----- Original Message -----
From: Diego
Ruggiero
Sent: Monday, August 19, 2013 3:21 PM
Subject: wand
caro direttore,
ho letto con estremo interesse l'articolo
pubblicato dal suo giornale "In piazza per le nozze gay" a pag 4 dell'edizione
del 19 agosto.
Che dire?!
Un gruppo di giovani che prende coraggio e si
esprime su un tema così importante fa ben sperare per il futuro della nostra
società.
C'è voglia di partecipare, esprimersi, comunicare e
lottare insieme per un ideale. Non è scontato.
Nel merito prendo spunto dall'iniziativa dei
giovani di WAND LGBT di Benevento per chiarire alcune cose, anche perchè
penso che forse l'iniziativa dei giovani liceali beneventani sarebbe potuta
essere calibrata in maniera diversa.
Se è giusto infatti lottare, in nome
dell'accoglienza delle diversità - battaglia che condivido in pieno -, contro
una certa tendenza omofobica presente anche nella nostra società, è
altrettanto vero che ciò dovrebbe assumere forme rispettose di tutti i credi e
le posizioni culturali. Accostare lotta all'omofobia e riconoscimento dei
matrimoni omosessuali non mi pare corretto. Anche
perchè chi è contrario al matrimonio per gli omosessuali non può essere accusato
di omofobia!
Mi rendo conto che tale accostamento non è nelle
intenzioni degli organizzatori, ma è indubbio, navigando sulla rete, che il
complesso del messaggio lanciato dal flash mob organizzato dai giovani
attivisti sia questo.
So di trattare un tema che coinvolge i sentimenti
di tanti omosessuali e so bene che di fronte al cambiamento in atto nella
società non è bene fare lo struzzo sotto la sabbia, però mi sembra giusto ribadire che il matrimonio, con i diritti e doveri
che ne discendono, non è un istituto giuridico applicabile a piè pari ad ogni
tipo di unione affettiva, come rivendicano in tanti tra cui i
giovanissimi organizzatori del flash mob. Il riconoscimento giuridico di tali
unioni richiede comunque una mediazione attenta all'ethos condiviso ed alle
reali necessità giuridiche di queste unioni, al di là di sterili ideologismi.
Oltretutto certe battaglie etico-culturali non possono ridursi a battaglie
legislative. Ciò vale per chi ha una matrice culturale cattolica, come me, ma
anche per chi ne ha una diversa. Lo dico,
prima ancora che come persona impegnata in campo socio-politico, come sposo
e padre orgoglioso dei doni della vita matrimoniale, intesa come unione
affettiva stabile, che non mi sentirei mai di negare ad alcuno. Per non parlare
degli inestimabili doni spirituali del sacramento matrimoniale!
Mi viene a tal proposito in mente quella celebre
canzone di Mc Carthy "All you need si love". E' vero tutti abbiamo bisogno
dell'amore, in qualsiasi stato e condizione di vita - chi più dei giovani può
essere ammaliato da questa gran bella idea che ha più di duemila anni di storia
e che è nata con l'uomo -, ma ogni forma di amore ha un suo proprio modo di
esprimersi peculiare. L'istituto matrimoniale è stato modellato dalla storia e
dal diritto sul fenomeno del matrimonio monogamico tra due persone di sesso
diverso. Questo mi pare l'ethos condiviso da tanti italiani. Voler estendere
tout court il matrimonio ad altre unioni affettive che nel frattempo stanno
emergendo, lo snaturerebbe rendendolo qualcosa d'altro e mi pare una evidente
forzatura culturale, oltre che legislativa.
A costo di apparire non al passo con i tempi mi
chiedo: chi la pensa così può essere tacciato di omofobia?!
Diego Ruggiero
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