"Grande è la confusione sotto il cielo.
Situazione eccellente"
Verrebbe da citare proprio
Mao, assistendo al dibattito interno al PD sannita.
Tra lettiani della prima ed
ultima ora, renziani dal triplice rito, pittelliani, centristi, riformisti ex
diessini, riformisti territorialisti, movimento giovanile, fare il conto delle
varie voci che animano il dibattito interno al PD sannita potrebbe essere
impresa ardua ma in fin dei conti abbastanza in-utile, visto che il congresso
appare ancora una chimera irraggiungibile e ancora s-regolata.
Qualcuno le chiamerà
correnti, a me invece oggi sembrano più spifferi,
o meglio varchi, che lasciano trapelare un dibattito interno al partito ampio
e variegato. Niente da preoccuparsi, quindi! Per ora. Meno male che c'è ancora
voglia di discutere… e non è scontato! Come insegnava Lazzati, la diversità di
voci nell’unità degli intenti, la cd. unità
dei distinti, deve restare la nostra ricchezza.
Ciò che deve invece
interessare in questa fase, al di là degli spifferi più o meno interessati,
dovrebbe essere la direzione del dibattito apertosi che non può risolversi in
un disputa nominalistica tra Renzi, Cuperlo, Fassina, Pittella ecc... Per
questo vedo con favore il tema dello sviluppo territoriale, avanzato da
Perifano e apprezzo molto il percorso partecipato per il documento sulla
agricoltura del PD provinciale promosso da Mortaruolo. Mi sembrano linee su cui
vale la pena approfondire il dibattito.
Tuttavia è doveroso
aggiungere che in questa fase al Pd sannita dovrebbe importare del Partito Democratico!
Dovrebbe importare, tra i tanti temi, un interrogativo molto serio: come
procede nella prassi politico-amministrativa del Sannio democratico, per dirla
con Ingrao, "l'incontro e lo
scontro" tra le diverse visioni della società in rapporto con lo
strumento partito e le tante amministrazioni locali democratiche.
Non è fuffa ed è una
questione capitale per tutti i democratici. Anche perchè la politica è arte
eminentemente pratica che parte da una imprescindibile base speculativa con cui
è doveroso confrontarsi, anche aldilà del mero dato numerico del consenso che
offusca tante intelligenze politiche ricche di esperienza.
Discutere con parresia e franchezza sul partito, sulla rappresentanza sociale, sul progetto culturale
democratico e la sua missione “storica”, sul rapporto tra partito ed eletti, sul
rapporto tra democrazia rappresentativa e nuove forme di partecipazione
diretta: sono solo alcuni dei temi importanti da affrontare, dopo questi 20
anni di leaderismo decisionista che ci hanno diseducati al confronto efficace e costruttivo dentro i partiti e nella società.
Faccio solo un esempio.
Molti, come Renzi, ritengono
fondamentale per il rinnovamento del PD la valorizzazione nel partito degli
amministratori locali. Io sono convinto invece che nel PD devono contare sempre
più i circoli territoriali, come luogo di elaborazione della direzione politica.
Tuttavia si deve prendere atto che il tema del ruolo degli amministratori
locali è capitale anche per il futuro del PD sannita che conta una classe
dirigente ricca di sindaci: Michele Napoletano, Carmine Valentino, Franco
Damiano, Rossano Insogna, Giuseppe Di Cerbo, Enzo Pacca, Mena Laudato, Pasquale
Carofano, Floriano Panza, Fausto Pepe, Claudio Ricci, Ada Renzi, Franco Cocca,
solo per fare degli esempi.
I tanti amministratori PD
sanniti, educati come tanti in un contesto istituzionale che privilegia molto il
momento decisorio e monocratico, in che modo interpreteranno sul nostro
territorio queste istanze sempre più crescenti di larga partecipazione ai
processi decisionali testimoniate dall’avanzata dei movimenti civici?! Ad
esempio, per tenere i piedi a terra, quanti dei nostri comuni sanniti sono
dotati di regolamenti attuativi dei referendum comunali? Quanto è diffusa tra i
nostri amministratori la pratica del bilancio partecipato? Quanti dei nostri
circoli premono presso le proprie amministrazioni per l’adozione di questi processi?
Naturalmente faccio queste domande perché so che in altri contesti politici non
è neppure lecito porle.
La questione è di per sè
importantissima per tutti. L’applicazione di questi principi non è più rinviabile
a tutti i livelli decisionali del partito.
La stessa vicenda dei 200
voti contro Marini e dei 101 voti contro Prodi non è solo questione di
tradimento politico di due fondatori del partito. In effetti dimostra icasticamente che oggi processi decisionali
opachi e non partecipati, non sono garanzia di effettività delle deliberazioni
adottate. La gestione successiva del passaggio Bersani/Epifani e l’inescusabile
ritardo nella convocazione dell’assise congressuale nazionale, dimostra ancora
di più che processi decisionali del genere conducono ad unanimismi
paralizzanti. In ambedue i casi la mancanza di trasparenza comporta irrimediabilmente
l’inefficacia delle decisioni. C’è naturalmente il pericolo di scadere nell’assemblearismo
in cui i grillini si stanno dimostrando maestri incontrastati. Ciò impone, in
vista dell’agognato congresso, la necessità per tutti i democratici di scegliere
dirigenti del partito a tutti i livelli capaci di bilanciare i processi
decisionali con equilibrio ed in maniera trasparente e partecipata.
Così è a Roma, così è a
Napoli, così è a Benevento, così è ad Airola.
I circoli territoriali e le
articolazioni provinciali, regionali e nazionali del PD in tal senso hanno una
grossa responsabilità, perché non possono appiattirsi sulla gestione politico-amministrativa
di incarichi e prebende, ma devono perseguire con coerenza l’obiettivo della trasparenza
partecipata. Il PD su questi ed altri temi, partendo dai territori, dovrebbe
fare una seria riflessione perché se non sarà coerentemente democratico sarà
bocciato dalla storia, oltre che dagli elettori.
Diego Ruggiero
Coordinatore PD Airola