giovedì 8 gennaio 2009

La scorrettezza dell'informazione

Scorretto!
Questo è l'aggettivo giusto per definire il servizio "La povertà di Cristo" (lo trovate su www.mediatvonline.com) , messo in onda dalla rete televisiva Media Tv a commento degli auguri natalizi di mons. De Rosa.
Estrapolando una frase dal contesto il giornalista ha confutato durante l'intero servizio un pensiero che certamente non era del vescovo Michele.
Perciò esaminiamo il contesto della frase.
Il periodo precedente chiariva: "ci avviciniamo al Santo Natale; un Natale, a quel che si dice e si sente, povero di soldi diversamente da quello che avveniva in passato, ammesso che ciò sia vero."
Anche un bambino capirebbe che l'intento è quello di mettere in risalto come, non per il solo fatto che Tv e giornali dicano che siamo più poveri per via della crisi, noi lo diventiamo ipso facto, dalla sera alla mattina realmente.
Si trattava in buona sostanza di un invito alla calma e al realismo per vivere al meglio e senza inutili angosce il Santo Natale. Infatti l'incriminata frase successiva sulla quale la trasmissione ha tanto ricamanto recitava: "Ritengo che i soldi ci siano per tutti oggi, in Italia, per vivere una vita dignitosa e non dispendiosa. Purtroppo oggi in Italia uno lavora, uno produce e quattro mangiano sul suo lavoro."
Chiaramente l'intento dell'autore era di porre in luce le implicazioni sociali di un sistema in cui coloro che veramente svolgono una funzione sociale, "quelli che lavorano e producono", (uno) non hanno le stesse possibilità dei quattro (è una figura retorica e si chiama iperbole!) "che si arricchiscono perché privilegiati, perché hanno avuto la possibilità di inserirsi in certi circuiti dove si lavora poco e ci si arricchisce sproporzionatamente".
Quindi non contro i poveri, ma a favore dei poveri! Si trattava di un'affermazione paradossale perchè in Italia pochi lavorano veramente, mentre altri si arricchiscono sulle spalle di chi lavora! Mons. De Rosa col paradosso e l'iperbole ha detto una grandissima verità!
A me era sembrato chiarissimo fin dalla prima lettura dello scritto. Chissà cosa è passato per la mente dell'ideatore della trasmissione!?
Prima di informare occorre informarsi, e bene!
Soprattutto occorrerebbe astenersi dall'addentrarsi in settori che non si conoscono affidandosi agli articoli di Curzio Maltese e travisando quelli di Avvenire, senza avere peraltro contezza di ciò di cui si parla. Ecco!
Forse una semplice telefonata presso la curia diocesana avrebbe evitato una brutta figura all'emittente. A volte anche le omissioni testimoniano della scorretezza di un certi modi di fare.
Infatti la diocesi cerretese per l'anno 2007 ha ricevuto dalla CEI (non dalla Santa Sede, come affermato nella trasmissione, a testimonianza dell'approssimazione delle ricerche e delle conoscenze in questo campo) € 480.270,00 per esigenze di culto e di pastorale ed € 270.685,00 per interventi caritativi: sono dati che si trovano agevolmente sul sito ww.8xmille.it. Altri fondi arrivano attraverso l'Ufficio Sostentamento Clero che si occupa specificamente del sostegno ai sacerdoti le cui retribuzioni sono equiparabili a quelle di poveri (da € 800 a € 1300 di un vescovo), non certo a quelle di privilegiati. Altri fondi specifici per il restauro di edifici di culto arrivano dall'8 per mille CEI e dell'8 per mille dello Stato. I fitti riscossi coprono a stento le spese di manutenzione ordinaria degli immobili appartenenti alla diocesi.
Il bilancio della diocesi nella sostanza è equiparabile a quello di un piccolo comune delle nostre terre con la differenza che la diocesi il suo patrimonio, peraltro cosiderevolmente maggiore rispetto a quello di un picccolo comune, lo sa amministrare, e bene. Lo testimoniano le tante opere di edilizia di culto e di restauro che hanno segnato questo primo decennio dell'attività pastorale del nostro vescovo.
Il discorso poi sulla pubblicazione del bilancio è semplicemente fuori luogo. Il diritto canonico impone l'approvazione annuale del bilancio preventivo e consuntivo della diocesi, tuttavia nessuna norma specifica impone la sua pubblicazione, anche perchè non esistono registri, come avviene per le imprese, e non esistono albi o bollettini uffficiali , come avviene per gli enti pubblici.
Forse il sito diocesano! Ma occorre rimarcare che il sito ha visto luce solo a partire dalla metà del 2008.
Forse una semplice telefonata in curia, da sempre disponibile con i mezzi di informazione, avrebbe evitato giudizi tanto sommari!

La critica mirata dell'emittente non ha certamente colpito nel segno, dimostrando in fin dei conti un livore e rancore inusitati verso una persona semplice e sincera come il mons. De Rosa che vive fino in fondo la povertà evengelica.
Credo proprio che l'emittente si debba scusare pubblicamente con tutta la Chiesa diocesana per le inesattezze e parziali letture fatte del pensiero di mons. De Rosa o almeno concedere in condizioni di parità il diritto di replica.

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