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Un periodo confuso. Questa è l'impressione che ci coglie tutti nell'osservare la vicenda attuale del Partito Democratico.
Il progetto di un "vero partito nuovo" ancorato ad una visione
riformista che affonda le proprie radici nell'esperienza dell'Ulivo:
questo è il PD che mi ostino ad intravvedere dietro a tanti fallimenti
personali, incoerenze politiche, aspettative deluse, piccoli passi in
avanti, mediazioni affaticate.
Cuperlo, Renzi, Letta...e per tornare
al locale De Luca, De Caro, Abbate, Mortaruolo: molti di noi in questa
confusione cercano di aggrapparsi a dei nomi, a delle storie, a delle
aree culturali.
Mi chiedo se sia questa la strada: se cioè da questa
confusione se ne esca legandosi ad un leader, ad un numero espressione
di un consenso, a formule politiche conformiste. Quante volte ho sentito
dire: "la politica si fa con i numeri!", "la politica deve dare
risposte", “la politica se non la fai la subisci”.
Ah...purtroppo
quante volte, troppe volte! Così giustifichiamo un cinismo che ci fa
spesso dissociare da noi stessi e per dirla con Sant’Ignazio degli
esercizi “dal fine per cui siamo stati creati”.
Devo ammettere un
mio limite politico: vivo queste espressioni in questa fase di estrema
confusione politica con gran fastidio interiore!
Anche perché mi
vado convincendo ogni giorno che i paradigmi stanno cambiando, che c’è
un elettorato maturo che non vuole “risposte” che sa che non possiamo
più dare, che non si accontenta di essere un “numero” in un assetto di
potere, che non vuole essere “arma” di scontro tra fazioni personali.
Eppure ancora sento in giro persone che pesano i leaders dal numero di
voti raccolti per cui questo vale cinque, quello otto e quell’altro 10,
senza avvedersi di scadere così in quel conformismo che riduce
semplicisticamente le persone a numeri, il bene comune a prebende
personali, l’alchimia del consenso politico alla corsa per il potere.
Mah…a me questo non basta.
Questo conformismo mi stanca, mi fa ri-accarezzare quel senso di
impotenza che mi ha spinto per tanto a starmene fuori dalla politica, a
fare di tutt’erba un fascio, beato nel mio recinto di cattolico
ecclesialmente impegnato.
Lo dichiaro apertamente: io voglio essere
“uno” qui ed ora… non un 10, un 50, un 300,un mille, un ottomila o
ventimila. Uno di Airola, nella provincia di Benevento in Campania.
Semplicemente “uno” che esiste.
Uno che tiene conto dell’altro, uno che condivide le proprie idee, che è
disposto a cambiarle perché sa di valere molto più delle idee che
esprime perché amato da Dio, uno dei tanti al quale il Signore per ora
affida una responsabilità oggi e forse domani lo chiamerà ad altro.
Uno né meglio, né peggio di uno come te che mi leggi e ti starai
cullando nella certezza che “questo Diego è una brava persona ma non
capisce proprio come gira!”.
Uno che cerca e si sforza, con la mente
ed il cuore, di pensare, dire e fare coerentemente le cose in cui
crede. Uno che pensa che il cuore dell’uomo possa cambiare. Anche il tuo
che adesso leggi e mal sopporti quella che ti sembra spocchia narcisa,
ma è semplice voglia di incontrarti.
Uno che sbaglia e non ha paura di ammetterlo. Uno che ha ragione e non ha paura di sostenerlo.
Uno che cerca di liberarsi dal conformismo del potere.
No, penso di non schierarmi in queste contese nominalistiche in cui ci
attarderemo nei prossimi mesi. Renzi, Cuperlo i segretari nazionali,
regionali, provinciali. Anzi, non mi schiero neppure per me stesso,
segretario di circolo, e chiederò ai miei iscritti cosa ne pensano e se
vogliono continuare con "uno" come me quest'avventura democratica.
Qualcuno mi dirà che sto rifiutando di fare politica e che stare in un
partito vuol dire prendere parte. Ebbene si! Rifiuto di operare in
"questa" politica che si riduce a nomi e numeri!
Non voglio essere
un nome nè un numero e non voglio definirmi con un nome in contese per
le quali in questo momento non intravvedo più di semplici nomi e numeri.
Sarò “uno” di voi, uno semplicemente e - alemno spero- coerentemente democratico.
A presto
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