Bene! Domani si vota per i referendum!
Non mi sento di condannare chi non si recherà al seggio: anche il non voto è un modo di esprime la propria volontà politica, anche se, l'esercizio del voto resta un dovere civico imposto ai cittadini dalla Costituzione.
Personalmente ho deciso nel lontano 1994, quando votai per la prima volta alle politiche, che mai avrei disatteso a questo dovere che la costituzione mi assegna:per me ogni timbro apposto sulla tesera elettorale in occasione delle elezioni è un attestato del bene che provo per il mio Paese.
Spero tuttavia che tutti coloro che non si recheranno alle urne abbiano coscienza dell'alta posta in gioco e non deicidano con superficialità!
Il voto non deve mai essere superficiale.
Comunque vado al sodo!
Questa tornata elettorale tocca la legge elettorale attuale, il famigerato "Porcellum" ovvero la "legge porcata" ideata da Calderoli.
Attualmente la legge è congegnata su tre regole principali:
1) la lista o la coalizione di liste che prende più voti (per la Camera a livello nazionale - per il Senato a livello regionale) prende il 55% dei parlamentari;
2) è possibile candidarsi in più circoscrizioni, salvo poi scegliere dove farsi eleggere.
3) il voto si esprime su liste bloccate e senza preferenze per cui l'elezione viene detrminata dal posto che si ha nella lista;
Grazie a queste regole oggi il parlamento italiano è un parlamento di nominati e non di eletti.
In sostanza ci troviamo oggi di fronte a quell'apoteosi della partitocrazia senza partiti, del "partito presonale" che Mauro Calise tratteggiava nell'omonimo saggio del 2000.
Proprio come indicava il consigliere politico di Bassolino, oggi i partiti sono diventati comitati elettorali di promozione del leader (si pensi al modello Berlusconi o alla scopiazzatura fallita di Veltroni). Per questo nei partiti oggi si fa carriera grazie al grado di fedeltà al leader e, se poi si è anche intelligenti, è meglio!
Non esistono più quelle leaderschip collettive che caratterizzavano i partiti 15/20 anni fa e oltre.
Oggi i partiti sono diventati dei gusci vuoti in cui conta più la detenzione di poteri nelle amministrazioni locali e centrali dello Stato e degli Enti Locali che non la cultura e l'analisi politica: è quella che Calise chiama "statalizzazione del partito".
Paradossalmente per anni questa realtà è stata nascosta sotto la retorica del maggioritario: la panacea, meta della lunga transizione verso "l'isola che non c'è" del bipartitismo perfetto italian style. E' sotto gli occhi di tutti che tutte le analisi di questi ultimi 20 anni hanno in maniera ossessiva e acritica indicato la causa della lunga transizione italiana nel fatto che Montecitorio non è diventato Westmister. Così si è sorvolato sulla profonda trasformazione personalistica che i partiti (tutti...anche AN....anche FI...anche rifondazine...anche l'UDC....anche i ds...anche la margherita) stavano subendo.
I referendum e il loro comitato promotore sono figli proprio di questa logica perversa e ci indicano un falso idolo (il bipartitismo perfetto) che oggi occorre abbattere e non esaltare, anche perchè la instabilità politica non è direttamente proporzionale alla frammentazione pertitica
Se questa è la premessa, ora occorre esaminare i referendum per coglierne possibili implicanze.
I primi due referendum si propongono di cambiare la prima delle regole descritte attribuendo il premio di maggioranza solo alla lista più votata e non alla coalizione. In sostanza si cerca di portare Westmister a Roma. Proviamo ad immaginare gli scenari futuri: sicuramente (pdl e pd), per essere competitivi, promuoveranno listoni raccogliere quanti pù voti possibile. In definitiva l'elettore sarebbe anche espropriato della possibilità di scegliere tra i partiti e determnare liberamente i rapporti di forza nelle coalizioni che sarebbero frutto non della competizione elettorale ma delle trattative segrete e dei sondaggi. Ci sarebbe una gara per i posti sicuri ed in sostanza un deficit di rappresentatività delle forze che non si sono misurate con gli elettori. Si pensi per fare un esempio alla fina che sta facendo AN nel PDL.
Bene per i primi due propongo di votare NO.
Il terzo referendum invece elimina la seconda regola descritta del poecellum che è uno dei tratti più odiosi dell'attuale legge: il fatto che poche porsone possano determinare gli eletti condidandosi in più circoscrizioni. Con tale sistema oggi i parlamentari vengono letteralmente nominati dai pluricapilista scelti dal partito.
Per questo referendum propongo di votare SI
Purtroppo per la terza regola, quella che sta uccidendo definitivamente i partiti e la democrazia italiana, occorre sperare in cambiamenti e triangolazioni politiche che permettano di reintrodurre il voto di preferenza. Mi dispiace che il PD non sposi questa battaglia che porta avanti, e ne va dato atto, solo l'UDC.
sabato 20 giugno 2009
REFERENDUM: due no e un si
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