giovedì 27 marzo 2008

Allam: tollerare gli intolleranti?

In un interessante libretto che sto leggendo ("Liberi perchè fallibili" di Dario Antiseri) l'autore, riprendendo il pensiero di Popper, afferma che "la società aperta non può essere aperta agli intolleranti"; cita infine Popper quando esclama:" noi, in nome della tolleranza, dovremmo proclamare il diritto a non tollerare gli intolleranti".
Magdi Cristiano Allam può essere annoverato tra gli intolleranti o i tolleranti?

Le polemiche di questi giorni fanno nascere seriamente questa domanda.
Quando capitano vigolettati tipo
"la mia scelta è frutto di una lunga e meditata conoscenza della religione cattolica e di una valutazione negativa dell'islam,...io rivendico il mio diritto di parlare male dell'Islam, anche se questo non vuol dire che criminalizzo chi lo professa", la riflessione non può che essere questa.
D'altra parte Significativa è la risposta che Allam ritiene di dare alla riflessione di Yahya Pallavicini (uno dei 138 mussulmani che hanno scritto la lettera al papa) che "nella pur legittima conversione di Allam", vede "il rischio di in esclusivismo apologetico e totalitario che negando la base spirituale dell'islam afferma che la sola religione dell'amore è il cristianesimo, criminalizzando l'altra come se fosse di un dio minore della guerra ."
A tale riflessione Allam non trova di meglio che rispondere con una punta di polemica sterile "Yahya punta a diventare il referente dei mussulmani d'Italia". Saranno anche vere le mire di Pallavicini, però non si può nascondere un certo fastidio verso chi considera l''Islam un male in se, una religione violenta "negandone le basi spirituali".
Tendo a scusare queste dichiarazioni intolleranti di Allam con l'entusiasmo del neofita, tuttavia non mi nascondo che l'interpretazoine che Allam fa della scelta del Papa di battezzarlo nella notte di Pasqua , accondiscendendo ad una sua richiesta, è irritante; che questo suo puntare i dito contro un Islam che sarebbe intrinsecamente cattivo mi spinge ad interrogarmi sull suo cammino di conversione.
La Chiesa, nella sua predicazione e nei documenti magisteriali, non dice le cose Allam afferma e vuole farle dire
a tutti i costi. L'Islam non è cattivo in sè; anche nell'Islam risplendono dei frammenti della verità (i cd semina verbi!). Con queste dichiarazioni Allam spreca una grande occasione per essere di Gesù...oggi le sue parole contano e forse prima di pronunciarle dovrebbe soppesarle.
Qui trovate alcuni link del corsera dai quali potrete farvi un idea sulla vicenda. Sono l'articolo con cui Allam spiega la sua scelta
http://archiviostorico.corriere.it/2008/marzo/23/mia_Scelta_co_9_080323009.shtml
Il coomento favorevole di Messori
http://archiviostorico.corriere.it/2008/marzo/25/Cristo_Continua_Avvincere_co_9_080325115.shtml
Il commento sfavorevole di Magris
http://archiviostorico.corriere.it/2008/marzo/25/Battesimo_Atto_Interiore_co_9_080325110.shtml

alla prossima

mercoledì 12 marzo 2008

Laici cattolici, associazionismo e politica

Cari amici,

Chi mi conosce ben sa le riserve che ho avuto sul Family day e del mio personale invito a "non scendere in piazza neppure mentalmante."
Oggi non posso fare a meno di notare che i due portavoce del Family Day (Pezzotta e Roccella), dopo appena9 mesi, hanno deciso di candidarsi e di iniziare la loro avventura politica; non posso fare a meno di notare le parrocchie invase da volantini sul "quoziente familiare"; non posso fare a meno di rintracciare in tutti gli schieramenti politici una "vaga" voglia di strumentalizzazione di queste tematiche.

Questi fatti mi sollecitano a fare alcune considerazioni.
Pare che all'irripetibile unità politica dei cattolici oggi si voglia sostituire una sorta di "unità culturale" che sconfina in fin dei conti in opinabili e omologanti proposte politiche (progetti di legge).
Pare che l'unica salvaguardia fiscale possibile per la famiglia sia il "quoziente familiare", che l'unica difesa possibile dell'embrione sia la legge 40 così com'è e la revisione "illuminata" della 194, che l'unica forma di sostegno alla scuola siano i finanziamenti diretti alle scuole private.
Non discuto il merito di queste proposte (alcune le condivido, altre no), bensì un atteggiamento di fondo: quello di chi pensa a-criticamente di tradurre i cd "valori non negoziabili" in precise proposte che si pongono come "unitarie" per i laici cattolici impegnati in politica.
Oggi la voce dei "laici cattolici" italiani, quella ufficiale, quella che conta (quella di Avvenire, quella di Scienza e Vita, quella del Forum associazioni familiari ecc...) perchè orienta il dibattito e le scelte, è fuori dalle aule parlamentari dove si fanno concretamente le leggi.
Così, un po per demerito della nostra classe dirigente e un po per convenienza di forze extra politiche, il "cattolicesimo politico" è stata espropriato della sua funzione di componimento degli interessi e di ricerca di uno spazio di mediazione, in nome di un "associazionismo culturale" omologante e de-responsabilizzato.
Il rapporto tra politica e società civile (soprattutto in ambito culturale-politico cattolico) oggi è troppo squilibrato. I cattolici impegnati in politica non riescono più a mediare gli interessi contrapposti: questo non è un bene per la politica, non è un bene per i laici cattolici.

Dove è andata a finire tutta la ricchezza di idee e dibattito del cattolicesimo politico italiano che portò la DC a pilotare la rinascita dell'Italia nel dopoguerra? Dove è andato a finire la ricca tradizione cattolicesimo democratico? Dove quella del cattolicesimo liberale? Dove quella libertà di pensiero e di espressione che caratterizzò il cattolicesimo italiano negli anni precedenti e successivi il Concilio?
Ai tempi della DC, quella vera, quella a cavallo degli anni 40 - 50, convivevano nello stesso partito e nella stessa area culturale persone come Gedda e Dossetti, Scelba e Carretto, Fanfani e De Gasperi: politici e uomini di spessore che si misuravano col consenso popolare e si scontravano con la fatica della mediazione. Nessuno si sarebbe sognato di dire o pensare che laici di tal fatta non fossero espressione del cattolicesimo, pur nelle diverse sfaccettature che avevano.

Notiamo invece che oggi le espressioni di questo pensiero culturale unico omologante sono spesso prive di un misurabile consenso nel paese. Personaggi come la Binetti o la Roccella ne costituiscono una prova provata!
Soprattutto tali espressioni politiche impugnano le loro "opinabili" proposte politiche come valori non negoziabili. Passanno con inusitata facilità dai "valori" non negoziabili ai "progetti di legge" non negoziabili, ai "no alle altrui proposte" non negoziabili.

D'altra parte non rispondono ad un elettorato ma ad un pensiero unico.