mercoledì 1 agosto 2012

Il pane e la politica


Sarà che ultimamente mi sento molto immerso nella politica per ragioni personali e, forse, vocazionali, però nelle scorse domeniche mi sono imbattuto nella pagina evangelica della “moltiplicazione dei pani” (Gv6, 1-15) che mi ha dato molto da meditare su un argomento: quale spiritualità per un cattolico impegnato in politica? quali modalità dell'impegno? Quali le modalità di una concreta presenza cattolica nella società? Condivido questi pensieri nella speranza di non dire eresie e che possano essere utili a me e a qualche altro.
Gesù in sostanza, nel passo di Giovanni, si trova di fronte alla necessità di rispondere ad un bisogno della folla (della società?): quello del pane, quello del sostentamento.
Rispondere al bisogno dei tanti, organizzando mezzi e risorse disponibili, è anche uno dei compiti principali della politica. Trovare risposte a questi bisogni è organizzare anche una concreta risposta politica. Mi è venuto così molto semplice il parallelo tra passo evangelico e azione politica.
Gesù allora pone ai discepoli l’interrogativo concreto: come rispondere a questo bisogno dei tanti? (dice: Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?). Come a dire: servendoci dei mezzi umani disponibili, come possiamo rispondere a questo bisogno sociale che attende soddisfazione?.
Il Signore si trova davanti a tre risposte: quella di Filippo, quella di Andrea e quella del ragazzo che offre il poco che ha.
Filippo, il sapiente organizzatore, l’esperto, subito è portato a dare la risposta concreta. Analizza il bisogno, trova le risposta ed esamina le risorse e dice: “Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo”. Le risorse non bastano ed il bisogno dei tanti non potrà essere soddisfatto. Tanto vale rinunciare all’azione “politica” di soddisfare il bisogno della folla e dare  risposte differenti al bisogno di pane..
Andrea, più semplice e forse meno esperto, decide di cercare comunque le poche risorse disponibili e porta all’attenzione di Gesù e di tutti un ragazzo dicendo: C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?” Nuovamente le risorse non bastano ed il bisogno dei tanti non potrà essere soddisfatto. L’atteggiamento di Andrea pare questo: l’azione politica può essere intrapresa, ma la risposta sarà certamente non soddisfacente sul piano dell’effetto.
Il ragazzo, semplice e silenzioso, mette invece a disposizione il poco di risorse disponibili che ha. “Mettere a disposizione” vuol dire semplicemente non calcolare le conseguenze e l’efficacia dell’azione; vuol dire non far dipendere l’azione dalla sua efficacia secondo umani calcoli. In una parola vuol dire affidarsi all’azione della grazia.
L’atto del ragazzo è una risposta concretamente valutabile sul piano politico?
Forse no, però è una risposta che può dire molto sul piano della spiritualità politica, anche perché il Signore ci da la sua risposta “politica e spirituale”, proprio rispondendo a quest’atto di affidamento, senza calcoli. Vediamo come.
Gesù non lascia fare ai discepoli, né al ragazzo. Egli stesso concretizza la risposta al bisogno. Per prima cosa chiede ai discepoli (non al ragazzo) di intraprendere l’azione per il soddisfacimento del bisogno, dicendo ai discepoli “fateli sedere”.
            Poi però è Lui stesso ad operare (“prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano”) e raggiungere l’effetto di soddisfazione del bisogno di pane della folla.
            L’intento del Maestro pare chiaro: mostrare ai discepoli che l’efficacia dell’azione non dipende tutta dal nostro saper organizzare una risposta collettiva ad un bisogno. Forse il Signore vuol dire: attenzione, nel porre in essere un’azione “politica e spirituale” non mirate ad essere efficienti, ma più semplicemente mirate ad essere affidati e disponibili. Non tutto dipende dal vostro saper organizzare una risposta concreta ed efficace.
            Ed ancora: la pagina evangelica si conclude così, “Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo”. La reazione naturale della folla è quello di eleggere Gesù a propria guida. Gesù cosa fa? Si allontana e va a pregare da solo. Non sposa la logica del mondo. Gesù rifiuta di essere guida della folla, ergo della società. La sua risposta di presenza nella politica è: agire politicamente con piena e semplice disponibilità non per divenire guida della società ma per rispondere ai bisogni della società, al bene comune.
            Spesso invece un certo modo di declinare la presenza dei cattolici in politica e nella società, sembra eccedere nel porre l’attenzione sul ruolo di guida dei cattolici e sulla necessità del rendersi presenti ed efficaci, dimenticando che, come mostra il Maestro, sta nell’affidamento, nella disponibilità disinteressata e nella preghiera la vera radice di un impegno credibile dei cattolici in politica
            Spero che questi pensieri sparsi siano utili a qualcuno. Buon ferragosto

1 commento:

Anonimo ha detto...

condivido, complimenti