisione. Il problema è farli funzionare bene ed innescare meccanismi virtuosi di partecipazione, di confronto e di controllo. Anche per questo c'è bisogno oggi di un nuovo partito, il PD, che superi le vecchie logiche!
La terza
Sarebbe meglio non votare alle primarie regionali per dare un segno alla nostra classe dirigente locale sannita che tante volte parla delle istanze della gente ma troppo spesso si dimentica che l'istanza fondamentale di questa "gente" è trovare laboratori di dibattito e di confronto in cui poter democraticamete partecipare.
Mi sia infine concesso di chiudere con una conclusione finale invito.
La politica non è cosa da esperti o iniziati. E' di tutti, è una cosa seria e chi svolge questo ministero compie un servizio essenziale per la società! Durante il seminario di Orvieto sul PD (ottobre 2006) Salvatore Vassallo, politologo campano che sa il fatto suo, diceva che "l’idea del partito democratico non sarebbe germogliata se non ci fossimo accorti che la società italiana ha ancora larghe zone di terreno fertile per la partecipazione politica".
Politici e amministratori sanniti di Ds e Margherita, non sentite che vi manca qualcosa? Non sentite che vi manca il confronto, l'ascolto e il dibattito? Non vi viene la voglia di dissodare e arare queste "larghe zone di terreno fertile per la partecipazione politica"? Non sentite che la passione politica che un tempo vi animò e vi spinse all'impegno sembra oggi spenta? Sapete perchè è così? Vi manca il confronto con la "gente"; con I vostri elettori che ormai sono diventati solo numero che sostiene il vostro consenso; con I vostri sostenitori che hanno paura di iscriversi in partiti dove, nell'assenza di confronti reali, essere minoranza vuol dire essere inesistente. Ma le belle e grandi idee che allora vi spinsero ad impegnarvi coraggiosamente in questi partiti dove sono andate a finire? Pepe, Insogna date un colpo! Fatevi sentire, promuovete, organizzate, coinvolgete! Fate diventare questo pd un partito con l'anima! Dov'è finito il "comitato dei 51" promotore provinciale del PD?
Il PD è una reale esigenza del paese perchè chi ne sta fuori scoprirà la propria ansia di partecipazione democratica e a voi politici che governate tale processo costituente ri-scoprirete la vostra passione civile e politica. O sarà così, o non sarà PD!