Caro amico indeciso sul se e come votare al referendum,
la riforma costituzionale su cui siamo chiamati ad esprimerci il 4
dicembre 2016 tocca 47 articoli della Carta e ne modifica nella sostanza 29,
introducendo alcune novità nell'assetto dei rapporti tra organi costituzionali
senza modificare la parte programmatica della Costituzione. Non vengono ad
esempio toccati i primi dieci articoli e nemmeno principi saldi come quello di
libertà di pensiero ed associazione oppure quel bellisimo articolo 41 che
sancisce il principio della utilità sociale della proprietà privata. E'tuttavia
inevitabile che possa esserci una qualche imperfezione quando si toccano tantei
temi. Potremmo stare ore ed ora a discutere sulle formulazioni ed illustri
accademici lo hanno fatto con maggior cognizione di causa di me che scrivo e di
te che leggi. Io però penso che la domanda da farsi insieme a te, che ora ti interroghi
se e come votare, sia: è giusto buttare il bambino con l'acqua sporca?
Pensaci! Questa riforma nasce da una esigenza vera del sistema democratico
italiano. In effetti a costituzione vigente nel 2016, il parlamento è spesso
espropriato delle sue capacità decisionali attraverso l'abuso della
decretazione d'urgenza e della questione di fiducia. Il governo non riesce ad
emanare i regolamenti attuativi delle leggi in tempi accettabili. Su tali punti
più volte sono intervenuti i Capi dello Stato e la Corte Costituzionale. Spesso
con la pratica dell'emendamento omnibus e della reiterazione dei decreti leggi
si è arrivati a snaturare l'istituto legislativo del decreto legge. Molte leggi
subiscono iter alquanto accidentati e lunghi a causa della cosiddetta navetta
tra Camera e Senato. L'intento della riforma è propri porre argine a questi
problemi, passando ad un bicameralismo temperato, introducendo istituti come la
legge "a data certa", costituzionalizzando alcuni principi in tema di
decreto legge, apportando sostanziose modifiche al Titolo V riguardante la
legislazione concorrente e costituzionalizzando il rapporto Stato/Autonomia
attraverso il nuovo Senato. Il Parlamento ha poi introdotto nuovi istituti di
partecipazione diretta come il referendum propositivo..
Non nego però che vi siano imperfezioni, specie sull'assetto del nuovo
Senato, di cui gli amici del fronte del No sanno ben mettere in luce gli aspetti.
Ma la domanda che mi sono fatto è: conviene , dopo tanti sforzi del
parlamento e tanti fallimenti di bicamerali e comitati di saggi, buttare via il
bambino con l'acqua sporca?
Io penso che oggi invece convenga a tutti tenersi il bambino con
l'acqua sporca, con l'intento di chiarificarla. In effetti questa riforma a
differenza di altre non incide sui poteri del Governo (non si parla più di semipresidenzialismo
o premierato forte come nel 2006 o nel 1998) e introduce nuovi istituti di
partecipazione diretta. Del resto penso che non sia una idea "insana"
pensare che dopo tanti sforzi, questa riforma sarà il primo vero passo che darà
l'abbrivio ad una stagione riformatrice dell'Italia. La prossima Campagna
Elettorale potrebbe allora giocarsi tutta su questi temi, dando un mandato
molto forte al futuro parlamento.
Perchè allora non pensare in positivo, dando una chance alla'Italia?
Detesto appiattire le posizioni avversarie, tuttavia è un fatto che
votando no si da un segnale: il sistema va bene così com'è. Invece così non è.
Lo sappiamo tutti e l'alternativa dei sostenitori del no non è univoca, anzi.
Nulla unisce 5stelle, lega, forza italia, Sinistra Italiana e D'Alema.
Per il resto Renzi aveva commesso un errore personalizzando la sfida.
Lo ha emendato con umiltà. Oggi in effetti ci troviamo di fronte ad una riforma
votata in due anni per 6 volte da un parlamento che ha votato corpose modifiche
specie in tema di allargamento degli istituti di partecipazione diretta
(referendum e proposte di legge popolare). Non è la riforma di Renzi. E' la
riforma proposta dal governo guidato da Renzi votata e modificata dal
Parlamento e sottoposta al voto popolare grazie alle firma raccolte dal PD. Più
democratica di così?! Pensiamoci.