pubblico qui, per chi non avesse potuto leggere il giornale di domenica, il testo degli auguri natalizi che il nostro vescovo Michele De Rosa ha fatto.
Carissimi,
ci avviciniamo al Santo Natale; un Natale, a quel che si dice e si sente, povero di soldi diversamente da quello che avveniva in passato, ammesso che ciò sia vero.
Ritengo che i soldi ci siano per tutti oggi, in Italia, per vivere una vita dignitosa e non dispendiosa. Purtroppo oggi in Italia uno lavora, uno produce e quattro mangiano sul suo lavoro.
Il fatto è che un fiume di denaro viene convogliato verso alcuni settori privilegiati della nostra società, che si possono permettere di andare a New York a fare shopping, alle Maldive, alle Seicelle e in Thailandia dove tra l’altro esiste un fiorente turismo sessuale. Il che vuol dire che soldi e sesso sfrenato per alcuni vanno naturalmente insieme.
All’apice della piramide dei nostri privilegiati troviamo notoriamente i parlamentari.
L’anno scorso davanti alla rabbia montante di vaste zone dell’opinione pubblica per i costi del Parlamento ( e del Quirinale), si è fatto finta di tagliare spese inutili, ma in quest’anno il costo del tempio della nostra politica non è diminuito ma è addirittura aumentato.
Perché, mi chiedo, i nostri parlamentari possono sommare integralmente i vari emolumenti che arrivano da fiumi diversi mentre tutti sanno, alcuni per esperienza diretta, che la seconda pensione, anche se la prima è irrisoria, viene decurtata di un terzo?E poi leggevo qualche giorno fa che con il terremoto delle ultime elezioni deputati e senatori non eletti, anziani che hanno passato la vita tra il Parlamento nazionale e il Parlamento europeo ( e mi riferisco soprattutto ai parlamentari comunisti che hanno sempre, a loro dire, lottato e pagato per difendere i lavoratori e i poveri, di fatto arricchendosi per poter essere ammessi nei salotti buoni della capitale che a me risultano politicamente destrorsi e per potersi anche comprare le giacche di cashmere alla faccia dei metalmeccanici con i loro ottocento euro al mese e una famiglia da mantenere ) hanno ricevuto per superare le ansie di una vita nuova trecento o quattrocento milioni di euro. Non credo che non abbiano messo da parte in tutto questo tempo le spese per l’ultimo viaggio! Anche perché i privilegi previsti per le pensioni dei parlamentari sono noti a tutti.
Non parliamo delle regioni. In questa settimana sul “Corriere del Mezzogiorno” (martedì, 9 dicembre 2008, pp. 1 e 6) l’on. Sandra Lonardo sottolineava come l’assessore regionale al bilancio percepisca lo stesso compenso dei consiglieri regionali, maggiorati di molteplici benefit e a fine mandato riceverà un super vitalizio. Un assessore che tra l’altro gestisce 18,5 miliardi di euro. Il dott. Mariano D’Antonio a sua volta, a stretto giro di posta, prova con cifre da capogiro e percentuali, che “i costi del Consiglio Regionale della Campania sono elevati a confronto con quelli sostenuti da altri consigli regionali (Corriere del Mezzogiorno, Cara Lonardo questi conti facciamoli pure, mercoledì 10 dicembre, pp. 1-10).
Non sono accuse di un vescovo che vuole fare il Savonarola di turno, ma del Presidente del Consiglio Regionale della Campania nei riguardi di un assessore della propria regione e dell’assessore al bilancio nei riguardi del proprio Consiglio Regionale.
E le province che ci stanno a fare se le nostre strade sembrano sempre delle gruviere? ((cf Il Sannio Quotidiano, martedi 9 dicembre 2008, p.11: Frasso-Solopaca: Buche, dossi e…monnezza). L’on. Berlusconi, durante la campagna elettorale, disse – l’ho visto con i miei occhi in televisione, l’ho sentito con le mie orecchie; era lui, ve lo posso assicurare, non un sosia - che avrebbe eliminato le inutili, a suo dire, province. Non se ne parla più!
In questi ultimi tempi c’è stato un lifting superficiale per le Comunità montane. Non ho mai capito quale ruolo indispensabile hanno! Leggo frequentemente che esse sono spesso in crisi, come le USL degli anni settanta, e ballerine in nome di una visibilità che alcuni partiti credono di non avere. Visibilità, per capirci, significa qualche assessorato in più.
E per ultimo – dulcis in fundo – non vorrei dimenticare i nostri comuni che spesso, non sempre per colpa loro, non hanno occhi per piangere, e devono ridurre la spesa sociale, e poi stanziano decine di migliaia di euro per feste, festicciole e, di recente, notti bianche, spendendo, vorrei dire sperperando, decine di migliaia di euro inserendosi nella buona tradizione romana- panem et circenses - e più di recente in quella napoletana: festa, farina e forca. E tutto va bene !
Non parliamo della magistratura. Non vi sembra che i magistrati siano dei privilegiati, come e spesso più dei politici?
Non vorrei dimenticare il sindacato. Quando insegnavo nelle scuole statali spesso le cattedre più prestigiose in città erano occupate da neo-laureati perché i titolari erano assenti per distacco o mandato sindacale. Alla fine del mandato c’era sempre un posticino di sottogoverno mentre la carriera scolastica scorreva regolarmente in termini economici alla barba di chi ogni giorno andava a scuola, spesso in sedi disagiate. Evidentemente ciò avveniva ed avviene in modo esponenziale nelle fabbriche e in tutti i campi di lavoro sindacalizzati.
E che dire del calcio. Non è possibile che i vari Mourinho, i Capello, i Totti guadagnino in un anno ciò che un mortale fantozzi non vedrà mai in tutta la sua vita. L’imposizione fiscale deve essere progressiva e chi più guadagna deve contribuire maggiormente alle spese sociali della propria comunità. Altrimenti sono soldi che gridano vendetta al cospetto di Dio.
Carissimi, non è qualunquismo il mio, non intendo fare di tutta l’erba un fascio. So che vi sono tante persone che guadagnano e vivono onestamente ma sta sotto i nostri occhi anche la realtà di chi si arricchisce perché privilegiato, perché ha avuto la possibilità di inserirsi in certi circuiti dove si lavora poco e ci si arricchisce sproporzionatamente. Dobbiamo guardare in faccia alla realtà se vogliamo - e noi cristiani lo dobbiamo fare incominciando dal vescovo, dai sacerdoti e dai fedeli laici che costituiscono
Gesù è nato tra i poveri e la sua è stata l’esistenza di un povero.
Celebrare perciò il Natale di un povero con spese insulse, per “cose” inutili e a volte dannose, per vacanze che non ristorano, con sprechi di alimenti mentre milioni di uomini muoiono di fame solo perché nati in un parallelo diverso dal nostro e stritolati da ingranaggi industriali e commerciali imposti loro da chi può trarne profitto, è blasfemo.
La nascita di Gesù può essere ricordata con gioia solo da chi sa compiere scelte di solidarietà con i più poveri spogliandosi dei propri beni.
Solo in questo modo Gesù viene celebrato come Salvatore, come Colui che guida gli uomini a nuove forme di convivenza umana, di libertà dall’oppressione, di pace nella giustizia.
Buon Natale.
Il vostro vescovo Michele
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