giovedì 17 giugno 2010

Un PD "oltre" per una speranza più impegantiva




Segnalo con piacere ed una punta di amarezza l'intervento di Samuele Ciambriello sul mattino del 16 giugno circa l'attuale stato del PD napoletano.

Si tratta proprio di un'analisi puntuale e realistica della situazione interna al partito napoletano che ben si attaglia anche a tutto il PD campano dopo le recenti regionali che ci hanno consegnato un csx inchiodato al 42 % non ostante i funambolici sondaggi pre-elettorali.

Aldilà di sterili recriminazioni tuttavia oggi occorre porre l'attenzione al PD.
L'analisi di Ciambriello è quella che tutti facciamo guardando un partito che rischia, come sottolinea Ciambriello, di avere come "democratico" solo il nome.

Quanta distanza tra i sogni e la realtà!

Nel 2007 Pietro Scoppola ad Orvieto disegnava un partito democrativo dove elemento qualificante fosse" l’applicazione del famoso artico 49 della Costituzione", che delinea lo strumento-partito come mezzo per la partecipazioni dei cittadini alla vita politica "con metodo democratico" . E tuttavia, ad occhi aperti e con un realismo non cinico, Scoppola sottolineva, alla luce di questo obbiettivo alto, che occorreva prendere "atto dei passi oggi possibili" tenendo viva una "speranza più impegnativa" e giocandola "non contro il processo ma oltre, oltre questo processo oggi possibile, quando scelte più impegnative saranno necessarie."

Oggi queste scelte più impegnative sono diventate necessarie, improcrastinabili.

O il PD sceglie con risolutezza la via del "metodo democratico" per la partecipazione dei cittadini alla vita politica o non rappresenterà più ciò che tutti sogniamo: un partito veramente nuovo!

L'alternativa sono i partiti "personali" (ed il PDL ne è icastico esempio...quello di De Luca ne è esempio più scialbo) dove populismo e leaderismo ammazzano ogni vero progetto votato al bene comune.

Come uscirne? Ciambriello indica una via: dare un'anima al PD!
Ma questo, realisticamente e senza cinismo, oggi non basta!

Oggi il problema del PD è anche a Roma, in una dirigenza nazionale che, votata in primis a guidare il processo di costituzione del PD, da decenni ormai non si rinnova, avendo come obbiettivo primario, se non unico, la propria autocoservazione.
In una situazione talmente ingessata e paralizzata del partito, tra veti incrociati e rigogliosi orticelli personali, la scossa vera potrà venire solo da una "rivoluzione" romana.

Da Bersani, che ho convintamente appoggiato alle scorse primarie, sto aspettando questo!

Non basta ribadire, come spesso sottolinea il mio- il nostro segratario, di aver inserito nella dirigenza nazionale tanti quarantenni!

Sono passati ben tre anni dal 14 ottobre 2007. Oggi, a qualche giorno dai congressi provinciali, tantissimi circoli locali in tutte le province campane ancora non sono formalmente istituiti. Il Pd napoletano è commissariato. Tanti circoli sono in mano ai placet ed ai desiderata dei signori delle tessere o di faide intestine.
Ciambriello ha proprio ragione. Così diventa difficile fare qualsiasi discorso partitico teso ad un reale rinnovo della classe dirigente.

La verità oggi è che l'unica vera rete dei circoli del PD rimane esclusivamente quella personalistica dell'attuale dirigenza campana che ha tutto l'interesse a mantenere lo status quo per conservare le proprie posizioni di privilegio, in vista di futuri ed incerti cambi degli umori elettorali o delle strategie di alleanze di altri partiti ovvero, peggio, della prossima "nomina" di deputati e senatori.

Per questo, e concludo cogliendo l'attualissimo invito di Scoppola, occorre subito con coraggio, acume e risolutezza andare "oltre", coltivando quella "speranza più impegnativa" di un partito "democratico" che, aldilà dei personalismi e delle logiche meramente correntizie, sappia essere il partito nuovo che tutti desideriamo.



Pd campano in coma che altro aspettare?
Samuele Ciambriello La sconfitta alle regionali, con calo consistente rispetto alle precedenti (con Ds e Margherita quasi al 30%), poteva essere per il Pd a Napoli occasione per una riflessione seria.
A distanza di più di due mesi, invece, non solo non si è aperta nessuna discussione ma continua una fasi di forte paralisi. È ancora rinviato il congresso provinciale per la nomina degli organismi dirigenti e del segretario provinciale. Non poca cosa, visto che parliamo di un bacino di quasi tre milioni di persone. C'è, a quanto mi risulta, un calo di iscritti rispetto all'anno precedente. A Napoli, ci troviamo di fronte ad un partito che da quasi due anni è commissariato, da Enrico Morando, torinese, eletto in Veneto, designato dal segretario Veltroni. La paralisi che blocca finanche la nomina del capogruppo in Consiglio comunale a Napoli è imbarazzante e mostra il volto di un partito che ha molte "anime", intese come correnti interne, ma che non riesce ad avere un'anima. Prigioniero di dinamiche localistiche e di corrente, il partito nato per cambiare l'Italia non solo non è adeguato per contrastare la destra, ma nemmeno per discutere della propria azione di governo locale. Eppure credo sia evidente anche ai cittadini meno avvezzi alla politica, che è autolesionismo puro continuare la competizione di correnti. È impossibile rilanciare la nostra azione politica se il Partito Democratico non supera i propri limiti. È indispensabile superare la logica del "partito liquido" per darsi forme più partecipative ed incisive di organizzazione e di rappresentazione della società, per fare dell'iniziativa politica tra e con i cittadini un impegno permanente. Per questo avverto, e penso di essere in buona compagnia, come non rinviabile il rinnovamento dei gruppi dirigenti. Un rinnovamento non anagrafico (o non solo), ma politico che individui con chiarezza le responsabilità di chi deve guidare il secondo partito del paese. Un gruppo dirigente scelto sulla base di criteri di capacità, credibilità, rappresentatività, etica della responsabilità e non in base al peso delle tessere "governate" da questa o da quella corrente. A Napoli, il commissariamento poteva essere giustificato come fase "ponte" che traghettasse il partito verso il rilancio e che gettasse le basi per un nuovo rapporto con i territori. Oggi, invece, si è paralizzati in un debole equilibrio di poteri di corrente. Un partito è vincente se ha la capacità di proporsi come "sindacato del territorio" che sa raccogliere gli interessi e i disagi delle comunità, senza inseguire il populismo che cavalca i sentimenti dell'antipolitica. Bisogna trovare il modo di promuovere le realtà locali e tutti gli attori del complesso tessuto urbano, avviando una nuova stagione della cittadinanza attiva. Recuperare lo spirito del 1993 quando la stagione dei sindaci destava entusiasmo e stimolava la partecipazione. Aspettare oltre significa rassegnarsi a morire lentamente. Significa rassegnarsi ad un partito che parla a settori sempre più recintati e ristretti della popolazione, perdendo il contatto con le nuove generazioni, con i bisogni vecchi e nuovi della nostra gente. Significa non esistere se non nei luoghi del governo amministrativo. E invece, solo tornando nella società per imparare di nuovo a conoscerla possiamo riconquistare il consenso dei cittadini. Ma per questo, non abbiamo bisogno di commissari, ma di dirigenti, seri, capaci e affidabili, selezionati attraverso le procedure democratiche di un partito che di democratico non può avere solo il nome. Samuele Ciambriello

1 commento:

Anonimo ha detto...

Carissimo, anche io vedo problemi seri e non credo che si tratti solo di cambi generazionali all'interno del partito. E' che secondo me bisognerebbe porre l'attenzione su pochi obiettivi comuni alle varie "anime" del partito- un po' come avvenne quando fu scritta la nostra carta costituzonale. credo inoltre che anche il PD debba porre maggiore attenzione alla cultura del rispetto per la persona umana, in una visione di totalità, il che significa mettere da parte quelle convinzioni assurde che la conquista dei diritti civili consista nella libertà di abortire, di vivere forme di unione a piacimento, puntare il dito sulle fragilità della chiesa etc.Significherebbe anche sapere che amore per l'ambiente, sviluppo sostenibile, aiuto ai paesi poveri o in via di sviluppo, cura per il sapere, rispetto per la diversità, attenzione agli immigrati, promozione della donna, crescita dei giovani, trasparenza amministrativa, legalità, sono facce di una stessa medaglia.
Amerei che questo mio partito educasse di più la gente a pensare e pensare con la propria testa, che apprezzasse la visione critica di chi pur stando dentro non è contento, che tornasse al rispetto della persona, anche di chi non ricopre posizioni forti per il potere e che non ha paccheti di voti, che avesse il coraggio di osare senza servirsi dei paracadute dei poteri forti a livello di stampa, banche, imprese etc. che quando parla di "bene comune" , non facesse pensare a qualcosa che ti fa voltare lo stomaco ma che facesse venire la voglia di esserci per essere parte di qualcosa di grande... E' un sogno? per noi cattolici dovrebbe essere solo Speranza certa e conseguente assunzione di responsabilità. Ti saluto con affetto
Angela