venerdì 4 gennaio 2008

RUINI E LA 194

Cari amici,

oggi su sollecitazione di un amico sacerdote, vorrei affrontare il tema delle ultimissime dichiarazioni in merito alla legge 194 rilasciate dal card. Ruini, ex presidente della Cei. Riporto testuale la dichiarazione:

«Credo - afferma il vicario del Papa - che dopo il risultato felice ottenuto riguardo alla pena di morte fosse molto logico richiamare il tema dell'aborto e chiedere una moratoria quantomeno per stimolare, risvegliare le coscienze di tutti, per aiutare a rendersi conto che il bambino in seno alla madre è davvero un essere umano e che la sua soppressione è inevitabilmente la soppressione di un essere umano». «In secondo luogo - sottolinea l'ex presidente della Cei - si può sperare che da questa moratoria venga anche uno stimolo per l'Italia, quantomeno per applicare integralmente la legge sull'aborto che dice di essere legge che intende difendere la vita, quindi applicare questa legge in quelle parti che davvero possono essere di difesa della vita e forse, a 30 anni ormai dalla legge - aggiunge Ruini - aggiornarla al progresso scientifico che ad esempio ha fatto fare grandi passi avanti alla sopravvivenza dei bambini prematuri. Diventa veramente inammissibile procedere all'aborto ad una età del feto nella quale egli potrebbe vivere anche da solo».

COMMENTO:
1)Sono moltissimo d'accordo con la moratoria sull'aborto che, se non altro, sollecita l'apertura di un dibattito su questi temi che spero sia serio e non ideologico.

2)Anche sull'applicazione INTEGRALE della 194 devono farsi molti passi in avanti soprattutto in merito al ruolo dei consultori e alla dotazione economica degli stessi, sempre nel rispetto della lettera dell'art. 5 della 194 che recita " Il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire I necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall'incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante,di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna e della persona indicata come padre del concepito"

3)L'ultimo appunto sul progresso scientifico invece non lo capisco proprio. L'aborto è consentito ai sensi dell'art. 4 della 194 "entro I primi novanta giorni, alla donna che accusi circostanze per le quali la prosecuzione della gravidanza, il parto o la maternità comporterebbero un serio pericolo per la sua salute fisica o psichica, in relazione o al suo stato di salute, o alle sue condizioni economiche, o sociali o familiari, o alle circostanze in cui è avvenuto il concepimento, o a previsioni di anomalie o malformazioni del concepito"

Oltre il 90° giorno l'aborto è ammesso in due ipotesi con relativa sanzione penale:

1)IMPOSSIBILITà VITA AUTONOMA DEL FETO, alle seguenti alternative condizioni: A) grave pericolo di vita della madre; B) patologie che comportino pericoli per la salute della madre.

2)POSSIBILIA' DI VITA AUTONOMA DEL FETO alle seguenti condizioni: pericolo di vita della madre e adozione di misure atte a salvaguardare la vita del feto.

Visto che non si ha notizia di feti prematuri entro le 12 settimane per I quali ci sia possibilità di vita autonoma (almeno per quanto a me risulta), sembra chiaro che la legge 194, circa feti prematuri oltre le 12 settimane, lascia al medico la valutazione del singolo caso sulla sussistenza di condizioni per la possibile interruzione di gravidanza (possibilità di vita autonoma e pericolo di vita per la madre e patologie del feto); anche se devo sottolineare che non è affatto detto che la vita della madre sia SEMPRE più importante della vita del figlio per cui dal punto di vista morale l'equilibrio dei valori ingioco sancito dalla 194 è molto discutibile! Non mi addentro su quest'ultima questione perchè tanti ne sapranno su questo tema molto e meglio di me.

Tuttavia non può non rilevarsi che I termini e le problematiche della questione legislativa sollevata siano da porsi in maniera alquanto diversa, sostanzialmente più puntuale e dettagliata, dalla prospettiva parziale del cardinale.

Di quale aggiornamento parla il cardinale riferendosi alla "inammissibilità" dell'aborto per I prematuri?
Se il fine è discutere la 194, il discorso del cardinale potrebbe portare all'introduzione di un limite (dalla 12 esima settimana in poi di gestazione) oltre il quale l'interruzione di gravidanza sarebbe sarebbe reato sempre e comunque ovvero un limite penalmente sanzionato oltre il quale l'interruzione di gravidanza sarebbe possibile solo a condizione di prendere tutte le misure atte alla salvaguardia della vita del feto?

Servirebbe?

Non stravolgerebbe tutto l'impianto della legge?

Oggi, a legislazione invariata, il limite è convenzionalmente considerato dai medici intorno alla 24esima settimana e molti ospedali con propri codici interni di autoregolamentazione, non ultimi quelli di Milano, lo abbassano fino alla 21esima settimana.

Perchè, volendo fare un esempio, oltre la 20esima settimana l'aborto sarebbe sempre e comunque reato, mentre prima non lo sarebbe se la madre fosse in pericolo di vita? Non ci sarebbe disparità di trattamento tra casi simili? Visto il delicato equilibrio dei valori ingioco stabilito dalla 194 e anche sancito da sentenze della Corte Costituzionale, non ci sarebbero profili di incostituzionalità di una siffatta norma? Non si andrebbe ad intaccare il delicato equilibrio normativo della 194?


Esiste una evidenza scientifica, uno studio che indichi che la settimana di gestazione a partire dalla quale il 100% dei feti ha capacità di vita autonoma?

Infine la domanda, secondo me, capitale: la valutazione della "possibilità di vita autonoma del feto" deve essere operata dalla legge una-volta-per-tutte o dal medico (singolo o in equipe) per ogni singolo caso?

Si ripropongono qui I dilemmi della legge 40/04 circa l'impianto dei 3 embrioni.

Cosa compete alla scienza medica e cosa alla legge positiva?

Personalmente ritengo di avere molto ben chiari I valori fondamentali di rispetto della vita fin dal concepimento, ma qui si sconfina in un campo "filosofico" in cui le competenze dei diversi "saperi" si sovrappongono.

Se è vero che la scienza non può darsi da se I valori (ce lo dicono la chiesa ma anche tanti filosofi "laici"), è anche vero che le valutazioni scientifiche (la valutazione delle possibilità di vita autonoma del feto è tra queste) vanno fatte dalle persona competenti a farle. Il punto potrebbe essere: ci fidiamo di queste persone competenti, di questi medici? le riteniamo comunque per definizione senza "coscienza"?

Forse la soluzione potrebbe essere quella di imporre I codici di autoregolamentazione, sanzionabili disciplinarmente, a tutte le strutture che operano le interruzioni di gravidanza, ponendo anche dei paletti entro cui tal codici dovranno muoversi e imponendo un termine per la loro adozione.

D'altra parte il Catechismo della Chiesa Cattolica al n° 2773 dice che gli attentati alla vita del nascituro devono avere "sanzioni penali appropriate"; penso che inserire nuove figure di reato in una legialazione permissiva come quella della 194 sarebbe appunto poco appropriato.

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