giovedì 1 maggio 2008

Le nuove linee guida sulla legge 40/04: le inutili polemiche

Sono state emanate le nuove linee guida della legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita.
Un atto dovuto da parte del ministro uscente?
Un arbitrio? Lo stravolgimento dello spirito e della lettera della legge stessa?
Le linee guida hanno natura regolamentare, cioè sono fonti normative di secondo grado che non possono cambiare in alcun modo il contenuto della legga. Ai sensi dell'art 7 della legge 40/04, hanno il compito di definire "le procedure e le tecniche di fecondazione e sono vincolanti per i centri autorizzati al trattamento".
Esaminando il testo delle nuove linee guida vediamo che, rispetto al vecchio impianto, sono state apportate solo due innovazioni:
1) per l'accesso alle tecniche, c'è stata la parificazione tra stato di infertilità e la presenza di alcune malattie trasmissibili (AIDS ed Epatite B e C) in quanto "l'elevato rischio di infezione per lòa madre e per il feto costituisce di fatto in termini obiettivi una causa ostativa alla procreazione";
2) In merito alla diagnosi pre-impianto, è stato eliminata la limitazione alle sole indagini di tipo "ossevazionale" senza prelievo di cellule dall'embrione;
In merito al primo punto deve sottolinerasi che già le precedenti linee guida prevedevano che per l'accesso alle tecniche era necessario uno screening per le patologie infettive (AIDS ed epatite) le cui "implicazioni per i potenziali figli" dovevano essere prese in considerazione. Inoltre già col precedente testo si definiva la sterilità come l'assenza di concepimento dopo 24/12 mesi di rapporti sessuali non protetti, mostrando così tutti i limiti di una legislazione tesa più a creare una morale che non a regolamentare un fenomeno (come si fa ad essere certi che la coppia abbia per 12/24 mesi avuto rapporti non protetti?). Daltra parte lo stesso TAR LAZIO nella famosa recente sentenza ha sottolineato che, ai fini della certificazione dello stato di infertilità, "dovrà essere ritenuta sufficiente una mera documentazione dell'esistenza di un impedimento alla procreazione." Un qualsiasi impedimento! La stessa legge 40 (ART. 4) d'altra parte parla di infertilità con cause inspiegate o accertate.
L'innovazione della nuove linee guida è in linea o no con la legge 40?
L'art. 4 della legge stessa si limita a stabilire che "il ricorso alle tecniche di PMA è circoscritto ai casi infertilità o sterilità": una definizione monca ed elastica che può ben dar adito letture estensive. E' uno dei limiti di tecnica legislativa della legge 40 che, lungi dal sedare le polemiche intorno alla PMA, le acuisce sempre più, aldilà delle varie opzioni morali degli interpreti.
Le nuove linee guida si incuneano in queste polemiche, proponendo una definizione di infertilità molto allargata (forse un po troppo!), liceizzando con chiarezza (l'accesso alle tecniche ai portatori di AIDS ed epatite) ciò che prima era possibile con una piccola bugia della coppia. Il ministero ha debordato dal proprio compito di dettare le norme relative a tecniche e procedure della PMA, pur dando però una definizione non vincolante, in linea di principio non contrastante con quella legislativa.
Il problema dunque in se, oggettivamente, non è di gran conto. Tutto il dibattito che seguirà su questa piccola innovazione darà a tutti noi la misura delle polemiche e degli atteggiamenti preconcetti dei detrattori e dei difensori della legge 40.
Invece in merito al secondo punto le nuove linee guida non fanno altro che recepire la modifica apportata dalla sentenza di ottobre 2007 del TAR del Lazio, la quale aveva considerato non in linea con la legge la limitazione della diagnosi pre-impianto alle sole indagini di tipo osservazionale, sollevando tra l'altro la questione di legittimità costituzionale dell'art. 14 comma 2 e 3 della legge 40 in relazione agli art. 3 e 32 cost.
In tal caso la modifica era atto dovuto. Qualche parola potrebbe esser però spesa sulle motivazioni della sentenza del TAR.
Il TAR LAZIO ha annullato la limititazione della diagnosi pre-impianto alle sole indagini osservazionali osservando che le linee guida non possono modificare in senso restrittivo o estensivo le definizioni contenute nella legge la quale permette la diagnosi pre-impianto se volta alla tutela dell'embrione stesso.
Ritorniamo quindi alle domande iniziali.
Le nuove linee guida erano un atto dovuto, tuttavia si è aspettato troppo, evidentemente per questioni di equilibri politici. Sono state emanate sulla scorta di un parere del consiglio di presidenza del Consiglio superiore di Sanità, laddove invece era necessario, come prevede l'art. 7 della legge 40, il parere del Consifglio Superiore di Sanità. Secondo, che è stato solo preventivo sulla necessità dell'emanazione non già sul merito del regolamento. Secondo me saranno annullate.
Un arbitrio? Non penso. Non contengono grosse e significative novità e sono comunque in linea con la legge 40.
Contraddicono lo spirito e la lettera della legge 40? Mi sembra un giudizio esagerato e dettato, alla luce di quanto detto, solo da analisi preconcette. La legge 40 non è un baluardo da difendere a tutti i costi...proprio come la 194.
PS: F. D'Agostino su avvenire di oggi cerca di spiegare perchè e per come invece le linee guida contraddirrebbero lo spirito e la lettera della legge 40. eccovi l'articolo:

GRAVE VIOLAZIONE DELLA LEGGE
L’EUGENETICA RIENTRA DALLA FINESTRA

FRANCESCO D’AGOSTINO

E' un dovere per tutti, anche per i ministri e le ministre, rispettare la legge. È doveroso rispettarne la lettera e, ancor più, lo spirito. E so­prattutto è doveroso per tutti, anche per le mini­­stre, praticare l’onestà intellettuale: non ci si può ad esempio vantare di applicare «rigorosamen­te » una legge (come ha fatto la ministra Livia Tur­co nel comunicato che accompagna l’emana­zione delle nuove Linee guida di applicazione della legge sulla Procreazione assistita), quando se ne viola lo spirito – e con ogni probabilità an­che la lettera.
La legge 40/2004 – che invano, ricordiamocelo, si è cercato di abrogare tramite referendum – prende le mosse da due principi fondamentali: la doverosa tutela dell’interesse procreativo delle coppie sterili, che intendano ricorrere alle tecni­che di procreazione assistita; la doverosa garan­zia, nell’applicazione di queste tecniche, dei di­ritti del nascituro, primo tra tutti quello di venire al mondo. Il riferimento che la legge fa alla steri­lità, come presupposto per l’accesso alle pratiche di procreazione, è essenziale, per mantenere lo­ro un doveroso carattere terapeutico ed esclu­derne qualunque uso a fini di mera manipola­zione. Per garantire il diritto alla vita del nascitu­ro, la legge impone (salvo casi eccezionali) di pro­durre in provetta solo quegli embrioni (al massi­mo tre) per i quali la donna sia disposta ad ac­cettare il trasferimento in utero e vieta rigorosa­mente qualsiasi forma a carico degli embrioni di selezione eugenetica.
Le nuove Linee guida violano palesemente am­bedue questi principi. Innovando alla preceden­te regolamentazione, esse ammettono alla fecon­dazione assistita coppie, il cui partner maschile sia portatore di patologie sessualmente trasmissibi­li. L’argomento utilizzato dalla ministra per giu­stificare questa disposizione è che a tali uomini an­drebbe riconosciuto «uno stato di infertilità di fat­to »: categoria, questa, scientificamente priva di senso (dato che costoro sono comunque in grado di procreare) e giuridicamente ambigua: un uo­mo potrebbe ad esempio essere ritenuto «di fat­to » non fertile, solo perché privo di partner fem­minile (magari intenzionalmente, come può av­venire nel caso degli omosessuali). La realtà è che alterando con le nuove Linee guida l’ancoraggio della legge 40 alla sterilità, si muta in radice tutto lo spirito della legge.
Ancora più grave un’altra innovazione delle Linee guida appena pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale. Si ribadisce la disposizione che proibisce di sot­toporre gli embrioni creati in provetta a diagnosi pre-impianto a finalità eugenetica, ma si cassano i paragrafi delle vecchie linee guida che limitava­no le indagini sullo stato di salute degli embrioni a quelle strettamente «osservazionali». La posta in gioco è chiara: aprire la strada a test genetici pre-impiantatori. Con due risvolti: il primo con­cerne la salute degli embrioni, perché qualunque diagnosi che non sia meramente osservazionale ne pone a rischio la sopravvivenza (contraddi­cendo dunque lo spirito della legge, che vuole sal­vaguardare il loro diritto alla vita). Il secondo ri­svolto è ancora più grave: vengono ad essere di fatto consentite le diagnosi a finalità eugenetica, pur formalmente proibite dalla legge. Quando in­fatti, grazie a un test genetico, si informasse la don­na che dei due o tre embrioni procreati in provet­ta uno solo è portatore di una qualsiasi patologia (anche se pienamente compatibile con la so­pravvivenza) l’esito probabile sarebbe la richiesta della donna di accogliere in utero solo gli embrioni 'sani' e di escludere dall’impianto l’ embrione 'malato' (e basterebbe già sottolineare il caratte­re solo probabilistico dei test genetici per rilevare la gravità bioetica di simili pratiche, che portano inevitabilmente alla distruzione di embrioni sani). La stessa strada potrebbe essere percorsa per se­lezionare il sesso del nascituro, trasferendo in u­tero, dopo un adeguato test genetico, solo l’em­brione del sesso desiderato.
L’eugenetica, tenuta fuori dalla porta, rientra co­sì dalla finestra. È innegabile che esista in molte coppie un desiderio di selezione eugenetica dei nascituri (desiderio in alcuni casi, come quelli di patologie estremamente gravi, anche umana­mente comprensibile), ma è altrettanto innegabile che questo desiderio non è compatibile col ri­spetto per le vite create in provetta. Non solo la let­tera, ma anche e soprattutto lo spirito della legge 40 a favore della tutela della vita embrionale sono inequivocabili: le nuove Linee guida alterano si­gnificativamente l’una e l’altro.
Eppure dovremmo tutti, anche le ministre – e so­prattutto le ministre di un Governo giunto alla fi­ne del suo mandato –, rispettare con onestà in­tellettuale la legge vigente, sia nella sua lettera che
nel suo spirito.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

QUESTO è UN ESEMPIO DI INUTILE POLEMICA DI CUI PARLI:

03/05/2008
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INTERVENTO DEL SENATORE MINO IZZO
Inaccettabile il decreto Turco
«Riporta in vita l’eugenetica nazista»


«Il Decreto Turco sulla procreazione assistita riporta in vita l'eugenetica nazista». Ad affermarlo è il senatore di Forza Italia, Mino Izzo. Per il parlamentare sannita, infatti,«. «Le nuove Linee guida sull'applicazione della Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, emanate ”in extremis” dal ministro della Salute di un Governo ormai non più legittimato, rappresentano l'ennesima testimonianza della coscienza etica della sinistra, orientata a calpestare il fondamentale diritto alla vita umana. Nell'eliminare il divieto della diagnosi pre-impianto dell'embrione, seguendo alcune recenti e discutibili sentenze, il ministro Turco introduce una forma mascherata di eugenetica, che ricorda molto da vicino gli orrori delle sperimentazioni praticate dai medici nazisti nei campi di sterminio dell'ultima guerra mondiale. La sinistra, dimenticando evidentemente di essere ormai una minoranza nel Paese, intende porre le condizioni per scartare gli embrioni mal riusciti, calpestando in tal modo il valore fondamentale della vita umana che noi intendiamo difendere ad ogni costo e, soprattutto, in coerenza con i principi dell'etica cristiana che, da sempre, orientano la nostra azione politica». Proseguendo sempre sulla stessa problematica, il senatore Mino Izzo conclude sostenendo: «Non mi meraviglierei affatto se la sinistra intendesse praticare una sperimentazione scientifica avanzata per verificare se gli embrioni siano geneticamente predisposti ad evolversi in ”elettori orientati a sinistra”, imponendo in tal modo la soppressione di tutti gli altri! Ma il 13 e 14 aprile scorso - ad affermarlo è sempre l’esponente politico del Pdl -, gli italiani hanno scelto di voltare pagina ed il nuovo Governo saprà certamente intervenire per rimuovere anche questo ennesima offesa alla vita umana ad opera del ministro Turco, perché il Popolo delle Libertà sarà fedele ai valori non negoziabili del diritto naturale, a tutela della persona umana dal concepimento e fino alla morte naturale».

airolagora ha detto...

Caro Diego, da ogni tuo scritto rilevo che sei un tipo "sinistro", emergono contraddizioni e polemiche di stampo comunista che contrastano con la realtà fattuale che ti circonda. Pur vivendo una realtà cittadina in pieno degrado non fai mai cenno ai notevoli danni che sta procurando l'amministrazione Supino. Non ne parli perchè ti vergogni di far parte dello stesso schieramento politico ma, sicuramente in cuor tuo, chissà quante volte hai pensato quello che ti sto dicendo.
Diego Rialzati!!! Abbandona le scelleratezze della sinistra, sposa la giusta causa del P.d.L. e sarai sicuramente una valida e gloriosa bandiera per il futuro di Airola

Anonimo ha detto...

Di solito non rispondo alle polemiche anonime.


Comunque se vuoi una discussione costruttiva sul fututo di Airola ti invito ad uscire allo scoperto a te e all'amico anonio di prima; ti invito a commentare quest'intervento:
http://diegoruggiero.blogspot.com/2007_11_01_archive.html

Se invece voi parlare del dibattito ad Airola sulle fabbriche ti invito in quest'altro blog:

partitodemocraticoairola.blogspot.com

Mi raccomando però sempre con dolcezza e rispetto per le opinioni, anche politiche, altrui.

Dall'andamento del pensiero e dello scritto che riesce a passare ban dalla paratassi all'ipotassi, mi sembri una persona intelligente. Mi piace confrontarmi con persone come te. Ch sei?

Anonimo ha detto...

invece devi rispondere alle polemiche perchè come lo fai tu non lo sa fare nessuno.
Caro anonimo di Airola, io che non sonop di airola mi permetto di dirti che(senza vena polemica) volesse il CIELO che Airola e dintorni avessero più "comunisti" alla Diego.
Carissimo diego continua a fare quello che fai da "CREDENTE" o come ti definisce l'anonimo airolano "COMUNISTA". Il mondo ha bisogno di gente come te!!!!
Saluti alla ragazza