"A volte si ha l’impressione che la nostra società abbia bisogno di un gruppo almeno, al quale non riservare alcuna tolleranza; contro il quale poter tranquillamente scagliarsi con odio. E se qualcuno osa avvicinarglisi – in questo caso il Papa – perde anche lui il diritto alla tolleranza e può pure lui essere trattato con odio senza timore e riserbo."
E' uno dei passaggi che maggiormente mi ha lasciato pensare della lettere di Benedetto XVI di recente pubblicazione circa le scomuniche ai lefebvriani.
qui trovate il testo integrale http://www.vatican.va/holy_father/benedict_xvi/letters/2009/documents/hf_ben-xvi_let_20090310_remissione-scomunica_it.html
Come commentare questa lettera, ammesso che sia concesso ad un semplice fedele?!
Vedo innanzitutto un papa che sente la necesssità intellettuale di confrontarsi e di spiegarsi col popolo di Dio. Quindi ci vedo innanzitutto un papa che prega, ci/si interroga e si/ci da delle risposte su una questione molto discussa, soprattuto dentro la Chiesa. E' uno dei tratti più belli di questo papa!
Detto questo, vedo un papa che ribadisce: "ad alcuni di coloro che si segnalano come grandi difensori del Concilio deve essere pure richiamato alla memoria che il Vaticano II porta in sé l’intera storia dottrinale della Chiesa. Chi vuole essere obbediente al Concilio, deve accettare la fede professata nel corso dei secoli e non può tagliare le radici di cui l’albero vive.";
un papa che ricorda che dopo la revoca delle scomuniche "Alcuni gruppi, invece, accusavano apertamente il Papa di voler tornare indietro, a prima del Concilio: si scatenava così una valanga di proteste, la cui amarezza rivelava ferite risalenti al di là del momento."
Io penso che questa sia la grande questione di questo pontificato che lo segnerà storicamente: l'interpretazione ed il posto del concilio Vaticano II nella storia bi-millenaria della Chiesa.
Il papa ha già chiarito la giusta interpretazione da dare del concilio nel famoso discorso alla curia romana del 22 dicembre 2005: una lezione magistrale di storia della Chiesa in cui il papa contrapponeva la emeneutica della discontinuità con la ermeneutuca della riforma che è stata incarnata dai papi conciliari (Giovanni XXII e Paolo VI) spiegando come "È chiaro che in tutti questi settori (rapporto Chiesa/scienze, Chiesa/laicità, Chiesa/tolleranza religiosa), che nel loro insieme formano un unico problema, poteva emergere una qualche forma di discontinuità e che, in un certo senso, si era manifestata di fatto una discontinuità, nella quale tuttavia, fatte le diverse distinzioni tra le concrete situazioni storiche e le loro esigenze, risultava non abbandonata la continuità nei principi – fatto questo che facilmente sfugge alla prima percezione".
Tuttavia mi vorrei soffermare sulle applicazioni che di quel discorso continuamente si fanno negli ambienti ecclesiali che contano.
Diciamo la verità: oggi non fa paura papa Ratzinger ma i ratzingeriani!
Quelli che utilizzano e strumentalizzano il suo magistero e la sua indiscutibile autorevolezza dottrinale.
Quelli che negano che il concilio abbia rappresentato una discontinuità nella Chiesa,
quelli che si appellano solo alla tradizione,
quelli che ritengono di riesumare i vecchi messali che poi sarebbero meglio della sciatta liturgia di oggi,
quelli che vorrebbero che in quegli anni non fossse successo nulla di nuovo,
quelli che accusano chiunque abbia nella Chiesa un pensiero non allineato di applicare una ermeneutica scorretta della discontinuità che vorrebbe andare oltre i testi del concilio.
Oggi c'è una parte della Chiesa che usa queste sottili violenze verbali per accusare gli avversari intra-ecclesia di non essere in comunione con la Chiesa: è una forma molto forte di violenza sulle coscienze!
La damnatio memoriae che alcuni studiosi, giornalisti ed ecclesiastici fanno dell'opera storica sul Concilio di Alberigo è il tipico esempio di questa violenza!
Il papa mostra di darsene ad intendere dove chiarisce che "si scatenava così una valanga di proteste, la cui amarezza rivelava ferite risalenti al di là del momento."
Ecco! C'è una parte dei cattolici, figli della Chiesa, che è amareggiata perchè ostracizzata dalla Chiesa... e non per colpa di questo papa!
C'è una parte della Chiesa ferita che, come recentemente e dolorosamente rilevava Hans Kung, non si aspetta nulla da questo papa.
Forse è questa l'unica critica che mi sento di fare a questo papa che, ubbedendo alla legge dell'amore e della misericordia, ha revocato giustamente la scomunica ai lefebvriani: aver ricordato a coloro che hanno protestato per questa decisione che la libertà va utilizzata nel modo giusto senza approfondire (e lo poteva fare, come ha fatto con i lefebvriani) le ragioni di una "amarezza che rivela ferite risalenti aldilà del momento".
Sono parole, rivolte a parte della Chiesa, molto (troppo!) dure, anche se meditate!
sabato 14 marzo 2009
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