Una lettera per credenti adulti nella fede: è questa l’impressione
che ho ricavato dalla lettura della prima lettera pastorale del mio vescovo,
don Mimmo Battaglia. Il vescovo ha così voluto tracciare il nostro cammino
ecclesiale per i prossimi tre anni. “Alzati, ti chiama” infatti non è solo un
motto episcopale, è una vera e propria chiamata alle armi, a stare ritti in
piedi! Don Mimmo non scherza. E’ una chiamata alla battaglia, se mi si lascia
passare il gioco di parole.
La mia prima risposta interiore è stata: Diego, qui si fa
sul serio e tu non sei abituato. Forse non lo è nessuno di quelli che conosco..
Poi però mi sono detto, memore dell’intervista di Martini del 2012, che il
vento dello Spirito in questi anni sta soffiando forte sulla Chiesa. Qualche
anno fa infatti sognavo” una
Chiesa che finalmente dopo questi primi cinquant'anni di rodaggio, riesca a
lasciarsi dietro tutta questa "distrazione" e punti
risolutamente e speditamente verso la meta di una risoluta e bella coerenza
evangelica, sulla strada indicata dal Concilio.” (http://www.vinonuovo.it/index.php?l=it&art=1015).
Oggi la mia Chiesa parla
apertamente di sinodalità e prossimità, libertà e povertà! Non che prima non lo
facesse. Anzi! Lo faceva però in modo diverso. Non che prima la mia Chiesa non
camminasse! Lo faceva ma in un altro modo.
Proprio perché eravamo
tanto affezionati a quel modo di camminare
e parlare, a quello stile… ora non
sarà semplice. Non siamo abituati!. La Chiesa "chiamata alla battaglia" oggi tenta di lasciare
indietro le "distrazioni", abdicando agli equilibrismi sterili. Come Bartimeo si sta
sollevando ma ancora non vede tutto chiaro. Personalmente lo ammetto: non sono abituato. Ma mi abituerò...proprio come mi sono abituato a seguire il Signore quando sentii la sua chiamata alla conversione. E' facile, basta ascoltare. Tuttavia non è semplice perchè il cammino di Battaglia è un vero cammino insieme e sinodale..
Proprio per questo don
Mimmo ci dice che “la stagione che
andremo a vivere sarà caratterizzata da molta fatica e dalla difficile gioia
dei piccoli risultati. Saremo chiamati a svolgere un enorme lavoro di semina” …ed
ancora “senza sinodalità la comunione
resta uno slogan svuotato del suo significato” …e poi “il dialogo prevede possibili conflitti che non possono e non devono
essere vitati o ignorati. La conflittualità è parte integrante di questo
processo di rinnovamento.. Se ci impegnamo a risolverla insieme allora essa si
trasformerà in un anello di collegamento di un nuovo processo”… ed infine ”E’ prioritario allora entrare in
questo dinamismo senza la pretesa di giungere a risultati immediati, ma nel
confronto e nella preghiera personale e comunitaria impegnarsi e maturare
insieme uno stile ecclesiale di reciproco ascolto” (pag. 49 e ss)
La chiamata di don Mimmo
allora non è una esortazione irenica a stare in pace ed evitare conflitti. Men
che meno una chiamata a correre verso mete irraggiungibili. E’ una chiamata a
condividere e guardarsi negli occhi l’un l’altro per puntare con risolutezza
alla Chiesa bella, come voluta dal Concilio. Le sue coordinate sono chiare:
sinodalità, prossimità, libertà e povertà.
Quattro sostantivi,
quattro attenzioni, quattro stili. Dobbiamo sforzarci tutti laici e sacerdoti ad
esserne all’altezza, fidandoci l’uno dell’altro. Solo così tra tre anni avremo
misurato passi in avanti La lettera su
questo ci da ancora una mano: “ Usciamo
dalle nostre chiusure inutili per orientarci a traguardi di luce. Purifichiamo
nella continuità della vita, le ragioni delle nostre scelte, della nostra
presenza nella Chiesa e nel mondo, del nostro modo di narrare e vincere il
vangelo liberandolo dall’inerzia di un devozionismo sterile”
Già! Purifichiamo le ragioni delle nostre scelte! Che bella espressione! Iniziamo allora a vivere con nuovo slancio i luoghi della corresponsabilità ecclesiale, come i consigli pastorali etc.! Noi laici così ci sentiremo pienamente coinvolti nella missione della Chiesa, ed i nostri amati sacerdoti sentiranno meno la fatica del servizio alla comunità. La strada adesso è indicata. Pare un sentiero stretto ed irto. Sta a noi allargarlo e renderlo una strada comoda per tutti. Basta poco per allargare questo sentiero: serve dilatare il cuore e fidarsi l'uno dell'altro! Io la mia parte la garantisco.
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