Leggo sul Sannio, non senza un po di rammarico, le parole virgolettate di uno dei candidati capolista nelle liste nazionali del PD in appoggio a Veltroni.
Le riporto per dovere di cronaca, nella speranza di una rettifica o di un chiarimento: "ho letto delle polemiche a livello non locale in merito al rinnovamento: che c'è di meglio di una persona di esperienza e non un cretino di 30 anni? Sono il meno giovane , vorrà dire che appena ce lo diranno, lasceremo il testimone."
Almeno stando alle parole virgolettate dal Sannio, sembrerebbe che per compilare la lista del nostro capolista ci fossero, in giro tra i trentenni, solo dei "cretini", per cui il "poverino", carico del suo fardello di esperienza e visto che nessuno gli chiedeva di farsi da parte, si è ritrovato, data l'ineluttabilità della situazione, a capeggiare la lista veltroniana (almeno così potrebbe dedursi dal virgolettato!). Mi chiedo però se veramente non ce ne fosse nemmeno uno di trentenne per capeggiare quella lista!? Non stiamo eleggendo cariche amministrative o parlamentari nazionali, ruoli per i quali è giusto richiedere una certa qual competenza od esperienza, anche politica; bensì si tratta di primarie per eleggere i delegati ad una assemblea che si riunirà forse due o tre volte. Basta e avanza, come competenza, la passione politica per il PD!
Capisco il giusto orgoglio per una vita di successi che ha consentito l'indubbio acquisto di esperienze significative e di competenze qualificate, ma la prima domanda che, da trentenne, mi affiora alla mente, rileggendo di nuovo quelle parole, è quella di Don Tonino da Montenero di Bisaccia: che c'azzecca?
Michelangelo a trent'anni già aveva scolpito il David e si apprestava a dipingere il "Giudizio Universale"; Ernesto Rossi già aveva fondato il periodico "Non mollare"; De Gasperi era per la prima volta deputato al Parlamento austro-ungarico; Enrico Letta già era ministro. Beh... i trentenni non sono sempre cretini, men che meno, è dato pensare, quelli di Benevento!
Aldilà di queste notazioni che possono anche lasciare il tempo che trovano (forse poi il nostro amico non intendeva neanche generalizzare circa i trentenni) mi chiedo tuttavia se il "problematico" rapporto tra vecchie e giovani generazioni della politica possa essere sciolto come il famoso nodo di Gordio, con un taglio netto di spada, con battute così tranchant?
Una politica che voglia rifuggire (giustamente) dal "giovanilismo" in politica, non può di fatto rifugiarsi nella incauta dichiarazione di incompatibilità tra giovani e politica; a meno che non si voglia costruire una "politica senza futuro". Qui si apre il campo a considerazioni ampie che forse richiedono ben altri spazi e competenze; comunque provo ad esprimere la mia idea da giovane trentenne.
Per il politico navigato che si ritiene carico di esperienze, l'equazione giovane-inesperto è naturale; dal che però sembra quasi sempre conseguenzialmente ineluttabile considerare il giovane un disadattato della politica, un sognatore senza esperienza che non sa come gira il mondo, un esternalizzato dai giochi di palazzo che "tante cose non le sa", un portatore di voti e di borse.
Non per tutti i politici navigati è però così!
Chi, secondo me, ha meglio capito la problematica del ricambio generazionale, dandone per giunta la giusta chiave di lettura, è proprio lui, il più vecchio dei politici navigati, quello con più esperienza, quello che... forse se faceva il segretario regionale del PD ci "azzeccavamo". Parlo proprio di Ciriaco De Mita!
Al congresso di scioglimento della Margherita ad aprile, dopo una superba lezione sul nuovismo che, alimentando il movimento continuo, perpetua l'eterna transizione politica, affermava: "nel rapporto tra giovani e vecchie generazioni il ricambio non è dato dalla sostituzione, ma dalla capacità delle generazioni precedenti di aiutare i giovani a conquistare il ruolo di guida e la capacità di interpretazione dei processi". Lapalissiano? Certo, ma profondamente vero!
Ecco però le parole che sono mancate nel discorso del nostro amico capolista, preoccupatissimo da certo "giovanilismo politico"! Gli è mancato questo sguardo d'insieme demitiano, quest'occhio benevolo verso i giovani politici, la preoccupazione di aiutare i giovani a conquistarsi un ruolo (dando opportunità) e capacità di interpretazione dei processi (offrendo consigli d'oro). Le liste nazionali per le primarie del PD potevano essere, in questo senso, una bella occasione.
Se le generazioni politiche precedenti non sono oggi in grado di accompagnare il ricambio generazionale; se nel futuro PD i vecchi politici non aiuteranno i giovani politici a conquistarsi un ruolo e a leggere i processi politici, essi avranno miseramente fallito il loro compito nella costruzione del PD.
1 commento:
Solo per segnnaleare che questo post è stato pubblicato dal Sannio a pag. 7 il 13 ottobre 2007
ciao
Posta un commento