Al di là di qualche eccesiva venatura polemica, l'articolo di
Giancristiano Desiderio apparso su Sanniopress (Matteo nella patria degli antirottamatori, http://www.sanniopress.it/?p=27017
) rappresenta un pregevole spaccato di tutto ciò che le primarie nel Sannio
non dovrebbero rappresentare.
Una premessa dovuta: sono coordinatore di uno dei circoli sanniti del
PD, quelli che “sono tutti conservatori, anzi reazionari”.
Stupirò! Non è che Renzi dispiaccia del
tutto – in fondo Adesso era il titolo della mitica rivista di don Mazzolari che
seppe criticare profeticamente la Dc del 1948-, anche se continuo ad apprezzare
molto il nostro segretario Bersani, che ho sostenuto con i miei dovuti distinguo
su una impostazione eccessivamente marcata a sinistra, alle primarie del 2009.
Mi definirei oggi moderatamente bersaniano e blandamente
renziano.
Insomma credo che, pur coltivando legittime scelte diverse, occorra
rifuggire da visioni manichee (BersaniVsRenzi, VecchiVs Nuovi, ReazionariVsRiformatori,
AdessoVsDopo ecc…), come quella di Desiderio, dove bene e male paiono
rigidamente irregimentati
Ma non è questo il punto! Anche perché questi sono orientamenti e preferenze
personali.
Il punto vero è un altro: queste primarie
partite con entusiasmo ed un bel pò di calcolo mediatico all’inseguimento di un
paio di camper, riusciranno a contribuire ad una reale rigenerazione della
classe dirigente del paese? Contribuiranno alla selezione di una classe
dirigente all'altezza delle sfide del nostro tempo?
E’ la domanda che mi ponevo a Benevento
mentre in terza fila, al mio fianco, un vecchietto - ultrà del giovane Renzi- alzava un cartello con su scritto “Matteo sei
il nostro Masaniello”. A Benevento ho ascoltato per una piacevole oretta il discorso-format
del sindaco di Firenze, tra video e grafici scaricati da internet.
In questa oretta ciò di cui Renzi non ha mai
parlato è come intende selezionare i candidati in parlamento tra 3 o 4 mesi.
Tale silenzio fa il paio con l’atteggiamento poco determinato tenuto sulla
questione, dalla dirigenza nazionale nel corso dell’ultimo anno.
In effetti, mi pare di aver inteso, Renzi guarda agli amministratori locali, come
lui. Mi chiedo se amministratori locali, cresciuti in un contesto
"personalistico" in cui i partiti sono diventati “partiti di eletti”,
abdicando al loro ruolo di raccordo con la società, sapranno cogliere la
domanda di partecipazione che arriva dalla gente (come amava chiamare Sturzo il
popolo)?
Bersani invece ha promosso fino ad ora - e
certamente promuoverà- giovani del
partito cresciuti nel medesimo contesto leaderistico: giovani che spesso (ma
non sempre, vivaddio!) avanzano per cooptazione in strutture purtroppo di
nicchia e/o elitarie, restando docili in
attesa del proprio momento. Questi giovani di partito sapranno innovare
seriamente le modalità di partecipazione politica?
Infatti oggi – ce lo dimostra l’imperioso
avanzare del grillismo - la gente non
vuole più solo esprimere un consenso ad una persona o un’idea; non vuole essere
solo un numero in un collettivo, ma vuole contare e decidere...veramente!
Il fatto è che oggi la platea degli
interessati alla politica è cresciuta – e si incazza e non si accontenta! Altro
che antipolitica, qui c’è una voglia matta di politica credibile e
partecipata!!
Non bastano più soprattutto le deleghe in
bianco. La gente cerca, a mio avviso saggiamente, una rigenerazione dei
meccanismi della partecipazione politica. Rigenerare vuol dire proprio nascere
di nuovo, ricominciare daccapo. Questo non significa rottamare polemicamente i vecchi,
ne aggiungersi cinicamente a loro per cooptazione e/o costrizione. Sia vecchi
che giovani sono chiamati a questa ri-generazione.
Come potrebbe avvenire questa rigenerazione?
Non mi ritengo all’altezza di una risposta
così epocale, però credo che una prima strada percorribile per il PD, un
tentativo, potrebbero essere le primarie per la scelta dei candidati parlamentari, secondo l’impegno statutario del
PD ribadito alla scorsa assemblea nazionale. Mi sembra un punto oggi
ineludibile e prioritario. Più importante della stessa sfida mediatica tra Renzi
e Bersani che tanto affascina il desiderio di tanti
Una seconda
strada potrebbe essere quella della promozione di artefici appassionati
ed umili al servizio di processi politici ampiamente partecipati, “uomini reali”
– e non comparse -come insegnava MazzolariI quando su Adesso pubblicava: "Uomini non ci si improvvisa, e nella
lotta politica italiana ciò che più dolorosamente sorprende è la mancanza
dell'uomo. Non dell'uomo grande, di cui non vogliamo neanche sentir parlare, ma
dell'uomo reale, con il suo modesto, insostituibile corredo di qualità
morali." Volutamente mi affido con Mazzolari alle qualità morali del
politico, proprio perché queste, prima di altro, la gente chiede e di queste
persone i partiti hanno un disperato bisogno.
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