sabato 24 agosto 2013

risposta LGBT

La risposta alla mia riflessione sulle nozze gay:




lunedì 19 agosto 2013

Nozze gay

Una mia lettera a commento di quest'articolo:



----- Original Message -----
Sent: Monday, August 19, 2013 3:21 PM
Subject: wand

caro direttore,
ho letto con estremo interesse l'articolo pubblicato dal suo giornale "In piazza per le nozze gay" a pag 4 dell'edizione del 19 agosto.
Che dire?!
Un gruppo di giovani che prende coraggio e si esprime su un tema così importante fa ben sperare per il futuro della nostra società.
C'è voglia di partecipare, esprimersi, comunicare e lottare insieme per un ideale. Non è scontato.
Nel merito prendo spunto dall'iniziativa dei giovani di WAND LGBT di Benevento per chiarire alcune cose, anche perchè penso che forse l'iniziativa dei giovani liceali beneventani sarebbe potuta essere calibrata in maniera diversa.
Se è giusto infatti lottare, in nome dell'accoglienza delle diversità - battaglia che condivido in pieno -, contro una certa tendenza omofobica  presente anche nella nostra società,  è altrettanto vero che ciò dovrebbe assumere forme rispettose di tutti i credi e le posizioni culturali. Accostare lotta all'omofobia e riconoscimento dei matrimoni omosessuali non mi pare corretto. Anche perchè chi è contrario al matrimonio per gli omosessuali non può essere accusato di omofobia!
Mi rendo conto che tale accostamento non è nelle intenzioni degli organizzatori, ma è indubbio, navigando sulla rete, che il complesso del messaggio lanciato dal flash mob organizzato dai giovani attivisti sia questo.
So di trattare un tema che coinvolge i sentimenti di tanti omosessuali e so bene che di fronte al cambiamento in atto nella società non è bene fare lo  struzzo sotto la sabbia, però mi sembra giusto ribadire  che il matrimonio, con i diritti e doveri che ne discendono, non è un istituto giuridico applicabile a piè pari ad ogni tipo di unione affettiva, come rivendicano in tanti tra cui i giovanissimi organizzatori del flash mob. Il riconoscimento giuridico di tali unioni richiede comunque una mediazione attenta all'ethos condiviso ed alle reali necessità giuridiche di queste unioni, al di là di sterili ideologismi. Oltretutto certe battaglie etico-culturali non possono ridursi a battaglie legislative. Ciò vale per chi ha una matrice culturale cattolica, come me, ma anche per chi ne ha una diversa. Lo dico, prima ancora che come persona impegnata in campo socio-politico, come sposo e padre orgoglioso dei doni della vita matrimoniale, intesa come unione affettiva stabile, che non mi sentirei mai di negare ad alcuno. Per non parlare degli inestimabili doni spirituali del sacramento matrimoniale!
Mi viene a tal proposito in mente quella celebre canzone di Mc Carthy "All you need si love". E' vero tutti abbiamo bisogno dell'amore, in qualsiasi stato e condizione di vita - chi più dei giovani può essere ammaliato da questa gran bella idea che ha più di duemila anni di storia e che è nata con l'uomo -, ma ogni forma di amore ha un suo proprio modo di esprimersi peculiare. L'istituto matrimoniale è stato modellato dalla storia e dal diritto sul  fenomeno del matrimonio monogamico tra due persone di sesso diverso. Questo mi pare l'ethos condiviso da tanti italiani. Voler estendere tout court il matrimonio ad altre unioni affettive che nel frattempo stanno emergendo, lo snaturerebbe rendendolo qualcosa d'altro e mi pare una evidente forzatura culturale, oltre che legislativa.
A costo di apparire non al passo con i tempi mi chiedo: chi la pensa così può essere tacciato di omofobia?!
Diego Ruggiero

sabato 17 agosto 2013

interventi di agosto


due interviste di questi giorni a cui tengo particolarmente...


Congresso provinciale

Pubblico qui una mia lettera inviata oggi agli amici del partito provinciale e del circolo cittadino in merito al prossimo congresso provinciale...


cari democratici
nel 2010 come militante del PD pubblicai una riflessione sul congresso provinciale del PD. In sostanza sostenevo che si stava costruendo "un partito sulla sabbia" perchè si stava trascurando il dibattito e si andava a congresso senza la formale costituzione dei circoli (eccovi il link: http://www.gazzettabenevento.it/Sito2009/dettagliocomunicato.php?Id=16970 ).
Oggi nel 2013 nel ruolo di  segretario del mio circolo di Airola, ugualmente mi piacerebbe proporre un paio di “libere” riflessioni sul prossimo congresso provinciale del PD che spero siano accolte e lette senza travisamenti. Non sono in cerca di visibilità alcuna (per questo questa mail viene inviata in ccn), anche perchè penso che siano riflessioni da condividere soprattutto con voi (iscritti, coordinatori, eletti del PD) che fate parte della nostra federazione provinciale di Benevento. I giornali possono anche essere tranquillamente tralasciati per una franca - e spero proficua -discussione a carattere prettamente interno. Sono certamente riflessioni al buio perchè ancora non conosciamo le regole congressuali; riflessioni che ambiscono ad essere utili per fare un punto e a capo; riflessioni al di là di spifferi e correnti ed di ogni  unanimismo più o meno calcolato. Semplicemente perchè le ritengo utili qui ed ora! Per correttezza vi comunico che stimolano queste riflessioni il passaggio che recentemente ha fatto Giulia Abbate parlando del pericolo di un "congresso di carta" e la successiva risposta di Domenico Galdiero, presidente dei Giovani Democratici, che ha parlato di Mortaruolo segretario "senza se e senza ma". 
A scanso di equivoci...io e Giulia, che tra l’altro fa parte del mio coordinamento di circolo, non ci sentiamo da tempo...

In fondo perchè si fa un congresso? Tra le altre cose, per  verificare ciò che è stato fatto e mettere a punto i propositi futuri!
Ed allora occorre dare atto alla segreteria Mortaruolo - con tale termine non mi riferisco al caro amico Mino, bensì a tutto il gruppo di gestione della federazione- di aver curato e facilitato la costituzione di tantissimi circoli democratici nel Sannio.
D'altronde questa era l'impostazione della segreteria nazionale che con Bersani si è molto concentrata sulla organizzazione del partito, forse con qualche eccesso di nostalgia. La segretaria provinciale ha anche stimolato l'elaborazione di documenti politici e di momenti di confronto interno con i circoli. Ha anche tentato strade di coinvolgimento e confronto con la creazione dei dipartimenti tematici che purtroppo, mi dicono, non hanno avuto tutti i risultati sperati.  Certo, riattivare dinamiche virtuose di partecipazione dopo 20 anni di deserto non è semplice per nessuno. Io stesso me ne rendo ben conto nella gestione quotidiana del mio circolo. Quindi, con equilibrio di giudizio, va riconosciuto questo sforzo organizzativo della segreteria provinciale ed i suoi risultati. I risultati in termini di partecipazione in occasione delle tre tornate delle primarie 2012, al di là di qualche eccesso, sono una prova di questo impegno.
A questa azione sostanzialmente positiva sul piano della cura dell'organizzazione del partito, sul piano prettamente politico ha fatto riscontro una certa ritrosia nella convocazione degli organi decisionali interni per le decisioni importanti. E' un fatto che la direzione provinciale sia stata convocata solo in occasione delle parlamentarie 2012, che la rottura con l'API sia stata decisa in una riunione di segretaria poco partecipata, che alle politiche forse  ci sarebbe stato un accordo con l'UDEUR che non sarebbe passato per gli organi interni, che alle riunioni dei circoli siano presenti quasi sempre gli stessi soggetti (per lo più i circoli dove non amministriamo) e così via. D'altra parte (e qui torno alla mia critica del 2010) una direzione formata senza la costituzione di tutti i circoli – quindi formata in base alle indicazioni degli eletti e su un loro accordo- doveva per forza portare a riunioni poco partecipate e convocazioni sporadiche. Ciò a discapito del valore della partecipazione politica. Di ciò ha piena avvertenza anche il segretario provinciale che ha cercato di porvi rimedio attraverso la strada più ovvia che è stata la continua convocazione dei circoli territoriali.
        Sul piano amministrativo in questi anni abbiamo raggiunto risultati importanti: i nostri amministratori governano i più grandi centri della provincia ed il capoluogo, abbiamo vinto le provinciali, abbiamo vinto la battaglia sull'Alto Calore e tanto altro…
        Sul piano politico registriamo invece un calo consistente di consensi: alla Camera nel 2006 l'Ulivo totalizzò 48.000 voti ed il 26%, nel 2008  (quelle del 33%) il PD alla sua prima prova raccolse 55.000 voti ed il 29 %, nel 2013 prendiamo 37.000 voti ed il 23 %. Abbiamo perso alle regionali. In sostanza dopo l’acme del 2008 il consenso politico del PD a Benevento mostra un trend di lenta ed inesorabile erosione.
        Naturalmente questo calo non è responsabilità della scelte della segretaria provinciale in quanto si inserisce in un trend generale. Non sarebbe corretto addossare ala segreteria Mortaruolo questa croce! Forse con altri candidati avremmo preso un punto in più o in meno, ma il punto non è questo! D'altronde è un calo che ha radici complesse ed ancorate anche nella difficile fase che sta attraversando il quadro politico nazionale e regionale. 
        Tuttavia nella federazione sannita la riflessione circa il rapporto tra un partito così forte tra gli amministratori del territorio e il consenso alle politiche si impone. Non vorrei che stessimo ballando sulla tolda del Titanic...svegliandoci un domani con un partito del 10/15%,  a vocazione minoritaria, che viene abbandonato da tutti i suoi amministratori...è un pericolo reale per tutto il PD ad Airola, Benevento, Napoli e Roma. Ogni livello del partito ha il dovere di porvi argine e rimedio. Quindi anche noi che siamo chiamati a scegliere nel prossimo congresso.
        Tuttavia la situazione sannita ha una piccola peculiarità. L'erosione del consenso politico nella federazione sannita si accompagna alla progressiva emarginazione politica (in qualche caso, come quello di Nardone e Pepe, si tratta di una eclatante auto-emarginazione) di tante personalità che per anni hanno costituito punti di riferimento per molti nel mondo del centrosinistra...senza che emergano nuove personalità che arricchiscano  le dinamiche ed il dibattito interno!!! Un impoverimento preoccupante.
        Non basta logicamente dire, come hanno autorevolmente proposto due sindaci come Insogna e Renzi, che gli amministratori possono fare ben poco per portare un contributo positivo  perché vengono visti come "esattori delle imposte". 
        Il problema è più profondo e potrebbe essere radicato nella mancanza di autorevolezza della politica in generale redicata in diffuse pratiche clientelari, nella lunga agonia dei grandi partiti terminata nel 1992 e nella dissoluzione di ogni cultura del confronto deliberativo ed efficace che l'efficientismo tendenzialmente monocratico di questo ventennio ha imposto a tutti. Magari dipendesse solo dalle nostre scelte congressuali provinciali o dall’impegno dei sindaci!
        Tuttavia, al di là di queste note, appare evidente che se i tanti eletti del PD non incidono sul risultato elettorale del PD, il partito provinciale deve tentare di vivere di vita propria svincolandosi dall'apporto decisionale e decisivo degli eletti. Bisogna tentare una strada diversa che rinsaldi la soggettività politica del partito e lo restituisca ad una "coerenza democratica" che a tratti sembra svanire sotto il peso di scelte politiche che a volte sono sembrate poco trasparenti. Saranno cose già sentite ma oggi paiono non rinviabili e proprio necessarie!
        Ormai siamo abbastanza grandi per metterle in pratica!!
        Non si tratta di una sterile contrapposizione tra partito ed eletti che non sarebbe utile agli uni ed agli altri. Gli eletti – dal nostro unico deputato al consigliere regionale ai tanti sindaci e amministratori - devono restare punti di riferimento autorevoli del partito! Si tratta solo più semplicemente di ricalibrare e riequilibrarne il peso politico nella struttura decisionale del partito.
        Ciò significa, ad esempio e più prosaicamente, che all’esito del prossimo congresso provinciale sarebbe auspicabile che nella composizione degli organismi direttivi interni fosse privilegiata la presenza di chi si dedica esclusivamente al partito. Ad esempio gli eletti potrebbero partecipare agli organismi decisionali del partito senza diritto di voto. E' un punto importante perché il partito non può essere quella stanza dove si dividono i posti, cioè non può essere un mezzo al servizio della carriera politica di alcuni.  Anche perchè a volte quella "stanza" dove si decide non sta più neanche nel partito...che rischia di fare la figura del comodo cagnolino al guinzaglio.
        E' un discorso naturalemnte che coinvolge il partito a tutti i livelli dai circoli al livello nazionale.
        Per questo anche io sono preoccupato per un “congresso di carta” in cui, dietro ad un unanimismo di facciata, si continui a combattere battaglie personali tra gli eletti che di politico hanno ben poco. Un unanimismo del genere, in definitiva paralizzante, crea l'effetto di nascondere la polvere sotto il tappeto e non farà affatto bene al futuro segretario provinciale “voluto da tutti” ed alla crescita in termini di consenso e di livello del confronto della nostra Federazione provinciale. L’unanimità è cemento di una leadership forte ed autorevole ma a volte è debolezza quando non si incarna in processi deliberativi e partecipati. La vicenda bersaniana che dopo 4 anni è arrivata al triste epilogo della sconfitta e delle dimissioni attraverso una serie infinita di voti unanimi è li a ricordarcelo!
        La federazione provinciale non può essere ostaggio di dinamiche personalistiche funzionali all’ascesa nelle cariche pubbliche di questo o quel “titolare di consenso”, anche perchè è labile il confine tra una legittima aspirazione alla candidatura e la strumentalizzazione delle strutture di partito che rischiano di nullificarsi ed essere in-incidenti. Ci vuole equilibrio. Sempre! Specie nella gestione del potere che quanto più allarga la propria sfera di influenza, tanto più diventa debole rischiando di travolgere se stesso e tutto ciò che lo sostiene, nella specie un partito debole.
        Spero con franchezza che la durezza di queste parole non sia travisata e mi avvio a concludere.
        Mino Mortaruolo, correttamente, ancora non ha comunicato se si ricandida ma ha già ricevuto autorevolissimi endorsment.
        E' vero...la soluzione Mortaruolo potrebbe avere un larghissimo ed unanime consenso, anche perchè la sua gestione ha fatto cose buone e si deve pur sempre tener conto dei limiti e della complessità di questa fase politica....
        Tuttavia sembra giusto chiedergli – so di sfondare una porta aperta, essendoci confrontati già-, nel caso decidesse di cedere alle pressioni del partito per una sua ricandidatura, di essere egli stesso artefice di un nuovo corso che coinvolga tutta la  giovane generazione di dirigenti dei circoli che insieme a lui stanno costruendo questo nuovo partito, tentando  in prima persona  la strada faticosa della mediazione politica e guidando democraticamente i processi decisionali nel confronto serrato con tutte le aree.
        Occorre in definitiva che vi sia una necessaria discontinuità nella gestione del partito provinciale secondo una linea che privilegi le scelte partecipate all'interno degli organi decisionali  che devono essere sempre convocati per dibattere prima di decisioni importanti (come ad esempio in tema di alleanze o  di primarie) e l'apporto decisivo di uomini di partito della nuova generazione democratica che non siano pescati nel loro maggior numero tra gli eletti o - il che è peggio - da loro semplicemente indicati senza alcuna responsabile riflessione circa l’impegno già dimostrato per il progetto “partito democratico”.
        Vorrei in sostanza una direzione ed una segreteria provinciale che siano completa espressione del segretario provinciale - "reale" punto di equilibrio della federazione - e composte nel loro maggior numero da esponenti che siano espressione dei circoli territoriali. Ciò non esclude la presenza autorevole di eletti negli organi di partito ma comporta semplicemente la necessaria riduzione del loro peso decisionale nella struttura.
        In questa fase, in assenza di regole congressuali e di candidature ufficiali, non mi sembra prudente esprimersi sul "chi" della prossima segreteria. Sarebbe oltretutto intempestivo e scorretto verso i miei iscritti con i quali ancora non ho avuto modo di dibattere sul punto. Tuttavia personalmente mi aspetterei che la futura segreteria provinciale, sia che sia scelta unanimemente nella persona di Mino o di altri sia che sia scelta su candidature contrapposte, accolga "questi se e questi ma".
               
        Chiedo la luna!? No, chiedo che si discuta con franchezza di politica e delle sue forme di organizzazione e che questo partito anche qui a Benevento sia “coerentemente” democratico!!
        Beh…ci sarebbe, tanto altro da discutere ma non voglio dilungarmi… il discorso relativo al PD ed alla sua necessità storica ecc… lo rinvio alla festa democratica di Airola che prevediamo di organizzare a settembre cui siete tutti invitati.
cordialmente a tutti!

diego ruggiero
coordinatore del circolo PD "Aldo Moro" di Airola