E’ un poco che non
scrivo di quel che sento.
E’ sempre difficile
parlare alle persone e spogliarsi un’attimo delle etichette.
Ci provo per parlare della mia città in
questo tempo di fermento con la speranza di dare stimoli di riflessione…non su
di me, ma sulla nostra comunità.
Ho sempre detto che
il Signore ci chiama a fiore dove ci ha piantati. Fiorire e non appassire.
Inutile tacere sulle tante difficoltà
che l’impegno politico e sociale incontra qui ad Airola!
Il diffuso
scetticismo dei giovani ne è prova.
Spregiudicatezza,
cinismo, ipocrisia, autoreferenzialità e puerili furbizie sono alcune di quelle
miserie umane che agiscono come un vero
è proprio “diserbante selettivo” sulle aspirazioni più nobili e disinteressate,
sulle intenzione più pure di servizio agli altri.
Ci vuole un niente
per trasformare un servizio in un vero potere. Un nonnulla per demolire
chiunque.
Oggi però vorrei
spendere qualche parola di speranza ma anche di carità, se ci riesco.
Cinque
anni fa in un comizio ebbi modo di dire una cosa che, almeno io, non ho
dimenticato: “Sto qui proprio perché ho sentito interiormente un bisogno
impellente di fare qualcosa di più per rendere più bella la comunità che amo:
la città di Airola. Io ne sono innamorato e vorrei che tutti la amassimo
visceralmente!...Amare la nostra città è prendersene cura, tutelandola e
valorizzandola per renderla “una
Comunità che si ama”. Airola non deve essere vista dai nostri giovani come
un peso da cui sbarazzarsi per realizarsi, ma come una risorsa da curare e
valorizzare”
Già
Airola, una Comunità che si ama, non peso ma risorsa.
Quante volte invece mi
dico: non vengo capito, non mi si vuol capire, questa città non merita nulla.
Lo
sconforto assale ed assilla.
Questo contrasto tra
speranza e sconforto mi fa porre alcune domande in questo tempo
Se mi lascio
trascinare da questo sconforto amo Airola veramente? Amo me stesso? Prevale in
me il sentimento del sé e l’idolo che mi sono costruito? Quanto amo la mia
immagine sociale più della verità su me stesso che solo Dio conosce fino in
fondo?
L’umiltà non si
predica ma si pratica. La cosa peggiore che possa capitare ad un cuore che
aspira ad essere povero in spirito per far spazio a Dio è abbandonare la
speranza.
Non affidarsi al
Signore, pensare che il cuore delle persone non può cambiare mai.
Abbandonare la
speranze allora è un atto di superbia perché mette al centro l’io e non l’azione
del Signore.
Secondo me è un punto
fondamentale di discernimento per ogni tipo di impegno.
Mi direte cosa c’entra
con le amministrative 2021?
Beh … spesso le
chiacchiere, i buoni propositi, le strategie di questi giorni ci fanno perdere
di vista che la politica, dentro o fuori i partiti, la fanno le persone e le
persone hanno dei sentimenti, della passioni e delle idealità. Molto spesso invece
si incasellano tutti in clichè maturati in contesti in cui “si parla di” e si evita
di “parlare con”.
E’ questo il dato che
si legge oggi in questa corsa tra le “solitudini” che scuotono la politica
airolana in questi giorni. Tutti soli per cercare poi l’alleanza vincente, per
stare nel mazzo di carte.
Attese, aspirazioni,
progetti dove ciò che manca spesso è l’uomo, la persona, il parlarsi negli
occhi. Anche chi ritiene di farlo, spesso ha una doppia morale, classificando
alcuni e cancellando altri.
Chi osserva tutto
questo non può non ritrarsi indignato!
Noi impegnati in
politica ad Airola , dal più giovane al più anziano, dovremmo fare tutti un
profondo esame di coscienza su quanto questo modo di procedere tarpi le ali
alla comunità e la insterilisca.
Capirete allora
quanto questa riflessione sia attuale.
Vedete, rispetto a
qualche anno ha ho maturato una certezza: prima dei programmi e dei nomi, vengono
gli uomini e le persone e solo la capacità andarsi incontro e mettere da parte
tante cose, potrà aiutarci a scorgere il meglio di noi, per farci tornare alla
speranza capendo che Airola è la parte migliore di noi perché la amiamo.
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