Il prossimo Natale, mentre metteremo il bambinello nei nostri presepi, cadrà anche il cinquantesimo anniversario della convocazione del Concilio Vaticano II.
L'occasione torna utile per una breve riflessione "conciliare"!
In effetti ancora oggi dopo tanti anni il Concilio fa discutere, a volte anche animatamente, dotti e sapienti tra opposte ermeneutiche e letture.
Per tanti il Concilio può apparire come un richiamo stereotipato, un evento lontano, il frutto di una determinata e circoscritta temperie culturale. Per alcuni può diventare un evento da annacquare e de-pontenziare nella sua portata profetica nel nome della continuità della Tradizione. Per altri ancora può ridursi ad un evento da esaltare in vista di altri concili e di nuovi aggiornamenti.
Beh io, classe '75, sono un figlio del post-concilio e la Chiesa pre-conciliare non posso affatto ricordarla, e forse solo per questo dato "anagrafico" sono immune/disinteressato a queste letture. Mi sforzo con semplcità e gratitudine di vivere la mia Chiesa nell'oggi, ed è bene così!
In fondo è confortante sapere che la Chiesa è bella così com'è, con pregi e difetti, grano e zizzania, perché il Maestro l'ha voluta proprio così, riservandosi alla fine il giudizio sugli uomini che l'hanno vissuta e interpretata, e questo al di là di concili ed ermeneutiche! Magari, dopo tutto questo discutere e discettare, un giorno ci troveremo sommersi dalle risa di Dio che ci misurerà sulla larghezza del cuore e non sulla sapienza dei ragionamenti o sulla conoscenza dei documenti.
Per questo sono convinto che il Concilio e i suoi documenti sono ancora vivi e vivificanti solo nella misura in cui riescano ad interpellare ancora oggi i non esperti, i non addetti ai lavori, insomma i cattolici "normali", quelli che bazzicano più o meno regolarmente le nostre chiese e sono a digiuno di teologia ed ecclesialese. Cosa che a me è capitata di recente.
Vado al sodo
Nelle scorse settimana, insieme ad alcuni amici, mi sono imbattuto in un passo della Gaudium ed Spes. Lo riporto: "Stando così le cose, il mondo si presenta oggi potente a un tempo e debole, capace di operare il meglio e il peggio, mentre gli si apre dinanzi la strada della libertà o della schiavitù, del progresso o del regresso, della fraternità o dell'odio. Inoltre l'uomo prende coscienza che dipende da lui orientare bene le forze da lui stesso suscitate e che possono schiacciarlo o servirgli" (GS n°9)
Con questi amici, per la verità tutti sessantenni e quindi ai tempi del Concilio giovanissimi quindicenni/ventenni, ne è nata una interessante e a tratti sorprendente discussione sul solco dei ricordi personali e delle grandi aspettative della storia.
Beh... pongo anche qui, alcune delle domande che spontaneamente ci siamo posti insieme a loro, sperando di sollecitare ulteriori riflessioni.
Quale miglior modo per celebrare degnamente quest'anniversario conciliare in questo tempo di Avvento!?
Ecco le domande:
A cinquant'anni dal Concilio il mondo quale strada ha preso?
Ha scelto la schiavitù o la libertà?
Il progresso o il regresso?
La fraternità o l'odio?
Il mondo, l'uomo è rimasto allo stesso punto di allora?
Sono grandi domande ma cercare di rispondere potrebbe risultare un buon esercizio per leggere i segni dei tempi e disporsi nella speranza e nella gioia a quel "martirio della pazienza" a cui faceva riferimento, in un recente libro intervista, Loris Capovilla, il segretario di papa Giovanni XXIII.
D'altra parte la lettera di San Paolo che abbiamo letto nelle nostre assemblee durante la scorsa domenica d'avvento sembrava proprio un ottimo spunto per riflettere sul concilio celebrando quest'anniversario: "Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono" (1 Ts 5, 19-21).
Buon cammino di avvento "conciliare".