lunedì 25 maggio 2009

TRIBUTO A GUCCINI: La Locomotiva


Oggi riprendo una mia mai sopita passione: Guccini. Per gli amanti eccovi la vera storia della "locomotiva" TRATTA DAL SITO WWW.AVVELENATA.IT





La vera storia del macchinista ferroviere



Alla fine di ogni concerto Francesco Guccini ripropone la sua ballata più popolare: "la locomotiva", dopo oltre vent'anni, continua a commuovere gli animi di giovani e meno giovani. Ma pochi sanno che questa canzone si richiama a un fatto realmente accaduto il secolo scorso: protagonista il fuochista anarchico Pietro Rigosi, che si impadronì di una locomotiva e la mando a schiantarsi contro una vettura in sosta nella stazione di Bologna. Miracolosamente si salvò, ma non svelò mai il mistero di quella folle corsa.

(tratto da "Amico treno" dell'aprile 1993)

Quando i concerti si avviano alla fine, e le richieste si fanno più insistenti, dopo i successi di tante stagioni, è ormai rituale per Francesco Guccini chiudere con la sua ballata più popolare: la locomotiva. Dopo oltre vent'anni, con tutto quello che è avvenuto nel frattempo, questa canzone dal sapore libertario, continua a smuovere qualcosa negli animi di giovani e meno giovani, in quella parte che vuole, malgrado tutto, continuare a credere. E quell'immagine, sia pure un po' sinistra, della locomotiva "come una cosa viva lanciata a bomba contro l'ingiustizia" mantiene il suo fascino col passare delle generazioni. E questa una ballata che si richiama a un fatto realmente accaduto il secolo scorso (esattamente il 20 luglio 1893) e, per quanto riguarda i fatti, vi si attiene fedelmente. Si tratta di un episodio singolare, rimasto se non unico abbastanza raro negli annali ferroviari. La curiosità di saperne di più ci ha spinto a qualche ricerca, sulla stampa dell'epoca e negli archivi delle Ferrovie.

"Il disastro di ieri alla ferrovia - l'aberrazione di un macchinista", titola il quotidiano bolognese “Il Resto del Carlino” del 21 luglio 1893. Nell'articolo si legge:

"Poco prima delle 5 pomeridiane di ieri, l'Ufficio Telegrafico della stazione (di Bologna, ndr) riceveva dalla stazione di Poggio Renatico un dispaccio urgentissimo (ore 4,45) annunziante che la locomotiva del treno merci 1343 era in fuga da Poggio verso Bologna. Lo stesso dispaccio era stato comunicato a tutte le stazioni della linea, perché venissero prese le disposizioni opportune per mettere la locomotiva fuggente in binari sgombri dandole libero il passo in modo da evitare urti, scontri o disgrazie. [...] Capo stazione, ingegneri e personale del movimento furono sossopra e chi diede ordini, chi si lanciò lungo la linea verso il bivio incontro alla locomotiva che stava per giungere. Non si sapeva ancora se la macchina in fuga era scortata da qualcuno del personale; e solo i telegrammi successivi delle stazioni di San Pietro in Casale e Castelmaggiore, che annunziavano il fulmineo passaggio della locomotiva, potevano constatare che su di essi stava un macchinista e un fuochista. Ma la corsa continuava e la preoccupazione alla ferrovia cresceva [...]“

All'epoca già confluivano alla stazione di Bologna quattro importanti linee ferroviarie e i binari di stazione erano soltanto cinque. In quell'ora i binari erano ingombri per treni in arrivo e in partenza Non c'erano sottopassaggi. La inevitabile concisione dei dispacci telegrafici impedì di comprendere chiaramente la situazione. Per evitare guai maggiori la locomotiva venne instradata sul binario cosiddetto "2 numeri", un binario tronco sulla destra, più o meno dove oggi c'è il fabbricato delle Poste. Allora c'erano le tettoie della gestione merci.

”Alle 5,10 [la locomotiva] entrava dal bivio e passava davanti allo scalo, fischiando disperatamente, con una velocità superiore ai 50 km. Sulla macchina c'era un uomo che, invece di dare il freno, cercare di fermare, metteva carbone.... Era un uomo che correva, che voleva correre alla morte! Il personale lungo la linea agitando le braccia, gridando, gli faceva cenno di fermare, di dare il freno; taluno gli urlò di gettarsi a terra, ma egli rimaneva imperterrito nella locomotiva. Un esperto macchinista, il Mazzoni, che era lungo la linea e lo vedeva correre incontro a morte sicura, gli gridò: "buttati a terra!"; ma il giovanotto - che giovane era lo sciagurato - dalla banchina a lato della piazza tubolare della caldaia tenendosi alla maniglia di ottone, si portò sul davanti della locomotiva sotto il fanale di fronte, attaccato sempre alla maniglia e colla schiena verso la stazione dov'era il pericolo.”

La locomotiva (della quale il giornale ci dà anche il numero di matricola: era la 3541) andò quindi a sbattere contro la vettura di prima classe ed i sei carri merci che si trovavano in sosta sul binario tronco alla velocità di 50 chilometri orari.

1 commento:

Anonimo ha detto...

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www.tributoguccini.it
ciao