Da uno scambio di vedute con un amico ho fatto una riflessione sull'amicizia...ve la offro opportunamente depurata da riferimenti personali.
La reciproca stima tra amici non li esime dai doveri di convivenza e, perchè no, di cortesia.
La concezione della "amicizie del se capita ci incontriamo" è disumanizzante:
le amicizie si scelgono, vanno coltivate, ci vuole cura e attenzione, ci vuole frequentazione e anche quache piccolo sacrificio. Occorre trasformale,rinnovarle di continuo, approfondirle. Sono fatte di esperienze condivise ed anche di esperienze non condivise. Se tutto questo non c'è, inaridiscono e muoiono.
Non bisogna mai darle per scontate.
L'amico vero non lascia mai nulla al "se capita" anche se gli costa un piccolo sacrificio. L'amico vero "sceglie" di coltivare l'amicizia. Le amicizie in effetti hanno parabole altalenanti fatte di innamoramenti ed improvvisi allontanamenti.
Tuttavia c'è una regola d'oro nelle amicizie: quando più sono libere e svilcolate dalla frequentzione assidua, tanto più richiamano ad una responsabilità di impegno e sacrificio reciproco, se vogliono rimanere tali: amicizie vere, sincere e durature.
lunedì 13 luglio 2009
Contro le amicizie del "se capita"
mercoledì 8 luglio 2009
Cattolici adulti e la legge 40/2004
Oggi segnalo questo pessimo articolo di Andrea Tornielli.
alla prossima
COMMENTO:
"Diciamo la verità: oggi non fa paura papa Ratzinger ma i ratzingeriani!
Quelli che utilizzano e strumentalizzano il suo magistero e la sua indiscutibile autorevolezza dottrinale.
....... quelli che accusano chiunque abbia nella Chiesa un pensiero non allineato di applicare una ermeneutica scorretta della discontinuità che vorrebbe andare oltre i testi del concilio. Oggi c'è una parte della Chiesa che usa queste sottili violenze verbali per accusare gli avversari intra-ecclesia di non essere in comunione con la Chiesa: è una forma molto forte di violenza sulle coscienze!" (http://diegoruggiero.blogspot.com/2009/03/la-lettera-del-papa.html)
Scusate se questa volta faccio una auto-citazione di un mio vecchio post, ma, leggendo il commento di Andrea Tornielli, il vaticanista più in voga del momento, non sono riuscito a trattenermi.
Fare l'esegesi delle parole del Papa per attaccare gli avversari intra-ecclesia, è semplicemente scandaloso! Accusare un figlio di Dio e fratello nel battesimo di non essere in comunione con la Chiesa perchè ha seguito in pubblico la propria coscienza, è una delle violenze più assurde che si possa esercitare sulla coscienza di un credente che si senta pietra viva di quell'edificio spirituale che è la Chiesa di Dio. L'anatema pare oggi uno degli sport preferiti da parte di alcuni!
Nel merito poi la scelta di Prodi di andare a votare nel 2005 era oggettivamente una delle possibili per un cattolico adulto nella fede (nell'accezione paolina predicata dal Papa)!
Infatti fermo restando il rispetto per i principi dottrinali, nel 2005 era opinabile esprimere il proprio no recandosi a meno alle urne, pur dovendo tener in debito conto la posizione dei vescovi per l'astensione.
Gli effetti di quella scelta oggi sono:
1) L'astensione dal voto è sempre moralmente giustificata, anche se solo frutto di pregiudizi superficiali sulla politica;
2) Sulla legge 40 non c'è un dibattito serio e gli animi sono ancora più esacerbati, sia da parte cattolica che da parte laica.
3) Oggi il dibattito sulla procreazione medicalmente assistita travalica i confine delle discussioni competenti e razionali per sconfinare nel fondamentalismo;
3) La Corte Costituzionale oggi è costretta ad intervenire sulla L 40/04, salvo essere a fasi alterne denigrata (ordinanza 396/2006) o esaltata (vedi sentenza 151/2009); in tal modo si strumentalizza l'ultimo organo di vera garanzia rimasto in Italia.
Su tale ultimo punto mi vorrei soffermare. Recentemente è stata pubblicata la motivazione della sentenza 151/2009 che ha eliminato il limite di tre embrioni previsto dalla 40. L'arresto della Suprema Corte ha chiarito che:
"La previsione della creazione di un numero di embrioni non superiore a tre, in assenza di ogni considerazione delle condizioni soggettive della donna che di volta in volta si sottopone alla procedura di procreazione medicalmente assistita, si pone, in definitiva, in contrasto con l'art. 3 Cost., riguardato sotto il duplice profilo del principio di ragionevolezza e di quello di uguaglianza, in quanto il legislatore riserva il medesimo trattamento a situazioni dissimili; nonchè con l'art. 32 Cost., per il pregiudizio alla salute della donna ¨C ed eventualmente, come si ¨¨ visto, del feto ¨C ad esso connesso."
Beh .... una pronuncia del genere, tenuto conto della giurisprudenza costante della Corte, era perfettamente prevedibile già nel 2004 da parte degli operatori di diritto.
L'intervento della Corte è solo uno dei primi colpi a questa legge che per alcuni versi è effettivamente irragionevole. Non c'è dubbio che sicuramente la prossima pronuncia toccherà l'irrevocabilità del consenso della donna. D'altra parte l'aporia della 40/2004, messa ben in evidenza dalla Corte, è proprio quella di essere eccessivamente sbilanciata su un principio di tutela assoluta dell'embrione, pur contemplando la possibilità della fecondazione artificiale che rimane sempre rischiosa; ciò, senza tener conto minimamente del nostro diritto vivente e senza operare equi bilanciamenti degli interessi in una fissità di principi e valori precipua più al campo etico che non a quello del diritto. La lezione che se ne trae quella di sempre: la battaglia per la tutela assoluta dei valori va fatta primariamente formando le coscienze di credenti e non credenti....il diritto e leggi vengono molto ma molto dopo e necessitano di mediazioni competenti. Altrimenti, si arriva agli eccessi di Tornielli e di tanti altri che confondono la liberta di scelta in materie oggettivamente opinabili con il mancato rispetto del magistero morale della Chiesa.
Ecco, basterebbe un minimo di competenza non ideologizzata per riportare il dibattito sulla 40/2004 nei confini di un dibattito razionale come ha fatto la Corte.
Il Papa bacchetta i cattolici alla Prodi
Strumenti utili
Il clamoroso annuncio dell’identificazione dei resti dell’Apostolo delle genti nel sarcofago sotto l’altare della basilica di San Paolo fuori le Mura ha fatto passare in secondo piano, domenica sera, un altro importante passaggio dell’omelia di Benedetto XVI. Parole nelle quali si può leggere un messaggio diretto in particolare a quei politici cattolici che per rivendicare l’autonomia delle loro scelte in materie eticamente sensibili, anche quando sono in gioco i cosiddetti valori «non negoziabili», si appellano alla loro «fede adulta». Un’espressione simile, come si ricorderà, fu utilizzata nel 2005 da Romano Prodi, il quale, per motivare la sua decisione di votare al referendum sulla fecondazione artificiale in dissenso con l’invito all’astensione lanciato dai vescovi italiani, disse di farlo da «cattolico adulto».
Il Papa ha ricordato come Paolo, nella lettera agli Efesini, abbia spiegato che «non possiamo più rimanere fanciulli in balia delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina». L’apostolo «desidera che i cristiani abbiano una fede responsabile, una fede adulta». Ma, ha aggiunto Benedetto XVI, «la parola “fede adulta” negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso. Lo s’intende spesso nel senso dell’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere – una fede fai da te, quindi. E lo si presenta – ha detto ancora Ratzinger – come “coraggio” di esprimersi contro il magistero della Chiesa». In realtà, ha spiegato il Papa, «non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso. Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo schema del mondo contemporaneo. È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una fede adulta. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo».
Questa la conclusione del Pontefice: «Così fa parte della fede adulta, ad esempio, impegnarsi per l’inviolabilità della vita umana fin dal primo momento, opponendosi con ciò radicalmente al principio della violenza, proprio anche nella difesa delle creature umane più inermi. Fa parte della fede adulta riconoscere il matrimonio tra un uomo e una donna per tutta la vita come ordinamento del Creatore, ristabilito nuovamente da Cristo. La fede adulta non si lascia trasportare qua e là da qualsiasi corrente. Essa s’oppone ai venti della moda». I riferimenti alla difesa della vita (contro le legislazioni abortiste) e del matrimonio tra uomo e donna (contro l’equiparazione delle nozze gay) suonano come un richiamo preciso per quei politici cattolici del Pd i quali, proprio su queste materie, si sono dichiarati possibilisti se non attivi sostenitori di progetti di legge, come nel caso dei «Dico».
Tutti hanno notato e fatto notare il sostanziale «silenzio» del Vaticano in queste settimane di polemiche che hanno coinvolto il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per le sue frequentazioni. Ha parlato, con equilibrio, il quotidiano cattolico Avvenire; ha parlato, con molto più clamore, Famiglia Cristiana; sono intervenuti alcuni vescovi chiedendo al premier di chiarire la sua posizione. Ma le vicende legate prima al caso Noemi e poi all’inchiesta barese non hanno avuto alcuno spazio sui media direttamente collegati con la Santa Sede. E quando il Papa ha parlato, analizzando la teologia di San Paolo, ha voluto, invece, criticare proprio l’autonomia invocata in nome della «fede adulta» da parte di alcuni politici cattolici del centrosinistra in materia di «valori non negoziabili». Quei valori la cui difesa, secondo la Chiesa, appare sempre più il fattore decisivo in base al quale valutare l’operato di un politico, al di là dei suoi comportamenti privati, per quanto imbarazzanti. Questo il messaggio che si ricava dai silenzi vaticani e dalle parole, inequivocabili, del Pontefice.
Testo del discorso del Papa
Nel quarto capitolo della lettera agli Efesini l’apostolo Paolo ci dice che con Cristo dobbiamo raggiungere l’età adulta, un’umanità matura. Non possiamo più rimanere “fanciulli in balia delle onde, trasportati qua e là da qualsiasi vento di dottrina…” (4, 14). Paolo desidera che i cristiani abbiano una fede “responsabile”, una “fede adulta”.
La parola “fede adulta” negli ultimi decenni è diventata uno slogan diffuso. Lo s’intende spesso nel senso dell’atteggiamento di chi non dà più ascolto alla Chiesa e ai suoi pastori, ma sceglie autonomamente ciò che vuol credere e non credere – una fede “fai da te”, quindi. E lo si presenta come “coraggio” di esprimersi contro il magistero della Chiesa. In realtà, tuttavia, non ci vuole per questo del coraggio, perché si può sempre essere sicuri del pubblico applauso. Coraggio ci vuole piuttosto per aderire alla fede della Chiesa, anche se questa contraddice lo “schema” del mondo contemporaneo.
È questo non-conformismo della fede che Paolo chiama una “fede adulta”. Qualifica invece come infantile il correre dietro ai venti e alle correnti del tempo.
Così fa parte della fede adulta, ad esempio, impegnarsi per l’inviolabilità della vita umana fin dal primo momento, opponendosi con ciò radicalmente al principio della violenza, proprio anche nella difesa delle creature umane più inermi. Fa parte della fede adulta riconoscere il matrimonio tra un uomo e una donna per tutta la vita come ordinamento del Creatore, ristabilito nuovamente da Cristo.
La fede adulta non si lascia trasportare qua e là da qualsiasi corrente. Essa s’oppone ai venti della moda. Sa che questi venti non sono il soffio dello Spirito Santo; sa che lo Spirito di Dio s’esprime e si manifesta nella comunione con Gesù Cristo.
Tuttavia, anche qui Paolo non si ferma alla negazione, ma ci conduce al grande “sì”. Descrive la fede matura, veramente adulta in maniera positiva con l’espressione: “agire secondo verità nella carità” (cfr. Efesini 4, 15). Il nuovo modo di pensare, donatoci dalla fede, si volge prima di tutto verso la verità. Il potere del male è la menzogna. Il potere della fede, il potere di Dio è la verità. La verità sul mondo e su noi stessi si rende visibile quando guardiamo a Dio. E Dio si rende visibile a noi nel volto di Gesù Cristo.
Guardando a Cristo riconosciamo un’ulteriore cosa: verità e carità sono inseparabili. In Dio, ambedue sono inscindibilmente una cosa sola: è proprio questa l’essenza di Dio. Per questo, per i cristiani verità e carità vanno insieme. La carità è la prova della verità. Sempre di nuovo dovremo essere misurati secondo questo criterio, che la verità diventi carità e la carità ci renda veritieri