Questa è stata la reazione istintiva, davanti alla Tv in piedi con la mia famiglia, all'elezione di papa Francesco: reazione legata anche alla speranza profonda, nata nel cuore a pochi minuti dalla fine del conclave - proprio nei momenti prima della fumata in cui veniva scrutinato dai cardinali il suo nome- che fosse eletto proprio lui, Bergoglio. Un "siiiiii" gridato, anzi urlato, e liberante che mi ha tolto la voce per due giorni.
Non dimenticherò mai le lacrime e l'emozione nel sentire la dolcezza con cui pronunciava quelle due parole: vescovo e popolo.
Nemmeno l'intima partecipazione a quella preghiera di benedizione del popolo al suo vescovo!
Due minuti alla loggia delle benedizioni che hanno cambiato il volto della Chiesa!
Ma poi mi sono chiesto: papa Francesco non è uno dei tanti volti della Chiesa di oggi, vescovo tra i vescovi?
Anche papa Benedetto ha fatto scelte importanti che segneranno il nostro cammino.
E' stato un volto diverso da quello di Francesco, ma sempre della stessa Chiesa.
Forse stona un poco in questi giorni di euforia appassionata, ma a me pare importante ricordare che la Chiesa è molto più delle scelte pur importanti che segneranno questo pontificato o quello precedente. La curia, i soldi, lo IOR, gli scandali, le lobby, il carrierismo, l'attuazione del concilio: saranno alcuni dai problemi sul tappeto da affrontare, ma non saranno "il" vero problema per il cammino dell Chiesa.
Il nuovo papa non ha mancato di farcelo notare nella sua prima omelia davanti ai cardinali elettori nella Sistina.
Al di là di uno stile semplice e dignitoso - oserei dire conciliare!- che ci ha colpito tutti, lì papa Francesco ha sottolineato un punto essenziale: l'importanza della croce ed il coraggio di sostenerla.
In effetti questo sarà un papa esigente!
Esigente con la Chiesa, perchè prima di tutto esigente con se stesso.
Camminare, edificare, confessare senza la croce è inutile, ci ha detto nella prima omelia papa Francesco: "Quando camminiamo senza la croce, quando edifichiamo senza la croce e quando confessiamo un Cristo senza croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo vescovi, preti, cardinali, papi, ma non discepoli del Signore. Io vorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla croce; e di confessare l’unica gloria: Cristo crocifisso. E così la Chiesa andrà avanti."
Io ci vedo la centralità della stoltezza della croce in un mondo dove il successo e l'efficientismo sono sovrani.
Ci vuole per tutti noi, discepoli del Signorte, "coraggio, proprio il coraggio", come ci ha indicato papa Francesco.
E' il punto spirituale su cui tutti noi, discepoli di Cristo, dobbiamo radicare un deciso cambio di passo, al di là di tanti problemi contingenti che troveranno o meno soluzione.