sabato 28 luglio 2012

PD: brutta piega sulle coppie di fatto.

Brutta piega. Sì, è proprio una brutta piega quella presa dal dibattito interno al PD rispetto alle unioni civili ed i cd matrimoni gay.
Da un lato lo sforzo encomiabile della commissione Bindi che ha elaborato un ampio (forse troppo)  e condivisibile documento di sintesi che ha ambito una forzata unanimità, dall'altro le giuste rivendicazioni di chi si sente escluso dai diritti e trova sponde interessate in qualche dirigente in cerca di visibilità.
In effetti si ha l'impressione di una polemica che infiamma il partito, ma forse non interessa a nessuno realmente, neanche i vescovi
Intanto ciò che veramente interessa il partito, cioè come e chi sceglierà i prossimi parlamentari da candidare, passa sullo sfondo di un dibattito sulla legge elettorale, forse esacerbato ad arte.

Bene! Comunque proviamo a farci appassionare da questo dibattito sui diritti civili delle coppie di fatto, con la consapevolezza che altre sono le priorità dell’agenda politica.
Ciò, ci fa invocare almeno un netto cambio di approccio.

Basta con le derive rivendicazioniste di qualche attivista nominato in parlamento, basta con i discorsi su massimi sistemi, principi e valori negoziabili e non!
Ci vorrebbe un serio richiamo a quella che Macchiavelli chiamava la “realtà effettuale”, quella delle cose così come esse sono.
Allora partiamo da qualche fatto. Mi lascio aiutare da alcuni dati raccoli da Cartocci nel recente libro “Geografia dell’Italia cattolica”.
Nel 2006 i matrimoni civili celebrati erano il 34 % del totale dei celebrati, i figli nati fuori dal matrimonio il 18 % del totale dei nati.
Nulla lascia credere che tali percentuali siano in calo. E’ evidente che  stiamo assistendo nell’ultimo ventennio ad un imperioso e vigoroso cambio dei costumi in una società che inizia ad operare scelte di vita differenti dal matrimonio religioso. E’ la cd secolarizzazione!
Ciò non toglie che tale tendenza non è maggioritaria ed attualmente la legislazione italiana in tema di famiglia ha come punto focale, comunque condiviso da un’ampia maggioranza nel paese, il principio di stabilità dell’unione familiare dal quale discendono i più diversi diritti. Tale stabilità dell’unione familiare è comunque relativa e non esclude lo scioglimento della famiglia ma presuppone a tal fine un cammino di riflessione che passa per la richiesta di separazione  e poi di divorzio.
In questa situazione di fatto, i problemi che maggiormente si impongono all’attenzione della politica, riguardano la possibilità per le coppie di fatto, omo ed etero, di godere di alcuni di questi diritti tra i quali i più discussi sono: il diritto alla successione legittima, il diritto a poter adottare figli, il diritto di fruire delle agevolazioni sociali del Welfare State.
Beh, la politica si deve occupare precisamente di questo,  non di modelli tedeschi, spagnoli ecc..oppure di petizioni di principio su valori da difendere.
Chi abbia seriamente a cuore il bene comune deve “voler” rispondere motivatamente a queste domande: questi diritti sono riconoscibili ad unioni non stabili, diverse dalla famiglia fondata sul matrimonio? Se sì, entro quali limiti? Se no, perché?

Personalmente penso che i diritti di successione legittima non possano essere riconosciuti alle coppie di fatto, proprio perché tali unioni  mancano di quel carattere di relativa stabilità che hanno oggi le famiglie unite in matrimonio: in ciò sta la radice dei diritti di successione legittima in quanto la legge presume in caso di morte la volontà di destinare i propri beni a coloro con i quali ci si è presi un impegno di vita stabile.
Per la medesima motivazione, legata all’indelebilità del rapporto di filiazione naturale che è per sua natura stabile, mi sembra ineludibile una piena equiparazione nei diritti di successione legittima per i figli naturali e per quelli legittimi.
Per le agevolazione del Welfare State penso che sia dirimente la presenza o meno di figli; non mi sembra un problema la presenza di registri delle unioni, anche se  non so se sono sempre utili al fine e spesso sono caricati di un sapore rivendicazioni sta non conducente al fine.
Quanto infine alla possibilità di adozione, la escludo per le coppie omo e forse anche per quelle etero, proprio perché l’adozione di figli richiede un di più di responsabilità verso se stessi e gli altri, di cui si potrebbe presuntivamente ritenere maggiormente dotata una coppia unita stabilmente.

Detto questo circa le mie personali opinioni e risposte agli interrogativi posti che possono o meno interessare, aspetto che i nostri dirigenti rispondano a queste domande con serietà e senza slogan.
Tuttavia penso seriamente che questi non possano essere temi su cui un partito del XXI secolo possa decidere di formarsi un’idea unica imposta a tutti. Questa pretesa mi pare errata.
Anzi, penso che, su temi come questo dove la cd “tirannia dei valori” più si fa sentire, l’esigenza di compattezza e tenuta del partito possa tranquillamente lasciare il campo ad una discussioni interna ed esterna al partito ed in parlamento, anche perché siamo politici che devono guardare alla realtà effettuale ed al bene comune. Non siamo filosofi, sociologi, teologi ecc…difensori di principi e valori.
Parafrasando Ingrao, concludo che sarebbe poco saggio e coerente per un partito democratico, da un lato lottare per la libertà,la giustizia e l’uguaglianza nei luoghi di lavoro e nella società e, poi, dall’altro non praticare questi principi nel dibattito interno, lasciando sempre ed unicamente vincere le esigenze di compattezza e tenuta su quelle di libertà di coscienza.
Forse aiuterebbe tutti in questo cammino la serena consapevolezza che oggi, in una società secolarizzata e multiculturale, i partiti non propongono più visioni del mondo ideologiche, ma organizzano e suscitano forze “verificando modi e forme in cui procede l’incontro e lo scontro tra opposte visioni” per trovare risposte, quanto più concrete ed efficaci ai bisogni della società.
“La grande, difficile sfida- conclude Ingrao in un recente scritto- è come tenere insieme la forza e la vitalità di un soggetto plurale con la ricchezza e varietà dell’essere umano, con la sua polimorfa concretezza ed interiore libertà”
Questa mi sembra anche la sfida da vincere per noi democratici.

mercoledì 25 luglio 2012

Relazione programmatica

Il 24 giugno scorso sono stato eletto segretario del circolo del Partito Democratico "Aldo Moro" di Airola.
Di seguito  la relazione programmatica che ho illustrato.



II CONGRESSO CITTADINO PD – 24 giugno 2012
-Convento padri passionisti di Monteoliveto-

“Coesi, propositivi e radicati per un vero partito nuovo”

Relazione programmatica

Care DEMOCRATICHE E DEMOCRATICI,
cari amici e cari compagni del PD di Airola,
(Saluto autorità e personalità, forze politiche, circoli, segretario  e presidente provinciale provinciali ove presenti)
Ringrazio la comunità passionista per la pronta disponibilità di questi locali.
Un pensiero solidale va agli amici lavoratori dell’ex polo tessile  in lotta per il riavvio del processo di reindustrializzazione.
Ringrazio il coordinamento uscente guidato dal dott. Pierdomenico Ceccarelli, e tutto il partito per l’ampio e unanime consenso accordato alla mia candidatura a segretario.
Il circolo del Partito Democratico di Airola nasce con le primarie del 14 ottobre 2007.
Dopo la costituzione dei primi organismi dirigenti con il primo congresso del 20 dicembre 2009, il nostro circolo ha conseguito un risultato politico importantissimo eleggendo, in occasione delle scorse elezioni amministrative comunali del 13 maggio 2011, 7 consiglieri di maggioranza su 8, nonché il sindaco. Metà dei  membri del coordinamento uscente, eletti con ampi suffragi, hanno assunto pertanto incarichi di rilievo nell’amministrazione comunale determinandosi alcune incompatibilità tra incarico di partito e di amministrazione comunale.
Il bilancio di tale passaggio elettorale è più che soddisfacente e ci ha stimolato in quest’anno a coltivare, sempre più e meglio, la nostra passione politica attraverso l’impegno nel Partito Democratico.
Certamente però l’orologio della politica di Airola non si è fermato a questo successo. Altre sfide attendono il nostro circolo:
le prossime tornate elettorali,
la marea montante di nuovi movimenti politici banalmente confusi nella locuzione “antipolitica”,
la ricomposizione degli schieramenti partitici e di quello di centro sinistra,
il faticoso processo di reindustrializzazione che sta vedendo protagonista la nostra amministrazione cittadina, ecc…
Pertanto si è imposta fortemente nella discussione interna al circolo, l’esigenza di innovare gli organi dirigenti e di radicare sempre più sul territorio il Partito Democratico. E’ ciò che, con senso di responsabilità ed unitariamente, ci accingiamo a fare in questo congresso.
Come sapete, non ho mai avuto tessere di partito oltre quella del PD, un progetto politico che ho sposato alcuni anni fa con decisione e convinzione! Per questo ho iniziato a partecipare attivamente alla politica, impegnandomi da iscritto e militante a partire dalle primarie del 2007 dove sostenni con convinzione ed in autonomia Rosy Bindi.
Da allora ho inteso dare il mio piccolo contributo alla vita del mio circolo cittadino, partecipando alle discussioni ed alle riunioni, nonché alle iniziative politiche messe in campo e allacciando relazioni con tutte le componenti del partito.
In questo piccolo impegno, sono stato mosso da pure ed appassionate ragioni ideali che si radicano nella certezza che la costruzione della “città dell'uomo” (come Lazzati chiamava la politica) passa per la partecipazione alla vita dei partiti, attraverso la ricerca del consenso su prospettive politiche concrete.
A nessuno tuttavia sfuggiva e sfugge la peculiarità di un partito, quello democratico, nato per fusione di due consolidate esperienze politiche. Anche ad Airola è stato così, ma solo in parte visto che con la nascita del PD si sono affacciati sulla scena del partito anche nuovi attori politici!
Questo carattere octroyée (=concesso) del partito poteva far storcere il naso a qualche purista. Qualcuno successivamente ha parlato di fusione fredda, qualche altro di amalgama non riuscita.
Tuttavia per me furono molto convincenti e determinanti le parole pronunciate da Pietro Scoppola al convegno di Orvieto 2006: "prendiamo atto dei passi oggi possibili, ma teniamo viva una idea, una speranza più impegnativa e giochiamola non contro il processo ma oltre, oltre questo processo oggi possibile, quando scelte più impegnative saranno necessarie. Teniamo viva l’idea di un vero partito nuovo."
Queste parole, che non esito definire profetiche, di quello che è stato l'ultimo grande intellettuale del cattolicesimo democratico mi hanno fino ad oggi guidato.
Allora mi chiedo:
1)    è arrivato il momento di scelte più impegnative?
2)    qual è l'idea di “vero partito nuovo” in cui tutti crediamo?
Per cercare di rispondere mi sembra opportuna una breve analisi generale del contesto attuale.
Oggi, in quella che Pierre Rosanvallon chiama l’epoca della sfiducia, la fiducia nei partiti, sopratutto nei loro apparati, è ai minimi storici. Di converso, come abbiamo potuto appurare anche nel nostro piccolo in occasione delle scorse comunali, sta crescendo una fortissima volontà di partecipazione politica che difficilmente trova i canali giusti per estrinsecarsi in forme non sterili. A ciò si accompagna la sensazione (messa ben in luce da Giuseppe De Rita nella sua pubblicistica) di un ciclo storico che volge al termine: il ciclo lungo individualista, del “tutto è mio” (De Rita: Da alcuni anni sembra essere entrato in scadenza il ciclo della soggettività ad oltranza. Il ciclo del "tutto è mio": il partito è mio, la moglie è mia, la vita è mia, la morte è mia”.); un ciclo che prese forma nella metà degli anni 60, raggiunse l'acme negli anni 80 e 90, sta vivendo un lento declino in questo primo scorcio di secolo.
Senza addentrarmi in analisi sociologiche di cui ho scarsa competenza, restando su un piano strettamente politico, balza agli occhi che la crisi attuale della forma partito sia ricollegabile, almeno temporalmente, a questo ciclo individualista. La “Repubblica dei Partiti” che ha scritto la nostra Carta, infatti storicamente degenera in partitocrazia mano  a mano che cresce l’onda lunga individualista nella società.
Anche per queste ragioni sono convinto che stiamo vivendo oggi un passaggio storico, ben più profondo ed incisivo di quello del 1992.
Certo, l’avvio di un nuovo ciclo “comunitario” non è dietro l’angolo! I partiti personali detteranno ancora per qualche tempo l’agenda ma pare chiaro che la società nell’era 2.0, di internet, della informazione di massa che ha preso avvio in quest’ultimo ventennio, sta lentamente virando. Quindi sarà lungimirante solo chi da oggi inizierà a sintonizzarsi sul nuovo ciclo. Il PD, partito non carismatico per antonomasia, è già un passo avanti in questa direzione!
Oggi sembra che stia giungendo proprio il momento di quelle scelte più impegnative richiamate da Scoppola!
Nei prossimi anni il PD sarà chiamato a diventare se stesso, cioè quel VERO PARTITO NUOVO indicato da Scoppola.
Partito, perché mezzo di attuazione del diritto alla partecipazione politica, nonché associazione collettiva, il cui primo obbiettivo è l’organizzazione del consenso politico intorno a idee e prospettive concrete e praticabili e non intorno al semplice carisma del leader.
Nuovo, perché aperto alle novità e ad una nuova generazione di politici, a prescindere da appartenenze di gruppo,corrente, area o apparato.
Vero, perché rispettoso del metodo partecipato nella selezione dei quadri dirigenti e nelle procedure per l’elaborazione e l’adozione delle decisioni.
Dovremo essere un partito vero e nuovo, di centrosinistra, nel solco di quella grande esperienza ormai esaurita che ci ha generato: l’Ulivo! Una esperienza condivisa anche da due presidenti della Repubblica,come Ciampi e Napolitano, che in questi anni hanno tenuto dritta la barra della Nazione. Una esperienza di cui dobbiamo essere fieri, soprattutto ad Airola!
Siamo del PD perché crediamo che la giustizia sociale sia un bene da salvaguardare e una priorità,
siamo del PD perché crediamo che il bene comune sia una priorità e la necessaria ricerca del consenso su prospettive concrete e praticabili un “mero mezzo” per la sua realizzazione e non “il” fine ultimo dell’azione politica;
siamo del PD perché crediamo che sia urgente e prioritario rispondere a quella che Giorgio La Pira chiamava “attesa della povera gente”, quando ricordava al governo DC del 1949 la necessità di lottare primariamente contro miseria e disoccupazione, due mali che abbrutiscono la persona;
siamo del PD crediamo nel valore fondativo del diritto alla partecipazione politica;
siamo del Pd, ad Airola, perché crediamo urgente valorizzare il nostro territorio, le sue risorse, le sue ricchezze e i suoi uomini.
Vi chiederete:cosa c’entra tutto questo con il rinnovo del coordinamento del nostro piccolo circolo!?
C’entra, eccome!
Oggi, nel rinnovare i nostri organi dirigenti, siamo di fronte ad un bivio: scegliere di incamminarci in una prospettiva politica nuova ed avvincente:
un progetto politico nuovo, come nuova è l’amministrazione cittadina che il PD anima come “città nuova”;
 oppure rinchiuderci attendendo che sia la storia ad imporci scelte ormai ineludibili!
Il circolo PD di Airola oggi ha bisogno di incamminarsi in questa prospettiva e di un coordinatore che la incarni tentando sempre la strada faticosa della mediazione politica e guidando democraticamente i processi decisionali, confrontandosi con tutti. In questa fase cruciale e densa di incognite, tale prospettiva di coesione mi sembra fondamentale!
Oggi pertanto il circolo PD Aldo Moro è chiamato sul nostro territorio ad essere un circolo:
coeso, perché intende amalgamare e unire culture e storie politiche diverse presenti nel circolo, attraverso processi decisionali democratici ed ampiamente partecipati, al fine di proporre sul nostro territorio un coerente e credibile progetto politico;
propositivo, perché intende responsabilmente animare e stimolare il dibattito politico cittadino sui temi che maggiormente ci interessano: il diritto al lavoro, il valore della partecipazione politica, la giustizia sociale e l’uguaglianza sostanziale, la lotta alla miseria ed alla disoccupazione, la valorizzazione delle risorse del territorio ecc...
radicato, perché intende essere attento alle nuove generazioni ed alla società civile, ai lontani dalla politica, alle problematiche territoriali, ad un adeguato e proficuo rapporto con la federazione provinciale ed i circoli limitrofi, al fine di allargare la propria base di “appassionati alla politica” (gli iscritti) e di mantenere ed ampliare il consenso elettorale intorno alla proposta politica del Partito Democratico.
Per fare ciò ci doteremo di organismi dirigenti ed esecutivi agili e partecipati, dove esperienze consolidate interagiscano con nuove prassi politiche.
Fondamentale sarà anche un articolato e simbiotico raccordo con la componente giovanile nella elaborazione, predisposizione e promozione delle iniziative politiche.
Sul piano operativo faremo ampio uso delle moderne risorse della comunicazione interattiva e coltiveremo forme di auto-finanziamento che consentano un adeguato sostegno alla nostra iniziativa politica.
Parteciperemo e contribuiremo costantemente al pubblico dibattito politico della città, cercando nell’equilibrio umile e nella semplice moderazione la cifra del nostro impegno.
Non ultimo coltiveremo un’adeguata interfaccia con l’amministrazione cittadina che è quasi per l’intero espressione del nostro partito.
Questa favorevole situazione politica, frutto della nostra solida e radicata tradizione del popolarismo democratico e dell’impegno di coloro che hanno guidato il nostro circolo fino ad oggi, chiamerà in futuro il PD di Airola ad un di più di responsabilità verso la cittadinanza e le altre forze politiche, in una logica scevra da poco utili tentazioni di autosufficienza politica.
E’ vero: abbiamo un'amministrazione ed un sindaco che stanno sempre tra la gente!
Ciò non toglie che un circolo coeso, propositivo e radicato potrebbe aiutarli ancora di più, filtrando e facendo conoscere le iniziative, portando le istanze della popolazione, per non lasciare la sensazione di  uomini soli al comando della città, bensì la certezza di un gruppo politico impegnato per il bene comune dei cittadini.
Nell’immediato il nostro obbiettivo futuro sarà mantenere ed ampliare l’ampio consenso raggiunto nel territorio, cercando di ricomporre qualche frattura determinata dalle asprezze della battaglia politica, privilegiando i rapporti con i partiti facenti parte dell’attuale maggioranza cittadina e intessendo rapporti leali con gli amici-avversari degli altri movimenti politici.
Cercheremo infine di veicolare le iniziative politiche del partito provenienti dal livello nazionale, regionale e provinciale.
Grazie di cuore per avermi dato la possibilità di parlavi con trasparenza, sincerità e passione di un ideale in cui credo.


Diego Ruggiero