lunedì 19 agosto 2013

Nozze gay

Una mia lettera a commento di quest'articolo:



----- Original Message -----
Sent: Monday, August 19, 2013 3:21 PM
Subject: wand

caro direttore,
ho letto con estremo interesse l'articolo pubblicato dal suo giornale "In piazza per le nozze gay" a pag 4 dell'edizione del 19 agosto.
Che dire?!
Un gruppo di giovani che prende coraggio e si esprime su un tema così importante fa ben sperare per il futuro della nostra società.
C'è voglia di partecipare, esprimersi, comunicare e lottare insieme per un ideale. Non è scontato.
Nel merito prendo spunto dall'iniziativa dei giovani di WAND LGBT di Benevento per chiarire alcune cose, anche perchè penso che forse l'iniziativa dei giovani liceali beneventani sarebbe potuta essere calibrata in maniera diversa.
Se è giusto infatti lottare, in nome dell'accoglienza delle diversità - battaglia che condivido in pieno -, contro una certa tendenza omofobica  presente anche nella nostra società,  è altrettanto vero che ciò dovrebbe assumere forme rispettose di tutti i credi e le posizioni culturali. Accostare lotta all'omofobia e riconoscimento dei matrimoni omosessuali non mi pare corretto. Anche perchè chi è contrario al matrimonio per gli omosessuali non può essere accusato di omofobia!
Mi rendo conto che tale accostamento non è nelle intenzioni degli organizzatori, ma è indubbio, navigando sulla rete, che il complesso del messaggio lanciato dal flash mob organizzato dai giovani attivisti sia questo.
So di trattare un tema che coinvolge i sentimenti di tanti omosessuali e so bene che di fronte al cambiamento in atto nella società non è bene fare lo  struzzo sotto la sabbia, però mi sembra giusto ribadire  che il matrimonio, con i diritti e doveri che ne discendono, non è un istituto giuridico applicabile a piè pari ad ogni tipo di unione affettiva, come rivendicano in tanti tra cui i giovanissimi organizzatori del flash mob. Il riconoscimento giuridico di tali unioni richiede comunque una mediazione attenta all'ethos condiviso ed alle reali necessità giuridiche di queste unioni, al di là di sterili ideologismi. Oltretutto certe battaglie etico-culturali non possono ridursi a battaglie legislative. Ciò vale per chi ha una matrice culturale cattolica, come me, ma anche per chi ne ha una diversa. Lo dico, prima ancora che come persona impegnata in campo socio-politico, come sposo e padre orgoglioso dei doni della vita matrimoniale, intesa come unione affettiva stabile, che non mi sentirei mai di negare ad alcuno. Per non parlare degli inestimabili doni spirituali del sacramento matrimoniale!
Mi viene a tal proposito in mente quella celebre canzone di Mc Carthy "All you need si love". E' vero tutti abbiamo bisogno dell'amore, in qualsiasi stato e condizione di vita - chi più dei giovani può essere ammaliato da questa gran bella idea che ha più di duemila anni di storia e che è nata con l'uomo -, ma ogni forma di amore ha un suo proprio modo di esprimersi peculiare. L'istituto matrimoniale è stato modellato dalla storia e dal diritto sul  fenomeno del matrimonio monogamico tra due persone di sesso diverso. Questo mi pare l'ethos condiviso da tanti italiani. Voler estendere tout court il matrimonio ad altre unioni affettive che nel frattempo stanno emergendo, lo snaturerebbe rendendolo qualcosa d'altro e mi pare una evidente forzatura culturale, oltre che legislativa.
A costo di apparire non al passo con i tempi mi chiedo: chi la pensa così può essere tacciato di omofobia?!
Diego Ruggiero

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